Il 27 Novembre 1987 é la data che segna i natali, in quel di Montebelluna, di Gigione nazionale.
Ben presto la sua famiglia si trasferisce ad Olbia, dove papà Sergio (il David Bowie della Gallura) rileva la Santa Croce,
società cestistica in onore del cui anno di nascita (70) Luigi sceglierà il suo secondo numero di maglia NBA… Ma andiamo per ordine.
E’ nella storica società sarda, alla quale é enormemente affezionato e nella quale é cresciuto (non solo sportivamente parlando), che Gigigante si appassiona a quello sport per cui tutti andiamo matti, insieme al fratello maggiore Tullio.
Il basket, infatti, é una passione di famiglia: nel loro hotel “Il Gabbiano Azzurro” di Olbia, di famiglie come la loro, al seguito di piccoli cestisti impegnati nei classici tornei natalizi o pasquali, ne hanno ospitate a bizzeffe facendole davvero sentire a casa propria, con un’affabilità genuina e fuori dalla norma che ho avuto il piacere di constatare in prima persona e che merita decisamente una menzione.
Sulla canottiera gialla della Santa Croce Gigi cuce uno scudetto Allievi, e con la stessa casacca in dosso esordisce, a soli 15 anni, in serie B2.
Nonostante la giovane età, pur non essendo cresciuto pienamente in termini di altezza, Datome ha già una buona “base”, laddove per “base” intendo vere e proprie pedane al posto dei piedi: il suo numero infatti inizia già col 5 anziché col 4 (credo 50.5, ma potrebbe essere anche un numero in più…), se ci pensate leggermente difficile da reperire… Talmente raro che io ed altri da Roma prendiamo l’impegno di farci vivi ogni qualvolta vediamo un paio di scarpe o ciabatte abbastanza grandi per lui ed eventualmente di spedirgliele. Nel corso degli anni poi, una parte di me ha probabilmente sempre inconsciamente pensato che un fattore, seppur infinitesimale, nella sua abilità nel costruirsi il tiro in situazioni di equilibrio precarie nonostante la sua altezza, sia dovuto proprio alle “pedane” in questione.
Tornando alle precoci imprese sul parquet, la sua ascesa non passa inosservata: in Italia diverse società fanno a gara per accaparrarsene i servigi ed addirittura oltreoceano, quando ancora il tricolore non era stato sdoganato tra i pro come ai giorni d’oggi (con buona pace di Stefano Rusconi e Vincenzino Esposito) in quanto la storica prima chiamata al draft di Andrea Bargnani non era nemmeno ancora avvenuta, quello di Luigi é il primo nome italiano che si sente fare come prospetto futuro.
Prima di passare al periodo da professionista, un aneddoto legato ancora alle giovanili e che vale la pena raccontare é quello del Trofeo delle Regioni tenutosi a Viterbo. Le rappresentative maschili e femminili dell’annata in questione (1987) alloggiano nelle camerate della caserma locale (tra i ricordi che emergono spesso a proposito di quell’esperienza formativa, molti sono quelli legati ai pochissimi bagni condivisi tra gli stanzoni da 12 posti letto – 6 letti a castello – delle varie squadre).
