grafica di Davide Giudici
Tradizione e ambizione. Bastano due parole per inquadrare un campionato, quello di Serie A2, che si avvicina al suo epilogo fratricida. Tante piazze con un passato glorioso alle spalle ed un futuro che vorrebbero al piano di sopra, ma con lo strettissimo imbuto dell’unica promozione in palio: da domenica Trieste e Treviso da una parte, Casale Monferrato e Bologna dall’altra sono pronte a contendersi l’approdo in finale nel terzo turno degli estenuanti playoff del secondo campionato nazionale. Vi raccontiamo come ci arrivano. Enjoy!
ALMA TRIESTE
di Marco Pagliariccio
Quintetto: Mussini, Cavaliero, Green, Da Ros, Bowers.
Riserve: Fernandez, Prandin, Loschi, Coronica, Baldasso, Janelidze, Cittadini.
Coach: Eugenio Dalmasson
Regular Season: 1° posto girone Est (44 punti, 22-8)
Playoff: ottavi di finale 3-0 vs Treviglio, quarti di finale 3-1 vs Montegranaro
Un primo posto in regular season tenuto dall’inizio alla fine nel girone Est, sei vittorie su sette nei playoff, un’aurea di imbattibilità che sembrava inscalfibile almeno fino a metà stagione. Poi qualche scricchiolio ha iniziato a sentirsi in casa Trieste, specie lontano dall’Alma Arena, dove nelle ultime 10 partite esterne di regular season i biancorossi sono andati ko per ben sette volte: eccezioni i faticosi successi contro penultima e terzultima della classe, Roseto e Piacenza, e il sacco di Porto San Giorgio all’ultima giornata, decisivo per mettere al sicuro il ruolo di prima donna tra le 32 candidate al gran ballo del secondo campionato nazionale. La netta vittoria nella serie contro Treviglio sembrava aver scacciato le nubi, ma le fatiche della serie contro Montegranaro (con gara 2 acciuffata in extremis, ennesima sconfitta esterna in gara 3 e sudato successo in gara 4) hanno riacceso qualche spia.
L’innesto di fine marzo di un Federico Mussini che era finito ai margini a Reggio Emilia si è rivelato di vitale importante per i biancorossi, perché i problemi fisici di Juan Fernandez, metronomo con pochi eguali a questi livelli, hanno infatti finito addirittura per portare l’argentino fuori dai 12 in gara 4 dei quarti. D’altronde coach Dalmasson può permettersi il lusso di tenere in tribuna due senior a turno, roba mica da ridere. Tornando al talentino classe ’96, non è un caso che l’Alma abbia incassato nove vittorie su 11 partite dal suo arrivo, con l’ex St. John’s più di una volta determinante (vedi tripla del sorpasso nei secondi finali di gara 2 dei quarti contro la XL Extralight).
Il problema per i biancorossi è trovarsi di fronte quella che è stata la squadra che ha più impressionato nella seconda parte della stagione, ovvero Treviso, che già in stagione regolare, nella sua versione upgrade con l’innesto di Isaiah Swann ha abbattuto senza tanti complimenti la dominatrice della regular season. La De’ Longhi può spendere le lunghe leve del super Lombardi di questa post season per mettere la museruola al playmaker occulto dei giuliani, Matteo Da Ros (anche lui acciaccato ma capace di 23 punti in gara 4 dei quarti), ma il rebus per i veneti si chiamerà Javonte Green, capace di fare danni con un atletismo e una capacità di lettura dei passaggi che ha pochi eguali a questo livello. La forza di Trieste è però sicuramente quella di avere un gioco corale collaudato che la porta ad avere gerarchie ben precise e protagonisti diversi volta per volta. Per cui se l’atipicità di un lungo perimetrale come Laurence Bowers e le fiammate di Daniele Cavaliero rappresentano l’estro del team, altrettanto fondamentale è l’apporto dei cosiddetti gregari, ognuno capace di dare qualcosa con le proprie specificità. Emblematico è il caso di Giga Janelidze, passato dall’essere una promessa mancata in quel di Jesi ad avere un ruolo da fondamentale back-up di Da Ros e Bowers, insieme al veteranissimo Alessandro Cittadini. Ma anche Federico Loschi, reduce da una retrocessione sanguinosa a Recanati, ha trovato la sua dimensione sulla strada di Miramare e l’energia di Bobo Prandin (che sarà l’ex della serie contro la De’ Longhi) e il tiro da fuori mortifero di Lorenzo Baldasso sono armi affilatissime da poter tirare fuori al momento necessario.
