Sono contrariato. Molto. È lunedì (e già potrebbe bastare), giovedì c’è la giornata di apertura di Eurolega e ancora non so dove e come potrò seguirla. La sbandierata nuova Euroleague TV non è ancora attiva e io sto sudando freddo.

Ho bisogno fisico di vedere tutte le partite di Eurolega settimana dopo settimana, negli anni è diventata una droga. Dai racconti mitologici su Superbasket alle prime dirette su Tele+, il derby di Bologna con rissa, la Fortitudo travolta dalla marea gialla nella finale di Tel Aviv, il gancetto perfido di Printezis a suggellare la favola Oly… ma di questo abbiamo parlato tempo fa. (qui)

L’Eurolega è tornata. Coi soliti sospetti:

 

RIPRENDERE BERLINO

Si va a Berlino quest’anno per le Final Four, o meglio ci si torna dopo la prima volta datata 2009. Fu il luogo dove iniziò la maledizione recente del Cska, con il tiro di Siskauskas che sarebbe valso il back-to-back dopo il successo del 2008 a spegnersi sul ferro per regalare la vittoria al Panathinaikos di Spanoulis e Jasikevicius, di Pekovic e Diamantidis.

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Diamantidis. Sarà la sua ultima stagione, sarebbe romantico chiuderla tornando sul tetto d’Europa sette anni dopo quella finale, cinque dopo l’ultima volta, quella di Barcellona 2011 dopo la beffa su Siena in semifinale. Quando sei il Pana non puoi mai non avere almeno la Final four come obiettivo. Ma i verdi non sembrano pronti per lottare davvero per il titolo. Dopo il gran lavoro sulla panca della Serbia, è arrivato Djordjevic a condurre la barca, sotto canestro si è portato i suoi due fidati pivottoni Raduljica e Kuzmic, Calathes alleggerirà il peso sulle spalle di Diamantidis e c’è il ’97 Charalampopoulos in rampa di lancio. L’impressione è che sia comunque un po’ pochino.

Si riparte per forza dai soliti sospetti di cui sopra. E quindi il Real. Llull, Fernandez, Rodriguez e Reyes hanno vinto tutto il vincibile quest’anno, aggiungendoci pure la Coppa Intercontinentale contro il Bauru (chi?). L’unica vera perdita rispetto l’anno scorso è KC Rivers, ma rimpiazzarlo con Jeffrey Taylor schifissimo non fa. Sotto hanno perso centimetri togliendo Mejri e Bourousis (Laso ringrazia) ma aggiungendo potenza e atletismo con Trey Thompkins e Willy Hernangomez. E occhio che vedremo i primi sprazzi di Luka Doncic, talentone sloveno del ’99. 1999. Mi ricordo distintamente l’Europeo vinto dagli Azzurri. Dio, quanto sto invecchiando.

Sergio Llull in posa anni ’80
Sergio Llull in posa anni ’80

La rivale numero 1? Dico Barça. Dopo una stagione amarissima come quella scorsa hanno fatto una mezza rivoluzione. Via Huertas (grazie Signore. Ma come, me l’hai mandato ai Lakers? Eh vabbè allora vuoi che ti bestemmi), la squadra sarà in mano a Tomas Satoransky, ormai uno di primi 3 play d’Europa, con le spalle coperte da un certo Carlos Arroyo che, se è sano, è ancora tra i primi 5 in Europa. Brutto?

Navarro e Oleson sono le garanzie sugli esterni ma saranno Pau Ribas e Alex Abrines a doversi caricare di responsabilità, con Perperoglu a fare da collante. Sotto canestro c’è di tutto: Samardo Samuels e Shan Lawal daranno respiro a Tomic, ma mi attendo l’esplosione di Aleksandar Vezenkov all’ombra di Justin Doellman.

