- IL SACRARIO DEL CESTISTA (Porretta Terme, Bologna)
La Pasqua racchiude in sé un controsenso. Se per il cattolico simboleggia la Resurrezione del Cristo che ha vinto la morte, per il comune mortale, con un po’ di spicci nel portafoglio e qualche giorno di ferie, vuol dire andarsene. Ultime sciate, primi bagni al mare, città d’arte: vi proponiamo qualche percorso turistico alternativo legato alla pallacanestro. Il 25 Aprile è alle porte: il 1° Maggio è un Venerdì, e la vacanza è il momento migliore per non perdere il vizio.
Il primo luogo di culto cestistico si trova a Porretta Terme, ridente paesino dell’Appennino tosco-emiliano, da cui passano centinaia di tifosi ospiti per poter assistere alle sfide fra Pistoia e Virtus. Qui, sulle rive del Reno, si trova il santuario della Madonna del Ponte: l’edificio, realizzato con blocchi di arenaria a pianta ottagonale – otto, come le province dell’Emilia Romagna di allora – ospita al suo interno il Sacrario del Cestista.
Nel 1956, 60 tedofori partirono con una lampada votiva dalla Basilica della Madonna di S. Luca di Bologna, e arrivarono al Santuario porrettano per l’inaugurazione della nuova Cappella. L’idea fu di Achille Baratti, storico dirigente felsineo ed ex presidente regionale F.I.P., che era tanto legato alla cittadina termale da portare numerose squadre a disputare ritiri e tornei precampionato. La stessa cerimonia fu ripetuta 40 anni dopo, nel 1996: un paio di mesi fa, l’ufficialità. La Madonna del Ponte è stata dichiarata “Patrona del Basket Italiano”, per cui si terrà una manifestazione il prossimo 19 Aprile. Oltre alle autorità locali, saranno presenti anche Gianni Petrucci e i Presidenti di Virtus, Fortitudo e Pistoia.
Dopo aver reso un giusto omaggio a chi vi tiene in piedi con lo scotch sui campi da basket, la cosa migliore da fare è scendere in paese e fare un salto alle Terme, o fermarsi in pasticceria, a mangiare i tipici zuccherini. Peso quasi 100kg. Fidatevi…
- MISERICORDIA! IL TEMPIO REYER
“Unica, Speciale, Meravigliosa” sono i classici commenti che escono dalle bocche dei turisti, ogni volta che si lascia Venezia. Loro guardano le gondole e il Guggenheim, la Fenice, il ponte di Rialto, Palazzo Grassi. Ma il cestista sa che, nascosto fra i canali della laguna, c’è un gioiellino di rara bellezza.
E’ la Scuola Grande di S. Maria della Misericordia, progettata da Jacopo Sansovino negli anni ’30 del ‘500 e inaugurata dal Doge Nicolò Da Ponte nel 1583. Per secoli, la sede di una confraternita laica: a partire dal 1921, anno di nascita della Società di Ginnastica Costantino Reyer, fu per cinquant’anni, fino al 1977, il campo di gioco della Reyer Venezia. Se pensate che nel 2015 è ancora possibile una città senza autovetture, è forse più assurdo credere a un 5 vs 5 a tutto campo fra gli affreschi della scuola del Veronese.
800/1000 Persone, gente che arrivava tre ore prima della palla a due (altrimenti non c’era posto…), quelli del “parterre”, diciamo così, che toccavano e incitavano i propri beniamini su ogni rimessa. “Era la nostra forza”, raccontano i giocatori dell’epoca: “grazie al contesto in cui ci trovavamo, si era creato un rapporto col pubblico spettacolare. Ci era vicino, quasi intimo. Gli americani vedevano il colonnato e le opere d’arte ed erano esterrefatti, non ci credevano. Gli avversari avevano qualche problema… e tutti sapevano che, per vincere il campionato, bisognava venire a fare risultato qui.” Gli scudetti Reyer datano 1942 e 1943, mentre l’unico titolo femminile è del 1946.
Anni dopo, la squadra si trasferì a giocare al palazzetto dell’Arsenale e, successivamente, al Taliercio di Mestre. Il vecchio Palasport diventerà un auditorium, curioso come uno che ci ha giocato più volte con la sua Cantù da avversario sia ora l’allenatore della squadra veneta, Charlie Recalcati. Adesso non ci sono più i canestri, ma abbiamo un precedente: fra un monumento e l’altro, perché non mettere un campetto in Piazza S. Marco?
- PARIGI, 1893: LA CHICCA D’OLTRALPE
Non solo a Venezia, ma anche in altre realtà italiane il campo da gioco delle squadre aveva una valenza storica: non tutti i bolognesi sanno che la Virtus giocava negli anni ’50 le partite interne nella centralissima Sala Borsa, oggi la biblioteca più importante della città e sotto il pavimento della quale sono tenuti resti sparsi della civiltà villanoviana, etrusca e romana.