C’è quantità, c’è qualità, c’è un percorso di crescita step by step iniziato un decennio fa: dopo la finale persa lo scorso anno, l’Alma non può accettare nessun’altro risultato che non sia il ritorno in Serie A dopo 14 anni e una voglia di basket che si respira fin sul Molo Audace.
DE’ LONGHI TREVISO
di Ubaldo Saini
Quintetto: Fantinelli, Imbrò, Musso, Antonutti, Brown
Riserve: Sabatini, Swann, Negri, Lombardi, Bruttini.
Coach: Stefano Pillastrini
Regular season: 3° posto girone est (40 punti, 20-10)
Playoff: ottavi di finale 3-1 vs Trapani, quarti di finale 3-0 vs Ferrara
Immaginate di essere a capo di un ristorante che punta a conquistare una stella Michelin. Avete un buon menù, un ottimo chef col suo staff, un parco clienti notevole, eppure manca qualcosa. Cosa fareste? Traslando questa parabola al mondo del basket, a Treviso, dopo tre regular season vinte ed altrettante eliminazioni patite ai playoff, è stata fatta una scelta precisa: tenere lo chef e cambiare il menù. E allora via libera al pick&roll, a tiri rapidi nei primi secondi dell’azione, dentro tiratori perimetrali efficaci e giocatori di esperienza. Il tutto senza prescindere dall’ingrediente principale per vincere i campionati: la difesa. L’esperimento è di quelli audaci. Anzitutto si parte con un solo americano, con la prospettiva di inserire il secondo in primavera: una scelta decisamente atipica. E il centro? Si opta per John Brown III, che non supera i due metri e che vede il quintale col binocolo, con al suo fianco un giocatore che non ha bisogno di presentazioni, ovvero Michele Antonutti. A martellare dall’arco ecco Imbrò e Musso, col confermatissimo capitan Fantinelli a dispensare la solita abbondante dose di cioccolatini. Dalla panchina, la verve di Sabatini, la solidità difensiva di Negri e il talismano Bruttini (tre promozioni nelle ultime tre stagioni, una toccatina è quasi d’obbligo…) sembrano proprio essere gli ingredienti giusti per puntare in alto, assieme ad un gruppo di giovani che conquisterà il tricolore Under 20. Ma questa è un’altra storia.
Teoricamente, si diceva sopra. Nella pratica arrivano diverse variabili a sparigliare i piani della De’ Longhi. Una lunga serie di infortuni – Fantinelli e Antonutti in avvio di stagione, Bruttini a dicembre – rallentano il processo di amalgama. Viene ingaggiato Eric Lombardi, un potenziale crac che però deve recuperare da un serio infortunio al piatto tibiale. La De’ Longhi gioca bene, ma è discontinua. Alterna vittorie importanti a sconfitte impreviste, sempre con scarti inferiori alla doppia cifra. Dopo il successo contro la Fortitudo del 3 dicembre qualcosa si inceppa, e Treviso sprofonda in una crisi che culmina con la sconfitta dell’antivigilia in casa di Imola: 79-62. E’ il punto più basso della stagione. Ma, come si dice in questi casi, “ciò che non ti uccide ti rende più forte”. Il calendario aiuta Treviso, che ricomincia a vincere contro Roseto, poi due larghi successi contro Orzinuovi e Piacenza ridanno morale. L’11 gennaio arriva il secondo USA, Isaiah Swann, combo guard mancina dal sorriso largo e dalla tripla facile. Ne sa qualcosa Trieste, sepolta a febbraio dalle 8 triple dell’uomo delle stelle (ne ha 57 tatuate sul braccio destro in memoria del padre). Preso il via, la De’ Longhi non si ferma più, nonostante altri infortuni in serie fermino prima Negri, poi Lombardi: nel girone di ritorno il bilancio è stato di 13 vinte e 2 perse, con le sconfitte di misura patite a Verona e Ravenna che hanno impedito il completamento di una rimonta che sarebbe stata clamorosa.