Temo molto il Cska perché quest’anno ha invertito la rotta. Qualche milione tenuto in banca, squadra più quadrata. Inutile dire che sarà ancora la squadra di Milos Teodosic (riuscirà nell’impresa di centrare la settima Final Four consecutiva perdendo anche questa in malo modo?) e Nando De Colo, ma occhio a Cory Higgins, che sarà il sostituto di Sonny Weems (volato ai Suns) e che ha dominato in Turchia al Gaziantep anno scorso. Sotto, la sfiga si è subito accanita rompendo Joel Freeland e costringendo Itoudis a far fare a Viacheslav Kravtsov il viaggio opposto di quello di Weems. Sono rimasti Kyle Hines e Andrey Vorontsevich, le ambizioni russe passano anche dalle condizioni di Viktor Khryapa, l’anno scorso più sul divano di casa che in campo.

Il Fenerbahce mi fa venire in mente la Carrà: “E se ti lascia lo sai che si fa? Trovi un altro più beeeeeello che problemi non ha”. Via lo sponsor Ulker, via Nemanja Bjelica, sembrava ci fosse aria di ridimensionamento. Poi inizia la campagna acquisti: Pero Antic, Gigi Datome, Ekpe Udoh, Kostas Sloukas, Nikola Kalinic, Bobby Dix… ah no, aspetta: Alì Muhammad. Confermati Ricky Hickman e Jan Vesely. Il tutto agli ordini di Obradovic. Bisogna alzare un trofeo quest’anno.

Berk Ugurlu e l’acne giovanile
Berk Ugurlu e l’acne giovanile

Non sottovaluterei l’Efes, restando a Istanbul. Tolto Dario Saric che quest’anno deve esplodere, non hanno stelle di primissimo livello, ma una squadra costruita con la testa e pur sempre Ivkovic in panca. Huertel e Granger in regia sono una sicurezza, Jon Diebler sarsà il go-to-guy sugli esterni dopo il titolo vinto col Pinar, Cedi Osman ha 19 anni e gioca con la sicurezza di uno che ha vinto 6 Euroleghe, Derrick Brown può essere la sorpresa e sotto canestro Alex Tyus e Bryant Dunston danno atletismo a quintalate. Mica male.

Poi c’è l’Olympiacos. Ogni anno pensi “eh ma quest’anno dove vanno”. Poi sono sempre lì (2 titoli e 5 presenze alle Final Four negli ultimi 7 anni). C’è Vassilis Spanoulis e già basterebbe. I fidi scudieri Giorgios Printezis, Vangelis Mantzaris e Matt Lojeski anche. Poi hanno deciso che ci voleva un pizzico di follia e allora a chi rivolgersi? A Dj Strawberry (quanto lo amano a Bologna…) e a Daniel Hackett, che ha la grande chance di rientrare nel giro giusto dopo l’annataccia a Milano. Patric Young è una presa sottovalutatissima, non c’è tanto di meglio in Europa nel ruolo. E con alle spalle il giovane Nikola Milutinov e l’esperto Othello Hunter si va sul sicuro. I conti coi Reds bisogna sempre farli.

Per il Maccabi il discorso è simile. Non li caghi mai, ma alla fine te li ritrovi quasi sempre. Mi piace da matti la coppia Farmar-Rochestie in regia, Pnini e Ohayon penseranno alla legna, Devin Smith a metterla dentro quando conta e sotto canestro c’è una batteria lunghi mai così completa nel recente passato: Brian Randle, Vitor Faverani, Trevor Mbakwe e quel fenomeno in divenire che è il ’97 Dragan Bender. Occhio.

Tutta la sobrietà di Vitor Faverani
Tutta la sobrietà di Vitor Faverani

Al gran ballo tocca invitare anche il Khimki quest’anno. Se non altro per quello che hanno speso per allestire un pacchetto esterni con Alexey “Change your face” Shved, Zoran Dragic, Tyrese Rice e Petteri Koponen. Non ce ne sono moltissimi di back court migliori. Quasi zero. Poi probabilmente hanno fatto come quando al fantacalcio hai speso tutto per i 2 attaccanti titolari e devi prendere Marazzina e Floccari a 1 fantamilione. E infatti sotto canestro sono rimasti con Paul Davis, James Augustine e la scommessa Marko Todorovic.

