articolo di Giancarlo Migliola
In fondo a questo articolo trovate il cortometraggio “Ruocco e i suoi fratelli”. Ma per iniziare, ecco un piccolo assaggio.
Capitolo 1: Costanzo Show
Colpevolmente, non ero mai stato a Capri fino al 30 ottobre 2016.
Poi in Federazione pensammo fosse arrivato il momento di andare a intervistare Costanzo Ruocco, ovvero il miglior marcatore di Promozione degli ultimi 11 anni, e così insieme al mio videomaker di fiducia che per comodità chiameremo Marco Cremonini, ci ritrovammo nell’incanto della Piazzetta nell’ultimo weekend prima che Capri, come ama dire che ci abita, chiudesse. Per poi riaprire, con la calma dei giusti, in primavera.
Quella notte la Campania fu scossa da un terremoto non banale, non potevo immaginarlo ma quello era il primo segnale di avvertimento che questo cortometraggio non s’avesse da fare. La mattina successiva Capri era illuminata da un sole commovente: Costanzo ci raggiunse e ci raccontò la sua formazione cestistica da ostinato autodidatta, la scelta responsabile di non lasciare l’Olimpia per provare a salire di categoria, il malessere psicofisico al termine di ogni partita nella quale non segnava almeno 30 punti, oltre a mille altre dettagli su cosa volesse dire vivere a Capri.
Non visitarla, viverci.
Ci era sembrata una persona normale. Ci eravamo sbagliati.
Ci era sembrato il leader di una squadra normale. Ci eravamo sbagliati.
Nel primo pomeriggio prendemmo il traghetto insieme a sette suoi compagni per accompagnarli nella trasferta di Cercola. Io da solo in macchina e Marco insieme a loro, in otto accatastati nella Igor-Mobile. Perché certe tradizioni non le sconfessi certo per i primi due bellimbusti piovuti da Roma.
Capitolo 2: Il Bevitore
Al bar del Palazzetto, 40 minuti dalla palla a due, la prima rivelazione, nell’esatto istante in cui proviamo a rompere il ghiaccio.
“Che ruolo sei tu?”.
“Bevitore”, la risposta di uno di loro. Non prima di stendere la seconda birra di fila.
Nei successivi 60 minuti assistiamo alle seguenti performance.
- Costanzo esibisce i due rotoli di carta igienica che porta sempre con sè in trasferta, poi esce dalla toilette degli spogliatoi urlando ai compagni “Buona la prima”. L’espressione è sollevata. L’aria poco rarefatta.
- Elio e Lorenzo si fasciano due dita con lo scotch che solitamente io uso per chiudere i pacchi alla Posta.
- Il riscaldamento di Cercola ricorda quello di Duke, i nostri si dilettano a provare i “tiri impossibili”. Ammesso che per loro ne esista uno possibile. Due di loro seduti in panchina, smartphone in mano. La Serie A sta per iniziare, urgono ultime modifiche al Fantacalcio.
- Quando a metà terzo quarto dobbiamo lasciare Cercola per raggiungere Scafati, i cinque con la canotta dell’Olimpia scorgono del movimento in tribuna e all’unisono si rivolgono a noi per salutarci/ringraziarci. Serve aggiungere che la palla fosse in gioco?
Pochi minuti prima Elio, capitano storico del club, ci aveva raccontato della trasferta nella quale i nostri eroi avevano conosciuto e “ingaggiato” un ragazzo di due metri durante il viaggio in pullman. Il tipo si era presentato in palestra e l’Olimpia aveva vinto in casa della prima in classifica. Salvo poi essere punita dal Giudice Federale perché “…ovviamente il ragazzo non era tesserato per noi…”. Per ricordare la bella giornata però, Costanzo e gli altri avevano pensato bene di staccare una piastrella dello spogliatoio e firmarla. Tipo zolla del Santiago Bernabeu l’11 luglio 1982.
Qualche ora più tardi, nel viaggio di ritorno verso casa faticavo a rimettere insieme i pezzi: ero scesi a Capri per incontrare il Michael Jordan delle Minors, tornavo con un ampio reportage sulla squadra più improbabile che avessi mai avuto modo di conoscere. Otto “giocatori” con materiale tecnico disperatamente eterogeneo ma non uno straccio di allenatore, uno schema, dei colori sociali, una parvenza di organizzazione. Palla a Costanzo e s’abbracciamo, il Mantra. Parlai con Marco e ci trovammo d’accordo sul fatto che quel patrimonio di umanità varia non dovesse andare disperso.
Capitolo 3: Corto Caprese
Così, aprile 2017 io, Marco e la sua fidanzata Irene scendiamo a Capri per stanare “Ruocco e i suoi Fratelli”. Per quattro giorni li seguiamo, li inseguiamo, li costringiamo a rilasciare dichiarazioni contro la loro volontà. Rapiti quanto noi, ci descrivono la magia dell’isola, ci spiegano come si arrivi a 50 anni senza aver guidato una macchina, cosa significhi veder partire nel pomeriggio l’ultimo traghetto che ti collega al mondo, come per sei mesi Capri sia in fondo un piccolo paese della Campania e per gli altri sei venga invasa da centinaia di migliaia di turisti. Tra questi MJ, Beyoncè, Lebron, Obama e Will Smith.
Esploriamo la loro ingovernabile passione per la pallacanestro, l’amicizia che li lega sin da quando erano bambini, la legge quasi scritta che la palla vada sempre passata a Costanzo. E che poi si debba difendere in quattro perché Costanzo in qualche momento si dovrà pur riposare.
