grafica di Emanuele Venturoli
articolo di Marco Pagliariccio

 

 

Fenomeno.

Bandiera.

Leggenda.

Non è facile trovare la parola giusta per definire Juan Carlos Navarro ora che la sua carriera da giocatore è giunta a conclusione.

Ripercorrerne i momenti, accendere i ricordi è un po’ guardarsi dentro, laggiù dove sono sedimentati i ricordi di un basket del quale ci ha fatto innamorare a suon di triple impossibili e arcobaleni dalle parabole improbabili. Un basket senza tempo, più leggiadro che muscolare, più sognato che calcolato, fatto apposta per far innamorare.

Abbiamo provato a ridisegnarla quella parabola, fermandoci lungo 11 gradini. 11 come il numero di maglia che fieramente per tutta la carriera ha indossato coi colori blaugrana.

11 modi per dirti grazie, Juan Carlos.

 

1. 23 novembre 1997, ACB: l’esordio

Un nanerottolo che viene dalla periferia di Barcellona fa il diavolo a quattro ormai da diversi anni nel settore giovanile blaugrana. Il suo nome è sulla bocca di tutti, ma quando quella domenica di tardo autunno i blaugrana ricevono al Palau la visita di Granada tutta l’attenzione è sul rientro dopo diversi mesi di stop del pivottone Roberto Duenas. Il centrone del Barca in effetti torna in campo, ma a rubargli la scena è un 17enne alla prima partita della sua vita tra i pro. Coach Juan Montes non ha a disposizione il suo play titolare Rafa Jofresa e i suoi rincalzi, Chema Marcos e Juan Pedro Cazorla, sono a loro volta acciaccati. Così lancia nella mischia in cabina di regia quello sbarbatello con un filo di muscoli e tanta faccia tosta. Perché non penserete mica che Navarro non abbia subito lasciato il segno: un paio di minuti per prendere le misure alla sfida sul finire del primo tempo, poi lo show nel finale di partita: un recupero volando a terra tra i cartelloni pubblicitari per infiammare il pubblico, poi un paio di percussioni al ferro. Totale: 10 punti in 11’. «Gli ho detto che alla sua partita darei un voto compreso tra il 5 ed il 6», lo bacchetta bonariamente Montes a fine gara. Ma c’è poco da fare: La Bomba ormai è esplosa.

 

2. 25 luglio 1999, Mondiale Under 19: la prima volta sul tetto del mondo

Pau Gasol, Josè Calderon, Raul Lopez, Carlos Cabezas, Felipe Reyes, German Gabriel, Berni Rodriguez. E ovviamente La Bomba, ormai presenza fissa nelle rotazione del Barcellona anche se appena 19enne. Gli “Juniors de oro” vengono dall’accoppiata Mannheim-Eurobasket Under 18 dell’anno prima e nell’estate del ’99 si presentano ai Mondiali Under 19 di Lisbona. Senza l’infortunato Calderon il timore è che gli Stati Uniti possano avere qualcosa in più nell’annunciata finale per il titolo. Gli Usa non saranno irresistibili, le star della squadra sono Kenyon Dooling, Nick Collison e Bobby Simmons, onesti mestieranti NBA nel prosieguo di carriera. Ma sono desiderosi di vendetta dopo la scoppola rimediata un anno prima al torneo Albert Scwhweitzer, il “mundialito” Under 18. La finale è quella annunciata e Navarro la domina in lungo e in largo. Non è in grande serata balistica (1/4 dall’arco, addirittura 8/17 ai liberi) e allora con l’intelligenza del veterano va a devastare l’area americana con le sue percussioni che si concludono con la dolcissima parabola che è diventata uno dei suoi marchi di fabbrica. Chiude la serata con 25 punti, 6 assist e la medaglia d’oro al collo, la terza in meno di un anno. Ah, per precisare: se pensate che Juanqui (il nomignolo con cui lo chiama l’amicissimo Gasol) fosse solo un talento incredibile in un fisico da impiegato del catasto, abbiamo materiale per la smentita:

 

3. 29 aprile 2003, ACB: punire il Real e volare verso l’Eurolega

Cresce anno dopo anno il piccolo Juan Carlos, in un inizio di nuovo Millennio nel quale il Barcellona è all’apice della propria storia cestistica. Al contrario, per il Real sono anni bui ma la sfida è sempre di quelle sentitissime. Come nella tarda primavera 2003, quando il Barca, lanciatissimo verso il primo posto in ACB e le Final Four casalinghe di Eurolega, incrocia le armi con un Madrid che rischia seriamente di finire fuori dai playoff, a sole quattro giornate ancora da giocare in regular season. Al Palau viene fuori una partita epica, con il “giovane” Navarro a mettere in scena un duello d’altri tempi con il “vecchio” Herreros. È proprio “La Bomba” a sganciare la raffica di triple che rimette in pista i blaugrana, scesi anche a -11. Herreros, da parte sua, dopo una partita da 21 punti fallisce il canestro della vittoria nei regolamentari ed arma la nuova fiammata del beniamino di casa: sono i canestri di Navarro a stendere i blancos nel supplementare e per Juanqui ci sono 28 punti (career-high all’epoca) con 6/9 da 2, 4/6 da 3 e 5 assist per un rotondo 30 di valutazione. Il Barca sigilla la vetta in campionato e si invola verso il clamoroso triplete Liga-Eurolega-Copa del Rey.

Navarro, da parte sua, dà il la al suo feeling con il Real: nel 2013, sempre in ACB, gli rifila la bellezza di 33 punti.

 

4. 22 settembre 2005, Eurobasket: la Bomba contro tutti

Il ragazzo da Sant Feliu de Llobregat si sta facendo uomo. A 25 anni col Barcellona ha già praticamente vinto tutto. Manca il sigillo grosso con la maglia della Nazionale maggiore, che ormai frequenta in pianta stabile dai Mondiali del 2000. Dopo un bronzo ed un argento agli Europei del 2001 e 2003, quella del 2005 sembra l’edizione buona per dare l’assalto all’oro. E Navarro è carico come una molla. La Spagna di coach Pesquera gioca un basket spumeggiante, anche se tutt’altro che solido, e la guardia blaugrana è inarrestabile: 27 punti contro la Serbia all’esordio, 35 (con 22/24 dalla lunetta) nel sofferto successo all’overtime contro la Lettonia, poi ecco la sfida alla talentuosa Croazia nei quarti di finale. La partita non è bellissima, si va a strappi fino al 70-73 per i croati a 7” dalla sirena. Navaro va in lunetta con due liberi, realizza il primo, fallisce di proposito il secondo regalando a Fran Vazquez la possibilità di arpionare il pallone e depositare il canestro del pareggio a fil di sirena. Navarro è a quota 18 punti segnati al 40’, ma il bello deve ancora venire.

Nei supplementari, “La Bomba” esplode letteralmente, segnando altri 18 punti in appena 5’ contro i 12 di una Croazia che va via di testa e subisce addirittura un ingeneroso -16. La corsa spagnola si fermerà in semifinale contro il totem Nowitzki, che a 4” dalla sirena replica al canestro di pochi attimi prima di Navarro spingendo la Germania ad una improbabile finale contro la Grecia. Navarro chiude come vicecapocannoniere della rassegna a 25,2 punti di media ed è ovviamente inserito nel primo quintetto, ma non è ancora tempo per l’oro. Anche se i tempi sono ormai maturi…

 

