È il primo giorno dopo la due settimane di Mondiali. Ci sentiamo più spaesati di Haddadi fuori dalla linea da tre punti, avevamo messo la foto della Boi sopra il comodino, chiamavamo “papà” il cuscino alla nostra destra sul divano. Ma prima del ritorno agli streaming ad orari improponibili, ripercorriamo quello che è successo nei 14 giorni scorsi con i voti a promossi e bocciati della kermesse iridata
10 – USA
“Il Team Usa più scarso di sempre”, lo definivano in molti. Alla faccia. Medaglia d’oro vinta con un fil di gas, scarto medio superiore ai 33 punti a partita (meglio aveva fatto solo il Dream Team del ’94 con 37,7), Irving MVP del torneo con dedica a King James. Sono lontani i tempi nei quali coach e giocatori chiamavano Diamantidis che li faceva a fette “il 4 greco”, gli Usa di oggi sono una squadra che conosce e rispetta gli avversari e che parte da questo per imporre un gioco fatto di difesa asfissiante e ritmi folli. Se poi iniziano a grandinare triple come in finale…
9 – SERBIA
Arrivare all’argento, la medaglia d’oro degli umani, con 5 vittorie e 4 sconfitte. Massima resa, minima spesa per la Serbia, che ha cambiato marcia proprio quando contava. Djordjevic ha girato il Mondiale dei suoi nel finale del match perso malamente contro la Spagna. Da quel sentimento di rivalsa dopo una prima fase da 2 vittorie e 3 sconfitte, i serbi hanno trovato la forza per svoltare, massacrando la Grecia negli ottavi, asfaltando il Brasile nei quarti e completando l’opera vendicandosi del beffardo tiro libero di Lauvergne togliendo alla Francia la possibilità di arrivare in finale. Molto merito va a un Teodosic così onnipotente che per un attimo è sembrato potesse anche raddrizzare la mascella di Kalinic, al vero “fear the beard” del torneo Raduljica e ad un Bjelica che per una volta non ha sbadigliato in campo.
8 – SPORTITALIA
Una cinquantina di partite trasmesse tra dirette e differite, approfondimenti in studio, la Boi che ci ha fatto perdere svariate diottrie. Una copertura da sogno quella offerta da Sportitalia, che ha deciso di puntare forte sul basket per la propria rinascita. Professionalità, simpatia, le perle di Mario Boni, per quindici giorni il nostro mondo è stato a spicchi. Almeno per chi ha la fortuna di ricevere il segnale.
7 – FRANCIA
I campioni d’Europa, senza Parker e una decina di lunghi, non sembravano poter lottare davvero per una medaglia. Ed invece dopo una prima fase di alti e bassi, i transalpini si sono ritrovati strada facendo, buttando fuori prima la psicolabile Croazia e poi facendo l’impresa nei quarti ammutolendo la Spagna. Peccato per l’orrenda prima metà di gara nella semifinale contro la Serbia che ha compromesso la corsa all’oro di Diaw e compagni, che hanno ritrovato sul più bello il vice Parker designato, Heurtel, ma soprattutto un Batum da schiaffi per 10 giorni che va a prendersi la nomination nel miglior quintetto del torneo con i 35 punti rifilati alla Serbia e i 27 alla Lituania.
6 – ARGENTINA
È stato un canto del cigno dimesso per la “Generacion Dorada” che ha vinto tutto nell’ultimo decennio. Non è bastato il brio di Facundo Campazzo a ridare nuova linfa ai vecchietti terribili Scola, Nocioni e Prigioni, troppo soli in una squadra che, alla lunga, ha pagato dazio ad un ricambio generazionale che non si vede all’orizzonte. La sonora sconfitta contro l’odiato Brasile di Magnano, poi, ha reso ancora più dura da digerire l’eliminazione agli ottavi. Anche se, oggettivamente, sarebbe stato difficile chiedere di più all’albiceleste.
5 – GRECIA
Chiudere un Mondiale al 9° posto con una sola sconfitta, peggio solo degli Usa campioni. Un mondiale paradossale quello greco. Un girone di qualificazione perfetto, nel quale gli ellenici giravano a meraviglia con un Bourousis mai così continuo e Antetokounmpo a regalare highlights e spettacolo. Sfortuna ha voluto che Zisis e soci si siano ritrovati davanti negli ottavi una Serbia in missione. Tutti a casa con largo anticipo, come a Eurobasket 2013. La rifondazione è vicina.
