Quante volte, sentendo parlare di quanto sia affiatata o meno una squadra, si fa riferimento allo spogliatoio: lo spogliatoio è unito, si è spaccato lo spogliatoio, il leader dello spogliatoio, etc… Diciamo subito che spesso quel termine viene inflazionato ma bisogna anche ammettere che un po’ di verità in quelle frasi fatte c’è. Perché lo spogliatoio è un microcosmo con una vita propria, con delle gerarchie inaspettate o spesso ribaltate, dove in alcuni casi si forma l’anima che reggerà la squadra.
Onde evitare discorsi un po’ troppo semplicistici o fuorvianti, vi dico subito che se però la squadra fa cagare, nemmeno il locker room (visto che ormai in serie A si parla solo inglese) può dare una mano a vincere, e se ci sono degli egoisti di merda che non passano mai la palla, non è che al momento di fare la doccia diventino super simpa. Giusto per essere onesti e realisti, eh!
Entrare in punta di piedi e cercare di non fare la mossa sbagliata è la regola base per chi è al primo anno in una squadra e si accinge ad occupare quello che sarà per tutta la stagione il suo angolo privato, nonché poltrona in prima fila per godersi tutte le stronzate che si dicono in quella stanza. Perché dovete sapere che basta varcare la soglia con un po’ troppa intraprendenza o noncuranza che stai automaticamente sulle palle a qualcuno. Non importa chi sei, se hai vinto qualche scudetto, se sei stato MVP dell’Eurolega o se giochi in promozione, tu appena apri la porta dello spogliatoio devi chiedere: “Dove posso sedermi?”. Non esiste che prendi l’iniziativa, perché quando arriva il legittimo e storico proprietario del posto che hai appena occupato, c’è quel momento di silenzio che anticipa i duelli del Far West e parte veramente la musichetta. Servirà l’aiuto di un compagno di squadra che risolve il tutto con: “No, si era messo li solo per aspettare, vai tranquillo…” Per lo meno così è il mio punto di vista e così è come mi sono sempre comportato. Ovviamente questo non succede se il posto occupato è di un giovane che, in quanto carne da macello, si cercherà in rispettoso silenzio una nuova posizione.
Altro aspetto fondamentale è l’accesso allo spogliatoio di chi non è uno dei giocatori, perché in realtà sono pochissimi quelli che hanno il “VIP Pass unlimited free access” con entrata libera pre e post allenamento: team manager, massaggiatore, preparatore e vice allenatori (a volte). No, non c’è un errore, è veramente difficile che il capo allenatore faccia vita da spogliatoio, a meno che non sia quel coglione del Poz, ma in questo caso non si può dire che sia un allenatore, infatti l’anno scorso io lo chiamavo Mister perché “coach” mi faceva ridere solo a pensarlo.
Se un estraneo fa capolino, di solito uso la tecnica del linguaggio dei gesti, nel senso che lo guardo e faccio oscillare il dito indice a destra e a sinistra con un movimento continuo. La reazione è praticamente sempre la stessa, l’impertinente capisce la sua imprudenza e chiedendo scusa indietreggia e sparisce senza far rumore. Se invece l’intruso rimane li a guardare perché, giustamente, non ha studiato il linguaggio dei segni, passo alla fase orale e, molto cortesemente, gli chiedo se può aspettare fuori o lo faccio rapire e torturare a suon di waterboarding.
Ogni giocatore ha il suo modo di salutare quando arriva al palazzo e di andarsene salutando quando l’allenamento è finito. Personalmente, a parte il saluto generalista a tutti i presenti, faccio il saluto personalizzato a quelli con cui ho più confidenza o con cui mi prendo di più in giro. Ad esempio, col Baso ci salutiamo entrambi allo stesso modo: quello che è già in spogliatoio accoglie l’altro con: “E’ arrivato il coglione”. Dominique Archie invece, quando entrava (ora se n’è andato in Belgio) lo salutavo con un bel: “You fucking make me sick” che, per chi non avesse confidenza con le lingue anglofone, vuol dire più o meno “Mi fai schifo”. Per salutare tutti prima di andarmene, da parecchi anni mi congedo con un bel “Peace, Love and Happiness” che fa contenti tutti, grandi e piccini e fa da contraltare alle volgarità che dico in precedenza.
Altro momento e argomento fondamentale è quello della doccia.
Da quando gioco scelgo sempre la doccia nell’angolo lontano dall’ingresso, nell’angolo per limitare lo struscìo con i membri (si, doppio senso) della squadra, lontano dall’ingresso per avere una visuale di controllo perfetta ed essere pronto alle secchiate di acqua e ghiaccio che possono arrivare in qualsiasi momento.
Infine se stò per entrare in doccia e il giovane/carne da macello sta usando proprio la mia, di solito gli do 15 secondi per abbandonare la postazione altrimenti sono costretto ad adottare metodi che i ragazzi dalla Convenzione di Ginevra non approverebbero. Non è nonnismo, è che a quarant’anni se aspetto nudo troppo tempo prendo la polmonite.
Si, ok, ho affrontato questo tema e subito avete pensato a quella cosa. Tranquilli, se avete fatto almeno una volta nella vita la doccia in gruppo, vi è caduto l’occhio proprio li. Succede a tutti, ma proprio tutti tutti (Va beh, agli americani no, perché per loro “that’s gay”, ma si sa che sono strani e quindi non fanno testo….). E’ come quando due cani si incontrano e si annusano subito il sedere, è un gesto automatico, ancestrale, che non ha niente a che vedere con la tendenza sessuale o l’invidia o quant’altro, è pura e semplice curiosità, goliardia (ovviamente senza mai offendere il diretto interessato) e spirito di gruppo. Certo, perché le storie su dimensioni e proporzioni si tramandano di generazioni in generazioni ed inoltre una delle prime domande che si fanno riguardo i nuovi arrivati è sempre: “A cazzi come siamo messi?” Non temo smentite perché so che ovunque è cosi ma, se ci fosse qualcuno che sostiene il contrario, sono pronto ad aiutarlo a reinserirsi nella società e ad essere rieducato.
Le regole non scritte dello spogliatoio sono sempre le stesse, a qualsiasi latitudine e longitudine e vanno rispettate e osservate come se fossero dei dogmi.
Alla prossima, amici. Pace, Amore e Felicità.
Teo, le facce della foto le conosco bene, anche noi ci conosciamo, abbiamo messo i piedi nello stesso parquet di Jesolo in estate, ma dove l'hai trovata sta foto?
L'ultima foto ! Che squadra !
L'ultima foto ! Che squadra !