Avete mai visto un video musicale (e per “video musicale” intendo uno trasmesso sul canale televisivo nazionale, inserito nella rotazione al pari delle hit straniere) che esordisca mostrando qualcuno che tracanna della birra a gran sorsi prima di prorompere in un fragoroso rutto?
Sì? Bene, sapete di cosa sto parlando.
No? Male, ma potete sempre rimediare…
Benvenuti nel magico mondo del divino Dejan.
Un mondo in cui, in controtendenza rispetto ad un basket nel quale stra-potere fisico e predominanza a livello atletico la fan sempre più da padrone assolute, c’é ancora spazio per Q.I. cestistico e maestria e padronanza dei fondamentali.
Un mondo in cui sui banchi di scuola, dotati di grembiule e fiocchetto di corredo, sono finite a sedersi svariate celebrità cestistiche (alcune più a sorpresa di altre) ed in cui il libro di testo e di riferimento sia quello intitolato “Dejan schools X” (ovvero “Dejan porta a scuola X”) laddove al posto di ‘X’ si puo’ inserire il malcapitato di turno, scelto tra i nomi di cui sopra (Carmelo Anthony, Penny Hardway, etc. per citare solo i video più famosi e divenuti virali anche dall’altra parte dell’oceano… Ma oltre ad essi anche tanti signori giocatori di area FIBA ed Eurolega).
Un mondo in cui, infine, pur avendo indossato numerose canottiere, spesso di società estremamente rivali le une con le altre (come ad esempio la camiseta blanca del Real Madrid e quella blaugrana del Barcellona), nei successivi incontri contro le ex-compagini non ci sia mai stato spazio per fischi ma solo per genuini e sinceri applausi nei confronti di un Campione con la “C” maiuscola.
Chissà se, da visionario quale é, Boscia Tanjevic avesse previsto tutto quando incuriosito da un paragone che allora gli sembrava a sproposito letto sulle cronache del Mondiale giovanile del 1991 tenutosi in Canada ad Edmonton (in cui un cronista osava etichettare Dejan come il “Magic bianco”), decise di andare di persona ad assistere ad un match dello Zadar per visionare il ‘nostro’ Bodiroga…
Nonostante il minutaggio limitato data la giovanissima età Dejan fece colpo sul coach che, nonostante a quell’epoca ci fossero solo due slot disponibili per extra-comunitari per squadra, anziché occupare come di consueto le due caselle a roster con degli americani si prese il rischio di firmare un diciottenne alle primissime armi. Rischio accresciuto poi, come se non bastasse, dal fatto che, a causa dell’essere sotto contratto con lo Zadar che mai e poi mai lo avrebbe rilasciato, la prima stagione italiana sarebbe stata solo di duri allenamenti e priva di riconoscimenti (non i premi, ma quelli con la carta d’identità prima di disputare una gara) e referti.
D’altronde, anche se puo’ esser passato come inosservato a molti, oltre a quel commento potenzialmente azzardato accanto ad un tabellino di una partita di una rassegna giovanile, Boscia un ulteriore indizio lo aveva avuto: buon sangue non mente, e che due geni della palla a spicchi abbiano, seppur in maniera infinitesimale, una qualche affinità o similarità a livello di geni – intesi qui come patrimonio cromosomico – non sorprende:
Sì, avete visto bene: Dejan Bodiroga e Drazen Petrovic erano cugini (lo stesso vale ovviamente tra ‘White Magic’ e Aca Petrovic, fratello maggiore del Mozart dei canestri nonché ex-giocatore, più noto per la sua carriera da allenatore).
Se vi state chiedendo cosa faccia ai giorni d’oggi il buon Dejan, qui sotto impegnato nella più classica “gara di panze” con Jasmin Repesa,
sappiate che é membro del board di FIBA Europe, e si trova spesso a viaggiare per l’Europa.
Di giovani leve ne visiona tante, e probabilmente si chiede se sarebbe in grado di riconoscere a prima vista un nuovo “Bodiroga” qualora lo vedesse.
Che lui lo riconosca o no, tutti noi non vediamo l’ora che arrivi.
Come diceva una canzone: “Sex, droga i Bodiroga”.
Aza non male neanche come giocatore…chiedi a Pesaro se se lo ricordano