Ha vinto la medaglia d’oro ai Mondiali 1994 con il Dream Team 2.0. Ha fatto vedere i sorci verdi (e rossi, e gialli, e blu…) a Dennis Rodman nelle Finals Nba 1996. È stato 6 volte All Star. Tra le leggende che lo avvolgono, quella di aver schiacciato in testa a Leonardo Di Caprio durante un’esibizione ad uno show di Mtv e quella di aver fatto il chierichetto a Portland durante la permanenza con i sobrissimi Blazers di inizio millennio. Una di queste due storie è vera, decidete voi quale.
Shawn Kemp non è di certo passato inosservato nella Nba degli anni ’90. E non poteva passare inosservato quando, nell’estate 2008, la Sutor Montegranaro decide di puntare su di lui. Roberto Carmenati, all’epoca team manager dei gialloblu, era stato personal trainer dell’ex Sonics negli anni successivi al ritiro dalla Nba e garantì così sulle condizioni di Kemp, che veniva praticamente da 5 anni di inattività.
“Non sarà quello di 10 anni fa, ma ha la mobilità di Schortsanitis nell’azzannare pizze e tifosi”, assicura Carmenati”. Avrei preferito Alessandro Cittadini sbronzo in via Zamboni, ma sono sicuro che Shawn farà impazzire i nostri tifosi. Nel dopo partita”, dichiara entusiasta coach Alessandro Finelli.
Inutile sottolineare come le 13 mila anime della cittadina, reduce da un’annata clamorosa chiusa con l’eliminazione ai quarti di finale playoff contro la Olimpia Milano di Danilo Gallinari, lo attendessero spasmodicamente sognandolo già destinatario dei cioccolatini di Kiwane Garris. Per mangiarli.
La firma arriva il 18 agosto, ma il regnante, dopo vari rinvii, sbarca nelle Marche solo a inizio settembre. I tifosi di Montegranaro lo abbracciano subito con affetto, ma non mancano di mostrare al neo arrivato anche tutta la loro profonda attenzione alle radici culturali del loro nuovo idolo:
Nei primi giorni di allenamento, Shawn se ne sta spesso in silenzio e sulle sue, ma non fa mancare impegno e prove da vero leader. Specie nei locali della riviera, facendo la gioia di moltissime tifose. In campo, invece, fa fatica eccome. La prima prova in gialloblu di Kemp è l’amichevole del 10 settembre contro la Carife Ferrara neopromossa in serie A. Al PalaSavelli accorrono in 2.000 per la prima recita del nuovo re di Montegranaro. Pronti via e “The Reignman” mette dalla media (distanza, non birra) il primo canestro del match. Sarà anche il suo unico. Certo non lo aiuta la coca (cola, meglio precisarlo) da due litri prosciugata nell’intervallo del match. E per la Sutor arriva il ko.
Il giorno dopo, l’11 settembre, è quello della presentazione ufficiale alla stampa. ”Lavorerò giorno per giorno – dichiara – non aspettatevi 30 punti a partita, lavorerò per la squadra e farò tutto quello che serve per arrivare a vincere”.
E infatti, dopo altre due amichevoli in quel di Jesi nelle quali si segnalerà per un pennarello lanciato al vice allenatore, un coast to coast che sembrava riportarlo ai tempi di Seattle ed invece finisce drammaticamente con uno sfondamento e 13 chili di prosciutto della bottega di Papagnò divorati in panchina, Kemp farà ciò che serve alla squadra per arrivare a vincere: ovvero togliere il disturbo.
La sua avventura a Montegranaro si chiude il 24 settembre, giorno della presentazione della squadra, cui non si presenta giustificando il suo rientro in America con motivazioni personali. Sarà la definitiva parola fine sulla lunga carriera di uno dei giocatori più dominanti e spettacolari degli ultimi 25 anni. Verrà sostituito in fretta e furia dall’ex Biella Brandon Hunter e anche Roberto Carmenati, che tanto si era speso per questa operazione, la pagherà a caro prezzo lasciando di lì a qualche settimana il suo posto.
La Sutor strapperà nella primavera successiva una tranquilla salvezza. Più o meno in contemporanea, negli ospedali della zona si registra una netta impennata di nascite di bambini di colore.
E pensare che quell’omone di 208 centimetri e un centinaio di chili abbondante (molto, negli ultimi anni) con le sue terrificanti inchiodate al ferro suggerite dal fido Gary Payton aveva fatto tremare il regno di Sua Ariosità e bagnare noi, oggi stempiati trentenni, che all’epoca pensavamo di poterci eccitare solo con le avventure acrobatiche di Dawson’s Creek.