4 – CROAZIA
Genio e sregolatezza. I croati erano tra i più accreditati per un posto tra le prime quattro, vista l’enorme quantità di talento a disposizione e le riconosciute qualità di un coach come Repesa. E invece gli scricchiolii dell’esordio filippino sono diventati crepe dopo i ko contro Senegal e Grecia che avevano messo in giro addirittura la voce di un ammutinamento dei giocatori proprio contro l’ex allenatore di Roma e Bologna. Niente di vero, pare, ma la corsa croata si è comunque fermata davanti alla quadratissima Francia negli ottavi nonostante un Bogdanovic che in Nba ha grandi chance di ritagliarsi un buono spazio e un Saric con 6 denti in meno ma tante sicurezze in più in vista dello sbarco in Eurolega.
3 – SPAGNA
Più è inaspettato, più il tonfo è roboante. La Spagna, fino alla giornata-no contro la Francia, non aveva mostrato il minimo segno di cedimento. Ventelli e trentelli rifilati a destra e a manca, basket spettacolo anche contro squadre quotate come Francia, Serbia (le due poi a medaglia) e Brasile. Il sogno dell’oro a discapito degli Usa sembrava davvero a portata di mano. Poi il tonfo nei quarti. Oggettivamente, è ingeneroso andarci pesanti con una squadra che ha pagato a caro prezzo una serata storta. Ma la delusione è cocente e la sensazione che siano mancati un po’ di attributi nei momenti caldi resta. Specie se tre dei tuoi cardini, Rodriguez, Llull e Fernandez, si ritrovano alla terza finale persa nel giro di 4 mesi…
2 – FIBA sul caso BLATCHE
È stata la squadra simpatia del torneo. Il “c’era una volta” della favola asiatica di Blatchaneve e i sette nani era iniziato con il faccione tirato di Repesa dopo essersi salvato sulla sirena da una clamorosa sconfitta all’esordio e proseguito con le triple di Mighty Mouse Alapag a dare i brividi all’Argentina, ma non sembrava poter avere un lieto fine. Ed invece contro il Senegal, all’ultima giornata della fase a gironi, ecco la vittoria, la prima dopo 40 anni ai Mondiali, e i filippini esultato come se avessero vinto l’oro. Ci hanno fatto innamorare di una nazione che ha elevato il basket a religione. Ora per la Fiba, però, Blatche, stella della squadra, non può giocare i Giochi d’Asia del prossimo anno perché si possono schierare solo naturalizzati che risiedano da almeno 3 anni nel paese in questione. Se ne sono accorti solo ora? Intanto Robin Lopez ha dato la sua disponibilità, anche se il problema sarebbe lo stesso. Tutti sul carro dei vincitori!
1 – DRAGIC e le accuse all’AUSTRALIA
Forte è forte, per carità. Ma certo il buon Goran, dopo averci fatto imbracciare i fucili a Eurobasket 2013 mimando le big balls di belinelliana memoria, non è tipo che le manda a dire. Stavolta gli australiani nel suo mirino, accusati di aver perso apposta l’ultima partita del girone, contro l’Angola, per evitare gli Usa prima delle semifinali. A calmare le acque ci ha pensato la stessa Australia, facendosi superare negli ottavi dalla Turchia col buzzer-beater di Preldzic. Per la serie: meglio pensare al campo, i calcoli lasciamoli ai ragionieri.
0 – MERCHANDISING e PUBBLICITA’ DELL’EVENTO
Se a Eurobasket 2013, in Slovenia, quantomeno magliette e canotte dei padroni di casa erano reperibili nei palazzetti e nelle fan zone e le città sembravano vivere per il Mondiale, in Spagna non è stato proprio così. Possibile che un appassionato non possa trovare in vendita anche solo la divisa dei padroni di casa? O che non si vedano cartelloni pubblicitari o iniziative promozionali (a parte la striminzita fan zone al Porto Olimpico) sul lungomare di Barcellona, di fianco alle discoteche frequentate da migliaia di giovani? C’è molto da lavorare su questo fronte. Sarebbe il caso di fare una telefonatina ad Adam Silver per farsi dare una mano fra 5 anni.