Dentro e fuori dal campo, sempre insieme a loro. All’allenamento che si risolve in 4 contro 4 quando va bene, per poi guadagnare lo spogliatoio/pub, dove stazionano un forno a microonde e la griglia per il barbecue. Perché dalla palestra si può andar via prima di aver messo 5 liberi di fila ma mai senza aver introdotto 2.500 calorie pro-capite. Sull’alcol, meglio stendere un velo.
Capitolo 4: “Come fanno a perdere contro di noi?”
In fondo non siamo andati a Capri per raccontare 10 giocatori di basket, siamo andati a Capri per raccontare la vita di 10 ragazzi. Per farlo, dobbiamo entrare nel loro quotidiano. Lorenzo Schettino ci racconta di quando durante una partita si è sdraiato in panchina, reduce da una sbronza eccessiva; Elio Sorrentino ci spiega quanto complessa sia la vita di un presidente/dirigente/magazziniere/assistente sociale/giocatore della stessa squadra. Francesco Di Donna ci ricorda quanto faticosi siano i ritorni da Roma, dove studia, per unirsi alla squadra nel weekend; Igor Del Core ci chiede perché a 54 anni suonati la Nazionale Over 50 continui a ignorarlo. Infine, Mario Esposito fa outing rispetto alla propria sterilità offensiva (“viaggio a una media di 1 punto a partita”) auto-certificandosi “offensivamente inoffensivo”. E poi ricordando amaramente le volte che il nonno gli fa notare il cognome sbagliato nel tabellino. “Ma perché scrivono sempre EspositoNE?”. Infine, Matteo Cacace ci svela il suo grande dubbio: “Spesso ci chiediamo, ma come fanno a perdere contro di noi?”.
Quattro giorni faticosi, perché a Capri l’unico tratto in piano è la Piazzetta, ma indimenticabili. L’ultima sera la partita di campionato con Afragola, persa. Con Igor che parte in quintetto, esce dopo 100 secondi e si gode il resto della partita a gambe accavallate. Con i timeout in cui tutti dicono la loro prima di tornare in campo. Con l’unico schema su rimessa d’attacco chiamato “Costanzo che urla” perché vede il Nostro invocare a gran voce blocchi multipli prima di scappare dall’altra parte, ricevere e appoggiare a canestro. Con Afragola, Ruocco viene braccato per 40 minuti e segna una cosa tipo 15-16 punti. Una delle peggiori prestazioni in carriera, puntualizza lui con lo sguardo perso nel vuoto e prima di riprendere la strada di casa. Gli facciamo notare che il giorno dopo ripartiremo, ci sorride ma davvero non se la sente di mangiare una pizza con noi. Ogni volta che segna meno di 30 punti, e fortunatamente capita di rado, Costanzo azzera la vita sociale sua e quella della sua famiglia. Espositone lo emula quando scende sotto il suo punto di media.
Capitolo 5: I Segnali
In quattro giorni giriamo materiale per 15 ore complessive, torniamo stanchi ma felici anche perché nonostante i continui spostamenti siamo riusciti a non farci rubare neanche una vite dei costosissimi strumenti di lavoro di Marco. Neanche uscissero da un film con Massimo Boldi, quando arrivano dalle parti del Vesuvio il romano e il bresciano medio combattono con uno stato di ansia (immotivato) per il timore di essere oggetto di furti, anche se ad esempio a Capri la delinquenza incide quanto Esposito in attacco. Ci sta quindi che a Napoli ti ricoprano come al solito di sorrisi e gentilezze e poi la videocamera da un miliardo di dollari tu te la faccia rubare nel tratto di Frecciarossa che va da Verona a Brescia. Secondo segnale in stile Jumanji, dopo il terremoto.
Il terzo arriva l’1 gennaio 2019, quando scendo nell’isola per la proiezione del corto nell’ambito di “Capri Hollywood”. A 20 minuti dalla partenza da Napoli, il traghetto si spegne e dalla Sala Motori iniziano a uscire fiamme alte diversi metri. Diversi minuti di panico, fumo ovunque, prima che il capitano della nave ci rassicuri sul fatto che “probabilmente” l’incendio è domato e quindi non “dovremmo” più correre il rischio di esplodere. Dopo tre ore veniamo rimorchiati nel porto di Capri, giusto il tempo di farsi belli e poi di godersi la proiezione dalla prima fila del cinema di Anacapri.
Un terremoto, un furto pesantissimo e il remake partenopeo del Titanic ci hanno provato ma non sono riusciti a fermarci, “Ruocco e i suoi Fratelli” ha visto la luce qualche mese più tardi: temo non lo vedrete su Netflix e neanche su SkyArte ma da qualche ora è su YouTube.
Realizzarlo è stato emozionante, pure con pochi mezzi e tra mille difficoltà.
La nostra speranza è che vi strappi un sorriso.
Da parte nostra non vediamo l’ora di tornare a Capri per poter rivivere un timeout senza senso della nostra squadra preferita. E per consegnare a Igor la sua prima convocazione in Nazionale.
Col cuore.
Giancarlo Migliola
Se dopo averlo visto vi sarete divertiti e ci vorrete ringraziare, potrete farlo con PayPal ([email protected]) o al seguente IBAN di Giancarlo Migliola: IT69A0311137130000000001327.
Il 50% della somma raccolta sarà devoluta (entro il 15 maggio 2020) agli Ospedali Civili di Brescia, per l’acquisto di materiale utile per la terapia intensiva.
Col cuore.
Giancarlo Migliola e Marco Cremonini