 

VORREI MA NON POSSO

Il presidente dello Zalgiris ha detto qualche settimana fa che la sua squadra punta almeno ai quarti di finale. Volevo dargli dell’ubriacone, ma in effetti quella di quest’anno è una delle versioni recenti più sensate della squadra lituana. Mantas Kalnietis e Renaldas Seibutis non saranno Edney e Stombergas ma hanno pur sempre due medaglie d’argento europee al collo da titolari, è tornato all’ovile anche Martynas Pocius e hanno pescato forse il miglior rookie americano d’Europa con Olivier Hanlan da Boston College. Sotto Jankunas e Javtokas sono imbalsamati, Ian Vougioukas e Brock Motum (quanto amano anche questo a Bologna) danno una mano. A me schifo non fanno.

Paulius Jankunas, ex membro delle SS
Paulius Jankunas, ex membro delle SS

Milano vorrebbe poter sognare i quarti, ma per la sufficienza basterebbe un’onesta Top 16. Squadra costruita apposta per l’Europa, con tanta manovalanza e il talentone di Gentile. Cinciarini e Lafayette insieme non benissimo, magari se arriva il passaporto serbo a Charles Jenkins e si torna sul mercato per un play di livello (Huertas no, per piacere) le cose possono cambiare un po’. La chiave per me è Robbie Hummel: se è qualcosa di più di Melli in attacco e di Kleiza in difesa allora…

Il Lokomotiv Kuban forse non è ancora pronto per lottare davvero con le primissime. Ma poco ci manca. Coach Bartzokas sa come si vince a questi livelli, Malcolm Delaney e Dontaye Draper (più Sergey Bykov) sono certezze in regia, Anthony Randolph un crack a livello europeo e Victor Claver deve dimostrare che la naftalina americana non gli ha fatto male. L’ago della bilancia sarà Kyrylo Fesenko, uno che ha rischiato di bruciarsi andando in NBA troppo presto ma che lo scorso anno ha dominato in VTB League col Saratov. Lo ricordiamo anche come discreto ballerino ai Jazz:

Malaga la scorsa stagione aveva giocato da dio fino a febbraio salvo franare clamorosamente quando contava. Coach Plaza ci riprova affidandosi a Nemanja Nedovic come play titolare con Stefan Markovic a coprirgli le spalle, Edwin Jackson, liberatosi dal Barcellona, tornerà a crivellare le retine europee ed avrà Daniel Diez come spalla privilegiata. Sotto c’è Richard Hendrix, cacciato a calci dall’Hollywood ma che ha dimostrato ampiamente di essere uno di sostanza per i nostri parquet. Sassari è avvisata.

Mi aspetto il gran salto almeno di una delle due tedesche. Il Bamberg del Trinka è campione in carica in patria, è presenza fissa da queste parti da ormai un decennio e con il fosforo di Nikos Zisis e un Nicolò Melli atteso all’esplosione può dire la sua. Hanno pescato due rookie interessantissimi come Malik Muller da Virginia Tech e Gabe Olaseni da Iowa, ma a parte Zisis sono molto acerbi e con non tantissima qualità sotto canestro.

Molto più intrigante il Bayern, che per fare il salto di qualità si è preso il campione d’Europa KC Rivers, pescato dall’Alba Deon Thompson ed Alex Renfroe, tenuto il sosia di Zlatan Ibrahimovic, Nihad Djedovic, e tenuto sotto canestro la mia coppia di lunghi preferita di tutti i tempi: il ciccio dalle mani di fata John Bryant e la poesia di Dusko Savanovic.

Alla Stella Rossa non frega granché del risultato, vogliono solo il pivot più grosso del reame. Con Marjanovic sbarcato alla corte di Pop, hanno prelevato “Big Sofo” Schortsanitis, che è già carico a molla:

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E’ arrivato pure Gal Mekel, uno che a Treviso è stato bollato troppo in fretta come invalido, e poi c’è la solita batteria di giovani serbi, con un occhio all’Mvp dell’ultimo Europeo Under 20 Marko Guduric.