Grazie alla regia sapiente di “Mastro Pilla”, che ha saputo gestire finora al meglio questo gruppo, dosando i minutaggi e adeguando di volta in volta quintetti e protagonisti ai singoli incontri, Treviso ha superato Trapani al primo turno per 3 a 1, non senza soffrire la fisicità del roster siciliano, calando poi uno sweep contro una Ferrara dalle corte rotazioni, ma dal roster importante (Cortese miglior italiano di A2, Hall miglior giocatore). Treviso ha ulteriormente elevato il suo rendimento nella post-season, passando da 81,8 a 90,3 punti realizzati, col 56% da due e il 42% da tre, un saldo perse/recuperate in attivo, 19,6 assist, addirittura 104 di valutazione. Ora c’è Trieste, prova del nove di quelle toste. Ma con gli ingredienti a disposizione, la De’ Longhi ha tutte le carte in regola per ambire alla sua stella.
NOVIPIU’ CASALE MONFERRATO
di Eugenio Agostinelli
Quintetto: Tomassini, Bellan, Sanders, Martinoni, Cattapan
Riserve: Denegri, Valentini, Blizzard, Severini, Marcius.
Coach: Marco Ramondino
Regular Season: 1° posto girone Ovest (44 punti, 22-8)
Playoff: ottavi di finale 3-0 vs Jesi, quarti di finale 3-1 vs Udine
L’ultima del girone Ovest (e non dei Mohicani), l’unica sopravvissuta alle forze del girone Est è la prima classificata, la NoviPiù Casale Monferrato, quella del Marco Ramondino coach dell’anno in Serie A2, dell’esperienza dei veterani e dei giovani già in grado di prendersi i palcoscenici più importanti in questi playoff. Insomma, la prima posizione in campionato con otto sconfitte (le stesse di Trieste) non è casualità. È programmazione (dal rischio esclusione nell’estate 2013 per mancanza di risorse economiche, alla lotta per la salvezza con coach Griccioli nel 2013/14 per poi ripartire in una grande ascesa), è credere nei propri giocatori (sette stagioni per Martinoni, quarta per Blizzard, Tomassini e Valentini, terza per Denegri) e nello staff tecnico (Ramondino ed il suo staff sono alla quarta stagione consecutiva in Piemonte, ogni stagione con risultati migliori della precedente).
Quest’anno, Casale Monferrato ha confermato una volta di più di poter puntare davvero in alto, completando il puzzle con dei giocatori di qualità e funzionali al sistema del coach da Avellino. La NoviPiù fa della difesa e della fisicità due marchi di fabbrica del proprio gioco: i 71.6 punti concessi a partita agli avversari ne fanno la miglior difesa del campionato (solo una volta in questi playoff gli avversari, Jesi prima ed Udine poi, hanno superato la soglia degli 80 punti). Grazie alla lunghezza del proprio roster, la Junior ha potuto sopperire alla prolungata assenza del lungo croato Sandi Marcius (14 partite saltate in stagione regolare più il primo turno di playoff) dando fiducia al ’96 Luca Severini ed al ’97 Riccardo Cattapan, e trovando prestazioni importanti durante la stagione dal ’96 Simone Bellan e dal ’98 Davide Denegri. Poi, quando la palla scotta, si va dalle sapienti mani di Brett Blizzard: 38 anni di triple (43% da 3) e canestri decisivi (o quasi, vedi gara 3 ad Udine); o in alternativa da quelle di Jamarr Sanders, termine principale del gioco offensivo dei rossoblu e regista occulto (4,5 assist a gara), che insieme a Giovanni Tomassini hanno reso la NoviPiù molto più di una squadra, ma un meccanismo perfetto che riesce a girare anche in caso di malfunzionamento di qualche ingranaggio. E per questo, gran parte dei meriti vanno a coach Ramondino, che ora, come è solito fare lui stesso a metà partita, vorrebbe quello scatto decisivo da parte dei suoi per contrastare l’egemonia delle corazzate del girone Est.
