a cura di coach Marco Crespi
grafici creati da Fabio Fantoni
immagine creata da Davide Giudici

 

LeBron e i suoi viaggiavano verso Las Vegas, prima di tornare a Cleveland, per festeggiare l’anello, e gli Warriors già pensavano alla rivincita. Poi è arrivato anche Kevin Durant. L’attesa è durata un anno. E adesso è di nuovo finale, la terza consecutiva tra loro due.

Noiosi. Qualcuno li ha definiti così i playoff NBA di quest’anno, e l’avvicinarsi alla sfida finale che tutti aspettavamo da un anno.

Cercando nel vocabolario, noioso: “che dà noia”. Quindi noia = senso di insoddisfazione che proviene dal sentirsi occupati in cosa monotona.

Gli Warriors ci arrivano con un record di 12-0 avendo vinto le partite di play-off con un margine medio di 16.3 punti: nessuno lo aveva mai fatto.

I Cavaliers hanno perso una solo partita, l’hanno persa loro, non vinta i loro avversari (i Celtics di un eccellente Brad Stevens).

Gli Warriors sono la squadra più dominante nei play-off di sempre. I Cavaliers competono con loro perché sono la squadra del giocatore più forte, LeBron James.

Quindi se questa è noia, siamo dispiaciuti per chi la sente, ma non la condividiamo.

Abbiamo preparato degli appunti su come giocano le due squadre, su come si può guardare e analizzare la serie, per scoprire – ancora di più – il bello di un canestro. Non ha importanza pensare/pronosticare chi vincerà, ancora meno decidere (?) se una squadra giochi bene e l’altra male. Entrambe hanno un loro modo di giocare, modellato sul gruppo più forte di giocatori nella stessa squadra da una parte, e sul più forte dall’altra.

 

Senza mai fermarsi vs Attivi da fermi

Gli Warriors giocano senza fermarsi mai. Senza fermare mai la palla e il movimento dei giocatori. Avvolgono la difesa e si esaltano cercandosi con i tocchi per arrivare in meta.

Passaggi e movimenti per andare in post basso e, con la palla lì, cominciare a muoversi, bloccandosi e tagliando. Senza fermarsi anche quando Iguodala sta per tirare, Curry e Clark si cercano in movimento.

Sempre in movimento significa avere Pachulia (o West, meno Javalone) con la palla in mano e i quattro Big (non indicando ruolo o statura, come da contemporanea visione) si muovono. La difesa deve stare vicina. 3 punti e talento meritano questa attenzione. E cosi un incrocio tra Durant e Curry procura un taglio quasi in libertà, e due punti sicuri. E non per errore della difesa.

I Cavaliers giocano all’apparenza da fermi, allargando il campo, per conquistare l’area, o meglio, per avere un’area più ampia per poter sfidare la difesa. Si esaltano in quella sfida, si esalta LeBron, si sentono trasportati tutti gli altri.

Nella prima clip, i Cavaliers arrivano in corsa ad occupare la linea da 3 con cinque giocatori. Passaggi e penetrazione. La preoccupazione della difesa significa attaccare tagliando da lato debole, partendo da fermi. Lo fanno Lebron e Jefferson. Sfida da fermi.

Nella seconda un semplice P&R. Lo gioca Lebron: fermi e attivi fuori dalla linea da 3, perché se giochi con Lebron sai che può dipingere un passaggio come quello che fa a Love (Arte per tempo e traiettoria). Stare fermi e attivi conviene.

Due modi di giocare, due squadre differenti per composizione e distribuzione di talento e skills.

 

In questo grafico i tocchi di media per ogni giocatore nelle partite dei PO. Evidente come sono diversamente distribuiti: da una parte Lebron solitario, poi Irving. Dall’altra Curry e Green distanziano Durant e Thompson.

 

In questa torta la percentuale dei quattro BIG (Curry, Durant, Green e Thompson) rispetto ai possessi totali e quella di Lebron. Per aiutare a capire come i tocchi sono distribuiti nelle due squadre.

I quattro BIG di Golden State e i quattro (quasi) BIG di Cleveland. I secondi e i palleggi per tocco sulle due assi e la grandezza del punto corrispondente ad ognuno di loro, è determinata dal numero di possessi.

Irving e Curry con la palla in mano per più tempo e con più palleggi. Poi la testa alta di Lebron e – interessante – come il volume di tocchi di Green sia per guardare il gioco “sempre in movimento” degli altri o per la collaborazione con hand-off, visti i pochi palleggi, e con decisione, visto il poco tempo con la palla in mano.

 

 

Tirando da 3 punti, o meglio, segnando da 3 punti

Cleveland e Golden State tirano da 3. Non più di tutte per numero di tentativi, più di loro Houston, Boston e Portland, ma meglio di tutte per percentuali. I Cavs tirano 33.6 con il 43.5%, i Warriors 31.1 con il 38.9%.

 

In questo grafico tutti i giocatori con almeno 1 tentativo a partita. Volume di tiri e colore differente per la percentuale. E colori in rosso solo per Iguodala e, in parte, Irving.

Impressiona come tutti i giocatori di Cleveland segnino con percentuale altissima. E non può essere solo mano ispirata, ma anche sicurezza da come vengono costruiti i tiri.