5. 21 marzo 2008, NBA: la conquista del Madison

Desideroso di nuovi stimoli e sedotto dall’amico Pau, nell’estate 2007 Navarro opta per il grande salto: lascia la sua città, la sua squadra del cuore per volare a Memphis ed indossare la casacca dei Grizzlies. Gli Wizards, infatti, dopo averlo selezionato alla numero 40 nel draft 2002 lo scaricano senza pensarci due volte. «Non gioco per essere il numero 40», aveva peraltro detto cinque anni prima. Ma la presenza di Gasol, che nel frattempo è diventato una star e che con la sua influenza ha sfasciato la testa a coach Marc Iavaroni esaltando le doti del suo amichetto barcellonese, lo convince nonostante il salary cap non permetta ai Grizzlies di offrirgli un gran contratto: 538 mila dollari, ottavo giocatore meno pagato di tutta la Lega in quella stagione.

Navarro-Gasol, come ai vecchi tempi della cantera blaugrana.

Ma El Rey, nonostante le ottime prestazioni, non si ambienta mai del tutto. Ha problemi con la lingua e non sente quel modo di concepire la pallacanestro mai veramente suo. A febbraio poi arriva la tegola: Pau viene scambiato con i Lakers. Juanqui è infelice e verosimilmente sa già che se ne sarebbe tornato al Barca a fine stagione. Ma prima vuole togliersi qualche sassolino dalle scarpe, facendo vedere a quell’America che gli è così estranea che merita molto di più di quel mezzo milione di dollari e spicci.

Quale miglior palcoscenico di quello del Madison Square Garden?

Dopo 18 sconfitte in fila, i desolanti Grizzlies post-Gasol trovano il guizzo d’orgoglio in casa dei Knicks trascinati da un Navarro da 17 punti, 5 rimbalzi e 4 assist. Non la miglior prestazione americana per La Bomba (che chiude la stagione nel secondo miglior quintetto rookie della stagione), ma gli applausi e le bandiere spagnole che lo salutano all’uscita dal campo sono il giusto tributo col quale lasciare la NBA.

 

6. 18 ottobre 2008, preseason: l’orgoglio contro Pau

Come da previsioni, l’estate 2008 è quella del ritorno al Barcellona. Caso vuole (caso, vabbè…) che la preseason NBA abbia in calendario il viaggio dei catalani in California per l’amichevole dei suoi Lakers contro il Barca. Juanqui contro Pau, il suo amico fraterno. Juanqui contro quell’America la cui ferita è ancora aperta. Amichevole, dicevamo. Ma nemmeno tanto. I gialloviola, che si preparano a dare l’assalto all’anello, mettono sul piatto tutto il talento di un Kobe Bryant deciso a non fare sconti (28 punti con 10/14 dal campo) e anche Gasol non si fa intenerire dalla partita del cuore (13 punti in 18’). Ma Navarro ha il fuoco nelle mani. I Lakers controllano la gara, ma El Rey non ha alcuna intenzione di darsi per vinto fino alla sirena. Segna da 3, segna in penetrazione, sforna assist per Ilyasova, Barton e Lakovic e anche quanto i blaugrana sono sprofondati a -15 con 5’ da giocare la sua furia continua a imperversare allo Staples Center. La sua sesta tripla di serata riporta il Barcellona a -7, un 1/2 dalla lunetta con 46” da giocare addirittura a -4. Solo una tripla di Chris Mihm (…) spegne definitivamente gli ardori di Navarro, che però griffa la sua serata americana con 34 punti in faccia ai futuri campioni NBA.