La semifinale contro la Fortitudo Bologna sarà un banco di prova perfetto per la NoviPiù, che dovrà mettersi alla prova con una squadra che per il terzo anno tenterà l’assalto alla Serie A. Chi uscirà da questa serie affronterà probabilmente la favorita per la promozione tra le 4, la vincente tra Trieste e Treviso; ma Casale Monferrato, dopo anni di rebuilding, può dire di poter affrontare una semifinale playoff con la faccia, la voglia e la determinazione di chi può minare le certezze di ogni avversario.
CONSULTINVEST BOLOGNA
di Raffaele Ferraro
Quintetto: Okereafor, Cinciarini, Rosselli, Mancinelli, Gandini.
Panchina: Fultz, McCamey, Amici, Italiano, Chillo, Pini.
Coach: Gianmarco Pozzecco
Regular Season: 2° posto girone Est (42 punti, 21-9)
Playoff: ottavi di finale 3-0 vs Agrigento, quarti di finale 3-1 vs Verona.
10 minuti alla fine di Gara 4 contro Verona, a cavallo tra il terzo e il quarto quarto, la panchina ospite, quella di sponda biancoblu, è in subbuglio, Pozzecco lo è più di tutti. Fallo tecnico, è il secondo, Pozzecco è espulso. La seconda volta in due settimane. Il punteggio è di 70-70. Il vice Comuzzo incita i giocatori, Rosselli e Mancinelli parlottano tra loro, arriva anche Cinciarini. 7-22 il parziale di un ultimo impressionante quarto. Rosselli devastante, Cinciarini chirurgico, Pini energico. La fotografia della stagione della Fortitudo può essere questa: la pronta risposta alle difficoltà.
Partiti in estate con la guida tecnica di Boniciolli, la Fortitudo allestisce un roster di spessore ma con qualche dubbio in alcuni ruoli visto il grande affollamento nei ruoli di 3, 4 e 5. La regia è affidata ad una guardia prestata al ruolo di playmaker, McCamey, chiamato a mettere in moto le bocche da fuoco Alex Legion, Daniele Cinciarini e Stefano Mancinelli. La squadra fatica ad ingranare, non tanto nei risultati quanto nel gioco, ed arrivano anche tonfi pesanti in trasferta, -18 a Montegranaro, -23 a Jesi, -24 a Forlì, e vittorie spesso molto sofferte in casa. Nel girone di ritorno è palpabile che ci sia qualcosa che scricchiola all’interno e il 26 marzo, dopo la debacle contro Forlì, arrivano le dimissioni di Boniciolli per problemi di salute. Alcune voci parlano anche di qualche problema in spogliatoio. Il clima, comunque, non appare sereno. Nel frattempo Legion è stato messo alla porta, ed al suo posto è arrivato un giocatore completamente diverso, come Teddy Okereafor. La scelta sul tecnico ricade su Pozzecco. 3 vittorie ed 1 sconfitta in regular season, 3-0 negli ottavi di finale con Agrigento, 3-1 nei quarti con Verona. L’assetto tattico, dopo l’arrivo del Poz, è cambiato: in attacco viene lasciato molto più spazio al talento dei singoli, Okereafor ha messo ordine alla squadra, il trio Rosselli-Cinciarini-Mancinelli si è caricato la squadra sulle spalle, sotto canestro Pini è finalmente continuo potendo così far rifiatare Gandini che ha tirato la carretta per buona parte dell’anno. Amici e McCamey sono i due più grossi punti di domanda: sul primo, il talento non si discute, ma sembra abbia molte difficoltà (sia tecniche che disciplinari) ad integrarsi in un reparto dove c’è grande concorrenza, il secondo è ormai ai margini della squadra essendo il “senior” maggiormente tribunato dall’arrivo del nuovo allenatore.
