(seconda parte)
CSKA e numero di palleggi o di passaggi/movimenti senza palla. Finale secondo quarto. Il Cska muove la difesa. Horns lo schieramento, cioè due giocatori ai gomiti. Chi blocca non sono i due lunghi, sono un piccolo e un lungo. Il primo blocco è piccolo per piccolo e poi chi ha bloccato corre sul flare del lungo. La difesa Fenerbahce sta andando in automatico nel cambio contro il P&R diretto. Ma si perde contro questa situazione. Teodosic e compagni alternano soluzioni e trovano tre canestri. Che valgono ancora di più perché li sentono costruiti, alternando iniziative e letture. Break nel punteggio e, di più, avversario che sbanda mentalmente
Ultimo quarto. Scelta di mangiare secondi e lasciare da subito la palla nelle mani del prescelto per attaccare. Aumenta il numero dei palleggi. Diminuisce la difficoltà per la difesa, che sa come organizzare i 5 difensori in anticipo, giocando l’attacco da fermo. Aggiungendo il peso emotivo e la leggerezza di chi si butta in una rimonta istintiva. Il Cska non segna più.
Supplementare. Ritornano alla stessa idea. Sempre schieramento Horns. Sempre atipico perché c’è un piccolo. Unica differenza, adesso è il piccolo a bloccare il lungo che corre poi a bloccare la palla. Obiettivo impedire al lungo in difesa di fermare aggressivo la palla. E si finisce in lay-up, dopo aver fatto due passaggi, quasi un triangolo calcistico. Senza più giocare da “tuttifermi” e senza passaggi.
Fene, secondo quarto e palla in post basso. Il Cska con la solidità dei suoi cambi contro il pick and roll costringe Obradovic quasi a rinunciarci nel secondo quarto. La scelta è mettere la palla in post basso.
Sia ad un piccolo. Sia ad un lungo.
Giocando 6 minuti con Vesely e Udoh insieme. E lo spacing restringe il campo e la durezza difensiva del Cska regge fisicamente dentro l’area.
Ne escono solo 10 punti. Il merito principale è dell’eccellente difesa contro il pick and roll del primo quarto che ha portato ad una scelta differente come bisogno di percorrere altre situazioni di gioco. Non efficiente. Snaturando un po’.
Bobby Dixon. Quanti dopo 7 quarti di F4 erano pronti ad emettere il verdetto di un suo non essere abbastanza forte per vincere un’Eurolega? O peggio non appartenere a questo livello.
Bobby Dixon è giocatore d’istinto e di accelerazione dal blocco sulla palla. Nel primo tempo l’eccellente difesa Cska gli toglie ogni possibilità di prendersi un vantaggio. Poi un percorso tattico alternativo spegne il suo istinto. Che ritrova quando la partita diventa un voler rientrare di nervi (e giocate) più che di sviluppi.
Anche qui nessuna etichetta. Dixon e il suo modo di giocare. Non brocco o fenomeno.
(la prima parte dell’articolo, qui)