Ambiziosissima l’esordiente Darussafaka. Coach Mahmuti ha in mano talento sufficiente sicuramente per passare almeno il primo turno e poi chissà. Sotto canestro la forza d’urto è notevole con un Semih Erden rilanciato da un grande Europeo, l’esperienza di Oguz Savas, l’intelligenza di Milko Bjelica e l’esplosività di Marcus Slaughter. Convincono meno gli esterni, dove Manu Markoishvili sarsà il faro e Jamon Gardon ed Ender Arslan i pretoriani.

Me lo ricordavo diverso Erden
Me lo ricordavo diverso Erden

Chiudo con Vitoria. Il Laboral Kutxa ha scommesso forte su Ioannis Bourousis, sarà intrigante vederlo al fianco di Tornike Shengelia. Hanno pescato bene sugli esterni con Jaka Blazic e hanno dato finalmente una chance ad alto livello ad Alberto “De tres en tres” Corbacho, che a 31 anni esordisce in Eurolega dopo aver frantumato record su record in ACB in fatto di tiri da tre. E con uno dei miei coach preferiti, Perasovic, tutto è possibile. Saranno c…. di Milano.

 

A WALK IN THE PARK

Il Pinar Karsiyaka è campione di Turchia in carica, reduce da una cavalcata irresistibile, ma ripetersi non sarà facile. A posto dell’eroe Bobby Dixon è arrivato un Joe Ragland in cerca di riscossa dopo l’annataccia a Milano, i due Carter, Justin e Josh, sono sicurezze sugli esterni e sotto Colton Iverson e Kerem Gonlum faranno il loro. Ma per passare il turno sembra pochino.

coach Ufuk Sarica felicemente preso a pallonate
coach Ufuk Sarica felicemente preso a pallonate

La Dinamo vorrebbe inserirsi nel discorso Top 16 e il fatto di aver pescato tanta gente già abituata ai palcoscenici europei (MarQuez Haynes, Rok Stipcevic, Brent Petway, Joe Alexander… Denis Marconato, con il massimo rispetto, non ce lo metto) va in questa direzione. Ma per competere davvero la squadra sembra leggerissima sotto, col solo “Tornado” Varnado da pivot puro. E giocarsi un piazzamento nelle prime 4 del girone con squadre di volponi come Malaga e Zalgiris non aiuta.

Limoges sogna ancora i fasti del titolo del ’94. Ma dovrà continuare a sognare. Coppia di esterni con hype a pacchi tra Randy Culpepper e Leo Westermann, Heiko Schaffartzik porta triple ed esperienza alla prima volta fuori dai confini teutonici, ma sotto c’è pochissima qualità al di là dell’ex Nizhny Will Daniel. Pochino pochino.

L’altra francese, lo Strasburgo, è una potenziale sorpresa, perché di talento ne ha eccome, soprattutto in quintetto: Louis Campbell, Mardy Collins e Rodrigue Beaubois sugli esterni, Matt Howard e Vladimir Golubovic sotto molto bene, ma dietro c’è pochissima roba, essenzialmente il solido Kyle Weems e poco altro.

Il Cedevita di Veljco Mrsic è nelle mani di due nostre vecchie conoscenze: Jacob Pullen e James White. Al loro fianco tanti giocatori onesti come Miro Bilan, Fran Pilepic e Nemanja Gordic, la sorpresa potrebbe esssere il talentone del figlio d’arte Marko Arapovic, uno che in America stanno osservando con attenzione.

Dello Stelmet Zielona Gora mi vergogno un po’ anche a parlare. È tutto nelle mani dell’ex Varese J.R. Reynolds, il che è tutto un dire… Hanno resuscitato Szymon Szewczyk e attenzione a Mateusz Ponitka, che a Eurobasket ha fatto vedere che se la cava benino:

(immagine di copertina a cura di Eleonora Catalini)

 

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Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

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