 

7. 3 ottobre 2009, Supercoppa di Spagna: contro gli eterni rivali

Cancellati i brutti ricordi americani e messo al collo il primo oro europeo, per Navarro ricomincia la caccia al bersaglio grosso: quella Eurolega che aveva vinto da giovane rampollo e che vuole riprendersi nelle vesti di sovrano di casa Barca. La stagione 2009/2010 inizia con la Supercoppa, che in finale porta il Barcellona davanti ai rivali di sempre del Real. I rinnovati blancos di Ettore Messina vogliono mettere le mani su un trofeo che in anni di magra dà sempre belle sensazioni. Spinti dalle giocate di Prigioni, i madridisti toccano anche il +10 nel terzo periodo, ma non hanno fatto i conti con Navarro. Le magie del leader blaugrana rimettono in carreggiata il Barca e, anche se nel finale un’incredibile 0/2 dalla lunetta rischia di dare al Real la palla della vittoria, ancora una volta è il genio della Bomba a risultare decisivo. I 22 punti gli valgono pure l’Mvp della competizione, il primo spagnolo nella storia a conquistare la palma, forse l’unico riconoscimento personale ancora non in bacheca. Buoni presagi in vista della primavera.

 

8. 9 maggio 2010, Eurolega: il re d’Europa

La stagione 2009/2010 è probabilmente la migliore della sua carriera. Quella che mostra l’equilibrio raggiunto da Navarro tra il suo scintillante talento, la capacità di regimentarlo al servizio della squadra e una forma fisica ancora ai massimi. La sua campagna europea è spettacolare per regolarità ad alto livello (solo quattro volte non va in doppia cifra per punti, solo tre volte non segna almeno una tripla) e la conseguenza non può che essere l’approdo del Barca alle Final Four di Parigi. Il capitano blaugrana non brilla nella vittoriosa semifinale contro il Cska, oscurato da un grande Rubio, ma nella finale contro l’Olympiacos sale in cattedra da vero professore. Tre triple per spaccare la partita poco prima dell’intervallo lungo, nella ripresa un altro siluro ed il canestro del +14 che di fatto piega le gambe ai greci. Secondo titolo europeo per il Barcellona, secondo titolo europeo per Navarro, che si prende pure l’Mvp delle Final Four, dopo essere stato Mvp della stagione in quella precedente. L’en-plein è servito.

 

9. 16 settembre 2011, Eurobasket: da solo sull’isola

La caccia all’oro europeo, dopo quello mondiale del 2006, era terminata nel 2009 per la Spagna e per Navarro. Nel 2011, in Lituania, gli iberici si presentano sì da favoritissimi per il bis ma anche senza la pressione di una vittoria che fino a due anni prima sembrava dover sempre sfuggire di mano. La squadra di Sergio Scariolo arriva ai quarti di finale col pilota automatico, con la sconfitta contro la Turchia come unica macchia nella marcia verso la finale. La Slovenia non pone grande resistenza e allora in semifinale c’è la sfida contro la sorpresona dell’Europeo: la Macedonia del trio McCalebb-Ilievski-Antic, fresca di successo sui padroni di casa. Partita da prendere assolutamente con le molle. I balcanici mettono alle corde una Spagna incapace di reagire alla durezza mentale degli avversari e vede in faccia le proprie paure quando poco prima della sirena di metà gara Ilievski sigla il canestro del sorpasso sul 44-45.

Allora Navarro decide di regalare ai posteri una delle prestazioni individuali più esaltanti della storia di Eurobasket, evitando invece che si materializzasse la più grande sorpresa della storia del basket continentale. 19 punti in 10’ all’interno di un terzo quarto in cui si permette di segnare da tre anche in terzo tempo, una sparatoria senza precedenti che annichilisce le sicurezze macedoni e che spinge la Spagna oltre l’ostacolo più irto verso il tetto d’Europa. Navarro concederà il bis qualche giorno dopo nella finalissima contro la Francia, griffando 27 punti e prendendosi il meritato titolo di Mvp del torneo. Ma quei 10’ di furore restano il biglietto di visita di una carriera intera.