La serie con Casale sarà un banco di prova molto importante. Contro Agrigento e Verona, la F ha fatto valere lo strapotere fisico e l’esperienza, ma Casale è una squadra che fa della fisicità una delle sue armi migliori. Casale è anche, e soprattutto, una squadra in grandissima fiducia. La Fortitudo ha invece ancora un rendimento altalenante, soprattutto in trasferta. Segnale non troppo positivo visto il fattore campo in favore di Casale nella serie.
Tre sono le chiavi per vincere battere Casale: primo, il rendimento del trio di italiani più forte del campionato, Rosselli-Cinciarini-Mancinelli, col primo che, quando è al massimo della forma (come ora), è probabilmente il giocatore più decisivo del campionato (e lo sa essere in tanti modi, non necessariamente facendo tanti punti), e la capacità del trio di mascherare la “assenza” di un americano; secondo, il fattore Paladozza che garantisce da sempre un fortino quasi inespugnabile; terzo, la tenuta mentale della squadra, perché quando la Fortitudo pensa solo ed esclusivamente a giocare, come nell’ultimo quarto in Gara 4 a Verona, sembra qualcosa di molto simile alla squadra più forte del campionato.
L’eterna sfida Est-Ovest
di Donatello Viggiano
Est-Ovest 7-1. A distanza di dodici mesi, la storia degli Ottavi di A2 si ripete, ma almeno stavolta Casale è ancora in corsa per cercare di frenare il dominio designato delle grandi favorite al ritorno in Serie A.
La Junior, alla decima qualificazione ai playoff negli ultimi undici anni, si presenta al penultimo atto della stagione come la partecipante apparentemente meno attesa, ma al termine di un cammino che ne ha visto rafforzare certezze e convinzioni nell’arco di una regular season comandata per tutte e trenta le sue giornate. Incarnando sogni e velleità di chi vuole opporsi ad un pronostico già scritto, è un po’ come se la società del presidente Cerutti rappresentasse un intero girone Ovest costretto nuovamente a soccombere (anche se la Coppa Italia l’ha vinta Tortona) nel computo delle sfide incrociate, ma penalizzato anche da qualche aspetto che emerge da un’analisi più ampia del singolo dato statistico.
A differenza di quanto accade ad Est, che da quando la A2 ha due gironi paritetici (’15-16 con Brescia-Fortitudo e Virtus Bologna-Trieste lo scorso anno) ha sempre portato in finale entrambe le squadre (nella NBA delle due conference non potrebbe succedere), la costa tirrenica, va detto, non ha avuto la medesima capacità di ripartire e programmare il ritorno tra le grandi. Nessuno, infatti, ha fatto meglio della Scafati vincitrice della Coppa Italia ed eliminata a gara 5 di semifinale da Brescia due anni fa, mentre, ad esempio, Virtus Roma e Siena, finaliste scudetto non più tardi di cinque anni fa, hanno fallito l’accesso ai playoff per la seconda volta negli ultimi tre anni. Ma la diversa composizione geografica dei gironi e la maggior concentrazione ad Est di squadre dall’illustre passato ad alti livelli, rendono, tra i due emisferi, la situazione disomogenea per una serie di ragioni. Trasferte più vicine (estensione fino all’Abruzzo dell’Est, viaggi da Piemonte a Sicilia con deviazione a Cagliari per l’Ovest) significano anche spese più basse e maggior possibilità di coinvolgere il pubblico ospite, occasioni interessanti specie quando al botteghino, ad esempio, si presenta la Fortitudo.
Investimenti e ambizioni che hanno cambiato anche la fisionomia e la filosofia dei club, passati dal talento e la gioventù di Candi e Moretti, all’esperienza di 10 o, come nel caso di Trieste e Fortitudo, addirittura 12 senior, con due giocatori costretti, a turno, a guardare la partita dalla tribuna. Metamorfosi cui Casale ha risposto senza provare a snaturarsi, conciliando i risultati con la faccia tosta e smaliziata dei suoi tre under (più i ’96 Bellan e Severini) costantemente nelle rotazioni, se non proprio nel quintetto del coach dell’anno Marco Ramondino: un ulteriore motivo d’interesse che questo campionato offre anche in prospettiva futura.