Nel quarto quarto di un’accesissima sfida tra Toscana e Sardegna, nella quale milita anche l’amico Rick Fois (attualmente parte del coaching staff di Gonzaga, che vi consiglio di seguire) Gigi si alza da dietro l’arco e mette a segno una tripla solo rete che tiene a galla la sua rappresentativa regionale. Sin qui tutto nella norma se non fosse che, dopo aver messo la bomba in questione, Gigi mima la classica “L” con la mano (indice e medio uniti, pollice a formare un angolo retto) a mo’ di pistola, se la porta alla bocca e ci soffia sopra da buon cecchino. L’indomani mattina, in uno degli appositi clinic in cui in queste occasioni i prospetti vengono allenati e seguiti da grandi coach ed addetti ai lavori (es: sessione di tiro con Renato Pasquali, etc.) nella suggestiva location degli hangar della caserma, Sandro Gamba tiene un discorso. Nel farlo, vuole di fatto spaventare (e neanche poco) il buon Gigi: senza mai chiamarlo per nome, lancia numerose frecciate legate all’episodio della sera prima, sottolineando come si possa essere i più forti di tutti ma per meritare la canotta della Nazionale si debba sempre essere umili e rispettosi degli altri sul parquet, come non ci si possano permettere eccessi di quel tipo, etc. etc. Il fatto che un mostro sacro come coach Gamba abbia dedicato ad un ragazzino tutte quelle attenzioni non é certo un caso: sapeva che sarebbe potuto arrivare molto lontano. Non c’è inoltre bisogno di segnalarvi come Gigi sia cresciuto come un giocatore posato, con la testa sulle spalle, rispettoso degli avversari e dei valori dello sport se ce n’é uno: non solo quella canotta azzurra se l’é presa, ma ne é anche divenuto come sapete il principale difensore.
Dopo questa digressione degna di nota, torniamo alla sua ascesa nel mondo professionistico: tra le varie società interessate, é la Siena di Carlo Recalcati a spuntarla.
Per Gigi enorme considerazione sin da subito: già il primo anno ben 3 i campionati disputati in parallelo (cadetti, juniores, prima squadra) e l’esordio nella massima serie.
La considerazione non basta pero’: alla lunga, nonostante il talento lampante
fatica nel trovare spazio con continuità e minuti importanti.
Si annoia talmente tanto, che realizza simili video
e, per la ragione menzionata poco sopra, chiede ed ottiene di poter andarsi a “fare le ossa” in quel di Scafati, partecipando alla lotta salvezza della Legea.
Potersi ritagliare un ruolo di giovane trascinatore é cosa ben diversa rispetto all’esser uno dei tanti nel roster della corazzata MontePaschi: non rientrando nei piani di Pianigiani, il Gigione nazionale lascia la Campania e porta i suoi talenti, prima in prestito e poi a titolo definitivo, nella capitale (dove tra le altre cose avrà modo di conoscere dal vivo il set ed il cast della serie Boris della quale, come d’altronde anche chi sta scrivendo, é un grande fan).
Stagione dopo stagione, si carica la Virtus Roma sulle spalle fino a diventarne il capitano e uomo simbolo in una insperata serie finale proprio contro quella stessa Siena con la quale aveva mosso i primi passi da professionista.
Nel frattempo, oltre all’inizio di una carriera da “Twit-star” ed ai primi contatti seppur a distanza con il mondo NBA,
a seguito di tutte le trafile giovanili iniziate proprio a seguito di quel Trofeo delle Regioni di cui vi ho raccontato, Luigi é divenuto anche il primo sardo della storia a far parte della Nazionale maggiore, della quale, nel giro di poco, diventerà il capitano.
Questo uno dei suoi highlight più famosi in azzurro: una “modesta” schiacciata sulla testa di Erden:
Sono proprio l’attaccamento alla canotta azzurra (alla quale sin da piccolo ha dato un grande valore), il senso di responsabilità e la genuinità menzionata già più volte a frenarlo una volta compiuto il salto oltre-oceano.
L’aver stretto i denti e giocato nonostante svariati acciacchi durante tutto l’Europeo, nella speranza di riuscire ad assicurarsi il tanto agognato posto per il Mondiale poi alla fine sfumato, lo penalizza non poco nella sua prima stagione NBA: costretto a saltare buona parte del training camp, vede le proprie possibilità sul campo ridursi drasticamente e viene dimenticato in fondo alla panchina.