Cleveland corre e ancora corre per arrivare con i suoi tiratori sulla linea da tre, per sfruttare le caratteristiche di ognuno.

Flare pick per l’allontanamento di Love marcato dal secondo lungo, vantaggio e canestro.

Nella seconda clip, situazione per Korver, dopo aver portato il blocco sulla palla, Thompson lo cerca nell’angolo. Vantaggio e altro canestro. Due volte un passaggio solo per arrivare all’obiettivo, sfruttare le skills dei suoi giocatori.

Cleveland costruisce i suoi tiri da 3 anche dagli ISO di Lebron. Palla nelle sue mani, difesa che si preoccupa un passo, o almeno con gli occhi verso Lebron. E lui disegna passaggi che danno vantaggi. Nella prima clip pennellata per Love, nella seconda la grandezza nelle letture di Lebron, taglia in un buco, realizza da dove arriva l’aiuto contro il suo taglio, e in volo girandosi cieco, ma avendo visto, fa ricevere Deron con metri di vantaggio. Arte cerebrale.

 

 

Tirare da 3 per arrivare al ferro, ma non nello stesso modo

I Cavaliers segnano di più in penetrazione, perchè da fermi attaccano.

Gli Warriors segnano di più dentro e attorno all’area (paint e post le categorie), facendo più passaggi, perchè in movimento costruiscono.

La difesa teme i tiratori in maglia giallo-blu. Inseguire o cambiare è la scelta, ma l’attacco GSW non attacca con i tagli, bensì muovendo la palla sul lato opposto per creare ritardo e cattivo posizionamento al difensore. Nella prima clip Thompson in ritmo quasi musicale con i passaggi, trova due punti facili.

Nella seconda sempre Thompson attivo senza palla. Blocco tra piccoli, primo taglio di Iguodala, cambio, anticipo contro il tiratore, difesa che vuole negare il tiro da 3, e viene punita dal secondo taglio, 2 punti dentro l’area.

Cleveland attacca dallo spacing attivo per aiutare chi ha la palla in mano (meglio Irving e Lebron con la palla in mano). E il talento e le accelerazioni di Irving, sia nella prima che nella seconda clip, spiegano quei 21.4 punti di media che vengono dalle penetrazioni.

 

 

Segnare dagli assist, GSW di squadra, Lebron più di tutti

Gli Warriors sono la squadra che negli ultimi tre anni ha sempre più prodotto punti dai suoi assist. Il 56.5% dei punti totali, rispetto al 48.9% dei Cavaliers.

Sempre in movimento significa più tocchi, più passaggi, ma passaggi e tocchi che attaccano, mai orizzontali.

Lebron è il più playmaker, quello che crea più gioco.

Guardate il suo pallino, il più grande, grandezza che arriva dai 18.8 punti creati dai suoi assist a partita. Più tocchi di tutti significano riferimento, per guida tecnica e assunzione di responsabilità.

Più passaggi li fa solo Green, altro numero che conferma che il “Senza mai fermarsi” di GSW viene attivato dai suoi passaggi, e – in generale -dai passaggi che partono dalle mani dei lunghi.

 

 

Arrocco

Due modi di giocare. Differenti ed efficienti. Sviluppi senza fermarsi mai per GSW e attivi da fermi per CLE. Ma nei momenti chiave per entrambe uso dell’arrocco.

Arrocco? Il blocco portato a chi ha la palla in mano da chi è marcato dal difensore ritenuto più debole. Obiettivo: quello di forzare un cambio e avere un Isolamento con vantaggio.

Korver per Lebron nella prima clip. E poi il più frequente Irving per James. Due canestri.

Durant per Curry e Durant in post basso. Poi, Curry quasi cieco per Green che arriva in corsa. Sempre cambi. Due canestri, un 2+1 e uno da 3 punti, massima efficienza.

 

 

Lebron, il Migliore 

Ho vissuto senza noia l’avvicinarsi alla Finale, alla rivincita della rivincita. E mi piace definirmi fortunato per aver vissuto nella stessa era di Lebron , il più grande di tutti. E non solo in attacco. Il mio più grande di tutti è semplicemente mia opinione personale, istintiva, di ammirazione, non vuole essere analisi e argomento di queste righe. The Finals e come giocano GSW e CLE,  invece lo sono.

Guardate qui.

Possesso di Indiana. George con la palla in mano per vincere gara 1. Lebron controllo come i Pacers si sono schierati e poi va, dopo lettura, con personalità, con la sua taglia e i suoi occhi, ad oscurare e costringere al passaggio.

Difendere contro il Roll e sul perimetro contemporaneamente. Lebron legge, capisce, risolve due problemi. Fa bump, mette il corpo, contro il Roll del lungo e poi – quasi nascondendosi – capisce il momento in cui gli occhi di Thomas guardano verso l’angolo e va, non a deviarla, ma a prenderla.

In conclusione, buon divertimento. Anzi, qualcosa di più. Vi auguro di alzarvi la notte con l’emozione di assistere ad un grande spettacolo. Per poter dire, io l’ho vista una delle finali più belle di sempre. In campo i giocatori che hanno vinto gli ultimi 5 titoli di MVP. C’è LeBron, c’è Durant, c’è il miglior tiratore della storia, Curry, con Klay e con Kyrie, con Green. Saremo in tanti a emozionarci in ogni parte del mondo.

 

 

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