Lasciando il Bel Paese per il Camembert, ci spostiamo direttamente a Parigi. Pensando alla capitale francese vengono in mente due curiosità: la prima, più importante, racconta come nel quartiere di Saint Denis sia stato costruito e si trovi, tuttora, il campo da basket più antico del mondo.
La palestra (in chiaro stile Liberty) venne eretta nel 1892, un anno dopo la geniale follia di James Naismith. Il pavimento è un tradizionale parquet ancora in buono stato, tanto che la struttura è rimasta attiva fino al giorno d’oggi e ci sono numerosi iscritti che si continuano ad allenare sul centenario legno sebbene, al centro della stanza, si trovino due pali di ferro che non rendono la palestra particolarmente adatta all’uso quotidiano. Rispetto ad allora, tutto è rimasto intatto: il ballatoio sovrastante il canestro era usato dai ciclisti come pista al chiuso in modo da poter correre in ogni momento dell’anno, solo i cesti sono stati – giustamente – smontati e cambiati. Fra i tanti cimeli storici, una targa commemora la prima partita europea di basket che si giocò qui il 27 Dicembre del 1893.
Chissà quanti stagger avrebbero potuto ispirare quei pali, e quante caviglie si sono distrutte per colpa di quelle mattonelle. Fra il Louvre, Notre Dame e il Musée d’Orsay, il vero cestista non si può negare una mezz’oretta qui dentro. Nella valigia portatevi la morosa e la palla, mi raccomando, anche perché quasi tutte le coppie di amici che sono atterrate allo Charles de Gaulle hanno visto la loro storia spegnersi nel giro di pochi mesi… ecco, questa era la seconda curiosità. Dicono che la Tour Eiffel porti sfiga. Dovevo star zitto?
NELLA TERRA DI DRAZEN: DALMAZIA / CROAZIA
Facilmente raggiungibile in macchina come in traghetto, molto più economica della capitale francese (a meno che non abbiate deciso di spendere tutti i vostri soldi in Long Island a Pag, piuttosto che al Veneranda di Hvar), la Croazia ha conosciuto dopo la guerra un “boom” turistico non indifferente, per la grande quantità di proposte che la storia e la natura hanno saputo mettere a disposizione. Oltre alle bionde, ovviamente, perché uno dei momenti salienti che ho vissuto agli Europei di Basket in Slovenia è stato avere di fronte un gruppo di 5 ventenni con la maglia di Srna, senza tacchi e sopra il metro e 80. Io ed Enrico abbiamo totalmente smesso di guardare la partita con la Finlandia, ma siamo troppo timidi, e giravamo col tricolore al collo. Lasciam stare.
Se il vostro tour comprende le doverose tappe a Zara, Zagabria e Spalato, una capatina a Sibenik (Sebenico) è fondamentale per chi ha la palla a spicchi nel cuore. Qui è nato e cresciuto il Mozart dei Canestri, Drazen Petrovic, da tutti riconosciuto come il più forte cestista europeo mai esistito. Citarne il palmares è quasi inopportuno, rivedere il documentario Once Brothers per l’ennesima volta riporta alla mente partite incredibili, voglia di vincere, commozione. Ecco due istantanee prese dalla città costiera: il campo da basket, con la statua dell’ex nazionale croato in posa giovanile palla fra i piedi, come ad aspettare il suo turno; la casa natale, dove campeggia il suo murales accanto agli stemmi delle squadre con cui ha giocato (Sibenik, Cibona Zagabria, Real Madrid, Portland Trail Blazers, New Jersey Nets). In alto, la scritta Jednom, i za sva vremena: letteralmente, “una volta e per l’eternità”.
Dall’Istria a Vukovar, passando per le varie isole, meritano una citazione i tantissimi campetti di cui la Croazia si fregia. Petrovic, Kukoc e Radja hanno dato una mano, questo è certo: ma è altrettanto chiara la base di partenza, quella della vecchia tradizione jugoslava. Se avrete mai la voglia di percorrere tutta la Dalmazia, l’ultima fermata del vostro motore sarà Dubrovnik (Ragusa). Zaino in spalla, canotta e braghe corte, chiedete delle mura. Ne vale la pena.
In realtà la palestra a Parigi non è Saint-Denis, ma XI° Arr. al 14 di Rue de Trévise (bada caso?), e ora c'è un ostello della gioventù.
andrò a parigi tra poche settimane. Posso comunque andare a visitarla la palestra, vero?
avete l'indirizzo della casa di Drazen?