A Detroit si distingue più che altro fuori dal campo e sui social media (tramite i quali viene lanciata la campagna #FreeGigi per far sì che il talento nostrano abbia lo spazio e la considerazione che si meriti), con l’accostamento con Gesù che viene definitivamente sdoganato grazie al compagno André Drummond
e con qualche altra perla delle sue tramite Twitter
Nel frattempo anche negli Stati Uniti inizia a prender piede la “mitomania” (a lui tanto cara) nei suoi confronti, sulla scia della rivelazione fatta da Drummond:
Purtroppo, pero’, la situazione sul parquet non cambia neanche nella seconda stagione a stelle e strisce tanto che, come accaduto a suo tempo con Belinelli (ci tengo a sottolineare come le due situazioni fossero drasticamente diverse e non paragonabili), in molti suggeriscono caldamente un ritorno a casa (quanto meno in Europa).
Il momento più difficile avviene con la “retrocessione” in D-League ed é proprio nel momento del bisogno che l’affetto per Gigi raggiunge picchi degni di nota: orde di Italiani prendono d’assalto la chat di Youtube, che trasmette le partite degli Grand Rapids in streaming, fino a farla crashare.
Gigi dichiarerà a tal proposito: “I tifosi stanno abbastanza male per seguirmi fino alle 5 di mattina”.
Beh, detto da uno che posa per simili foto…
…direi che tutto torna.
Va da sé che, a furor di popolo (o parlando seriamente grazie all’aver dimostrato le sue qualità non appena abbia avuto modo di giocare un minimo), Gigi viene dopo poco re-integrato in prima squadra. La tendenza pero’, a meno di qualche sporadica apparizione (come ad esempio contro i Lakers), rimane la stessa: spazio e possibilità quasi nulle.
A pochi minuti dalla chiusura della finestra di mercato, si apprende del cambio di casacca. Gigi viene a sapere di essere diventato un Celtic insieme a noi (che lo inondiamo di messaggi esultando) dal momento che né lui né Jerebko erano stati informati di nulla prima che la trade andasse definitivamente in porto. All’inizio si teme persino la possibilità del taglio. Quest’ultima ipotesi viene fortunatamente pero’ scongiurata ed i tifosi del belpaese iniziano a sognare la meritata redenzione.
In Italia c’é una tale smania nel vederlo affermarsi che persino l’aver consigliato una finta al proprio compagno di squadra Zeller durante l’ultimo time-out, poi messa in pratica e rivelatasi vincente at the buzzer, fa notizia
Fortunatamente, come noi tutti speravamo ed aspettavamo ormai da lungo tempo, le news che lo riguardano diventano presto ben altre: minuti, canestri, stoppate.
Ripercorso tutto il suo cammino, credo che il modo migliore per chiudere sia andare a prendere le parole che quel giovane ragazzo trapiantato a Siena per coronare il suo sogno di divenire un giocatore di pallacanestro professionista aveva risposto nella sua prima intervista vera e propria, quando gli venne chiesto del sogno a stelle e strisce:
“Certo l’NBA é appunto il sogno di ogni giocatore come me, che vive di basket. Non lo so se sia giusto andare lì per poi non giocare, come molti fanno… Ci son molti giocatori che in Europa facevano sfraceli poi vanno lì e giocano poco. Quindi magari sì, c’é la soddisfazione di coronare un sogno ma in Europa se sei un valido giocatore puoi toglierti delle soddisfazioni vincendo.”
All’epoca, con la sua consueta pacatezza, non si era sbilanciato. La risposta, pero’, é finalmente arrivata: se c’é uno che di stare lì se lo é meritato, quello é Gigi.
E noi… Beh a noi non resta che fare i mitomani. D’altronde uno cosi capita ogni 2000 anni, no?
Il Vangelo secondo Valerio
#JesuzSave #FreeGigi
Fantastico davvero… complimenti
Dai Gigi!!!!
Socio che dire…. Ti rifaccio la stessa domanda che ti feci in Via Vitt. Veneto… Gigi me la fai una da 4…. Strepitosaaaaaa…. MITICOOOOO…
Grandissimo, complimenti! Gigi orgoglio sardo! 🙂
Grandissimo, complimenti! Gigi orgoglio sardo! 🙂
Grazie mille Riccardo Vitale!
Grazie mille Andrea!
😀 Grazie!
😀
Valerio D'Angelo E di che? Grazie a te per l'articolo… 😉