 

10. 12 agosto 2012, Olimpiadi: l’impossibile caccia all’Invincibile Armata

L’ultima sfida, la montagna inespugnabile, il mostro finale. Manca solo l’oro olimpico allo straordinario palmares di Re Juan Carlos. Ma da quando gli Stati Uniti sono tornati a fare sul serio, dopo le figuracce di Atene 2004 e Giappone 2006, l’impresa si è fatta ardua per davvero. La Spagna ci prova la prima volta a Pechino nel 2008 e ne esce a testa alta ma con l’argento al collo. Londra 2012, vista l’età che avanza per tutta la generazione degli “Juniors de Oro”, potrebbe essere (come poi si rivela) l’ultima grande chance di compiere l’impresa che consegnerebbe non solo Navarro e Gasol ma tutta una squadra nella leggenda: battere gli USA in versione dreamteamesca (o quasi) nella finale delle Olimpiadi. Il cammino verso l’oro scorre in parallelo, agevole per LeBron, Kobe, Melo, KD e compagnia cantante, molto meno per le Furie Rosse, che vengono trafitte da Russia e Brasile ma che ritrovano il filo del discorso strada facendo. Non è casuale che la crescita dei rossi coincida col miglioramento delle condizioni di Navarro, attanagliato da una fascite plantare che lo costringe a saltare le sfide contro Australia e Gran Bretagna.

Non è il Navarro dei giorni buoni ed è evidente. Almeno fin quando non si alza la palla a due dell’atteso rematch contro gli americani.

Il primo quarto del catalano è pura poesia in movimento: bomba da otto metri con fallo di Bryant, bomba dall’angolo a punire l’aiuto di Durant sul post-up di Pau, bomba aperta dalla punta, ricezione-finta a far saltare Bryant-palleggio-arresto-jumper. Metteteci altri due liberi e i punti del Re sono 14 in un primo quarto nel quale la Spagna tiene spesso il naso avanti. Gli Usa, però, pian piano prendono le redini del gioco, Navarro cerca di tenere aperta la partita col canestro del -8 a 4’ dalla sirena. Ma anche stavolta lo scoglio si rivela troppo alto. Finisce il match con 21 punti e 4/9 da 3 e i giocatori americani sfilano davanti alla panchina spagnola tributando un applauso ai fieri rivali iberici. Non vale come un oro, ma rende quell’argento qualcosa di più di un semplice primo posto tra gli ultimi.

 

11. 10 giugno 2018, ACB: l’ultima recita

Martoriato dagli infortuni, l’ultimo scampolo di carriera per Navarro non è certo stato all’altezza del suo grandioso passato. Il bronzo europeo di Istanbul 2017 è stato il saluto ad una Nazionale che però ormai non era più sua, come non era più suo da tempo un Barcellona che negli ultimi anni è andato spegnendosi in parallelo all’inevitabile calo del suo figlio prediletto.

Se l’ultima apparizione in una Eurolega della quale è top scorer di tutti i tempi è stata un guizzo di orgoglio d’altri tempi (17 punti con 5 triple nell’inutile vittoria del già eliminato Barcellona sul Khimki), quella che sarebbe poi diventata la sua ultima recita in assoluto è arrivata il 10 giugno ed è coincisa con l’ennesimo finale amaro per un Barcellona che sembra aver smarrito la via. Al Palau, il 10 giugno scorso, va in scena gara 4 di semifinale di ACB contro il Baskonia. I catalani sono spalle al muro, sotto 1-2 nella serie. Il Barca insegue per tutta la partita, acciuffa i supplementari per il rotto della cuffia con una prodezza di Claver. Si entra in Navarro-time. La Bomba sigla quello che sarà l’ultimo canestro della sua carriera da par suo: ricezione, blocco di Tomic, penetrazione mancina, step-back, tiro su un piede solo cadendo all’indietro: CANASTA.

Il Barca è a +3 ma non ha più la forza di arginare la freschezza baskonista: game over, in finale volano i baschi, finisce la stagione blaugrana.

Ancora non lo sapevamo noi, forse non lo sapeva nemmeno lui, ma a finire è anche la carriera di uno dei più grandi giocatori della storia del basket europeo. Gracias, leyenda.

 

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Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

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