“Dr. Jonathan Chase… ricco, giovane, bello. Un uomo col piu’ luminoso dei futuri. Un uomo con il piu’ oscuro dei passati. Dagli angoli piu’ reconditi dell’Africa, alle cime rarefatte del Tibet, erede del retaggio di suo padre e dei misteri piu’ oscuri del mondo. Jonathan Chase, maestro dei segreti che dividono l’uomo dall’animale, l’animale dall’uomo… Manimal!”

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Questa l’introduzione che caratterizzava l’esordio di ogni puntata di una breve ma molto intensa serie televisiva, divenuta cult nonostante l’esser andata in onda per due soli mesi, negli anni ‘80 (precisamente dal 30 Settembre al 17 Dicembre del 1983), sulla NBC: THE MANIMAL, ovvero un uomo capace di mutare forma e trasformarsi in creature animali per aiutare la polizia a risolvere casi e relativi crimini.

Per darvi un’idea, ecco il video della famigerata trasformazione in pantera:

Il nome vi dira’ sicuramente qualcosa: a distanza di 30 anni e piu’, e’ tornato pesantemente in auge, soprattutto in ambito cestistico, come il soprannome di Kenneth Faried (19/11/1989).

E’ proprio lui a spiegare l’origine di questo calzante nickname:

“Tutti continuavano a dire — ‘e’ un uomo, e’ un animale, e’ una bestia,’ ma nessuno sapeva come chiamarmi. Fin quando un mio amico se ne usci’ con ‘Manimal’ e io dissi: ‘Whoa. E’ perfetto.’ Ho anche i long dreads. Da li in poi iniziammo ad usarlo ed il resto della storia lo conoscete.”

hhCestisticamente parlando, a meno che non lo seguiste assiduamente da prima del suo approdo tra i professionisti (il che inizierebbe a sollevare qualche dubbio sulla vostra persona, ma al tempo stesso sarebbe giustificato dal suo essere entrato a libro dei record come il rimbalzista leader dell’era moderna, ovvero post-1973, con 1673 carambole raccolte scalzando un certo Tim Duncan fermo a quota 1570), la prima volta che avete visto il buon Kennet in azione e’ molto probabilmente la seguente:

Non male come biglietto da visita (numero uno della top 10 NBA della notte): i suoi primi due punti di sempre nella NBA, una giocata che lui stesso ricorda spesso nel corso delle sue interviste (il cui numero e’ aumentato esponenzialmente durante questa rassegna internazionale iridata) citandola come il momento piu’ emozionante di sempre nella sua carriera da atleta.

Kenneth e’ uno che ha saputo sfruttare subito l’occasione che gli si sia presentata: complice la stagione complicata di Nene’ dal punto di vista degli infortuni, si e’ ritagliato il suo spazio e si e’ piano piano costruito il suo nome della Lega, facendo della sua foga agonistica un marchio di fabbrica. Per ulteriori dettagli a riguardo, citofonare “Howard Dwight”:


o fare riferimento al Rising Stars Challenge (la sfida Rookies – Sophomores) dell’All Star Game, in cui la maggioranza degli invitati ha giocato in ciabatte, mentre Manimal si e’ messo di buona lena e ha fatto si che il referto accanto al suo nome recitasse 40.

Saper cogliere l’occasione si diceva, evenienza fronteggiata nuovamente in questo finale d’estate a stelle e strisce. Con la rinuncia last-minute di Kevin Durant alla rassegna iridata intercontinentale, Kenneth ha visto le sue prospettive cambiare drasticamente da un giorno all’altro: da potenziale sventolatore di asciugamani alla Mimmo Morena e dodicesimo uomo a 4 titolare di Team USA, con l’esplicita richiesta da parte di Coach K di “fare il salto di qualita’ e divenire un leader […] essere uno dei piu’ presenti anche a livello vocale sul parquet ed assicurarsi che tutti facciano il loro compito e cio’ che e’ stato assegnato loro”, ovvero un compito totalmente nuovo, mai richiestogli ad esempio in Colorado.

Ancora una volta non si e’ tirato indietro e, prestazione dopo prestazione, rimbalzo dopo rimbalzo, schiacciata coi denti dopo schiacciata coi denti, si e’ erto a protagonista operaio di questa compagine USA, che del Dream Team almeno sulla carta ha ben poco, non schierando a roster un singolo giocatore che si sia mai messo al dito un anello di campione NBA.

Nel caso in cui a volersi far ben volere non fossero bastati i tanti motivi sul parquet, come ad esempio quella volta in cui pur di aiutare i suoi compagni ha giocato nonostante un forte virus e ha vomitato in un asciugamanetto Gatorade in un timeout per la gioia dei vicini Koufos e Lawson (e della Powerade),

 

Manimal ci ha messo del suo anche fuori dal campo, divenendo un beniamino in quel di Denver (e non solo) quando ad esempio si e’ esposto a favore dei pari diritti degli omosessuali e delle relative unioni civili (qui il video insieme ad una delle sue due mamme) o quando, in tono meno serio, si e’ ritrovato in un video di TMZ a commentare il suo servizio per ESPN parlando con nonchalance dell’imponenza dei propri attributi o di quanto fosse irresistibile:

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Questi #MondialiTipo, il relativo oro e l’inserimento nel quintetto ideale della manifestazione (alzi la mano chi l’avrebbe mai pronosticato, a scapito di compagni di squadra come Anthony Davis) gli hanno ovviamente dato un grande risalto mediatico, ponendo interrogativi sul tipo di ruolo che andra’ a ricoprire la prossima stagione e soprattutto rendendo il rinnovo del contratto con i Nuggets da discutere prima del 31 Ottobre sicuramente meno ovvio ed immediato di prima.

Comunque vada, sono sicuro che, quando si siedera’ al tavolo delle trattative, Manimal si presentera’ nel suo modo genuino, come ha fatto nella conclusione del servizio di TMZ che avete visto poco piu’ su:

“Power Forward. Denver Nuggets. My name is Kenneth Fucking Faried.

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Valerio D'Angelo

Ingegnere romano malato di palla a spicchi. Lavoro a WhatsApp (ex-Google, ex-Snap, ex-Facebook) e vivo a Dublino, in una nazione senza basket, dal 2011. Per rimediare ho scritto il libro "Basket: I Feel This Game", prefazione del Baso. Ho giocato a calcetto con Pippen e Poz, ho segnato su assist di Manu Ginobili, ho parlato in italiano con Kobe in diretta in una radio americana e mi e' stato chiesto un autografo a Madrid pensando fossi Sergio Rodriguez.

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