Certo che tornare all’Eurolega, cinque mesi dopo il clamoroso upset del Maccabi sul Real, con Laboral Kutxa Vitoria-Neptunas Klaipeda è più sconfortante di un tiro libero di Erden. Ma quando la passione, come per me, è malattia, poco conta. Riecco il più grande spettacolo del basket europeo: l’Eurolega. Dentro tutto il meglio che può offrire la palla a spicchi alle nostre latitudini: i santoni della tattica, l’atletismo e il talento degli americani, la “garra” di slavi e argentini, le cheerleader sovietiche, le ambizioni di Milano e Sassari, ce n’è davvero per tutti i gusti.
Ci eravamo lasciati a metà maggio con l’incredibile capolavoro firmato David Blatt e Tyrese Rice che per il secondo anno consecutivo ha spezzato sul più bello i sogni bagnati del Real Madrid. Il Maccabi proverà il bis? Risposta lapidaria: no. Motivo primario: non c’è più Blatt. Lo dicevo da anni, David era il miglior coach d’Europa a mani bassissime. Una nuova sfida lo attende: quella di pilotare Lebron all’anello nella sua Cleveland, ma questa è un’altra storia. È vero, al suo posto a Tel Aviv c’è il suo vecchio vice, Guy Goodes, e il Princeton offense dovrebbe restare la linea guida del gioco maccabeo. Ma, cambiato il manico e cambiate alcune pedine fondamentali (oltre a Rice, il ritiro di Blu), sul mercato gli israeliani hanno rischiato forte. Le chiavi della squadra sono in mano a Jeremy Pargo, l’unico che Messina a Mosca poteva vedere meno di Teodosic, e il suo backup sarà Marquez Haynes, l’ultimo re di Siena. Sotto canestro l’arrivo di Aleks Maric renderà dura la vita a Schortsanitis. Nelle cene di squadra.
E allora ci chiediamo tutti: sarà l’anno buono per il Real? Risposta, lapidaria anche questa ma nel senso di lapide: o lo è o meglio che Laso si lanci nella curva della Stella Rossa con la canotta del Partizan. I blancos hanno sì perso Mirotic, emigrato ai Bulls a prendere lezioni da Gasol, ma hanno inserito tre elementi che dovrebbero dare ciò che è mancato nel finale della scorsa stagione: cojones. Nocioni sarà sì meno tecnico del montenegrino, ma quando il gioco si fa duro lui fa scorrere sangue (chiedere ai denti di Saric), Ayon è il ponte perfetto tra il molle Bourousis e il saladino Mejri e il gioco frizzante dei madridisti è l’ideale per far esplodere il tappo Campazzo. Con le Final Four da ospitare a casa propria, la tavola è già imbandita per il ritorno al successo a 20 anni esatti dal trionfo firmato di Saragozza firmato Sabonis e Obradovic.
Le alternative? Le solite: Cska, Barcellona, le greche, le turche. Messina ha lasciato Mosca e sembrava che in estate ci fosse aria di rivoluzione. Invece alla fine se ne sono andati solo l’allenatore italiano e il suo amicone Nenad Krstic (colui che disse “facendomi giocare da 4 mi ha ucciso”). Le incognite sono tre. Uno: coach Itoudis, alla prima stagione in una big europea dopo il quasi-miracolo al Banvit, sarà all’altezza della situazione? Due: Teodosic sarà ancora la Sagrada Familia del basket europeo o Djordjevic si sarà davvero reincarnato in lui? Tre: Nando “Aladin” De Colo le magie le farà in campo o scomparendo come spesso gli capita?
Il Barcellona anche quest’anno ha un roster più lungo della lista dei trofei vinti da Navarro, ma si avvia ad un ricambio generazionale che è da capire quanto potrà essere traumatico. Abrines ed Hezonja sono in rampa di lancio per cui La Bomba dovrebbe poter tenere le cartucce per le partite che contano, Sada è stato finalmente esiliato ad Andorra prendendo un giocatorone come Satoransky (sorpresa dell’anno, lo dico ora), sotto Doelmann e Pleiss coprono bene la partenza di Lorbek. Tutto bello? No. Deshaun Thomas al posto di Papanikolau potrebbe far tornare a piangere la Madonna di Civitavecchia, Pascual come allenatore mi convince meno di Balotelli all’Angelus papale. Ma tanto tutto passerà sempre dal pick and roll Huertas-Tomic.
La notte prima di gara 5 dei quarti dello scorso anno tra Real e Olympiacos ho sognato la vittoria dei greci di 20 a Madrid. Non ci ho pensato due volte quel venerdì mattina: 20 euro alla Snai ce le butto. Sprecai soldi. Ma c’è stato un momento in quella partita in cui credevo davvero che potessero farcela. Spanoulis è il motivo principale per cui, nonostante ogni anno questi partano a fari spenti, poi quando conta sul serio ce li trovi sempre. A parte Re Vassilis, è rimasto uno dei giocatori più pronti e completi del continente, Lojeski. È rimasto Dunston, che ha dimostrato di poter dominare anche al massimo livello europeo. L’ossatura è la stessa degli ultimi anni, insomma, con l’aggiunta solo di alcune pedine funzionali come LaFayette, Darden e l’ex Siena Hunter. In un modo o nell’altro, nelle prime otto ci saranno. Finché c’è Spanoulis, c’è speranza.
I cari cugini del Panathinaikos, invece, stanno prendendo da qualche anno una brutta china. Ok, finché c’è Diamantidis non si smerda di sicuro. Ritiratosi il compagno di mille pick and roll Mike Batiste, però, anche l’Imperatore biancoverde ha imboccato il viale del tramonto. Coach Ivanovic può essere un valore aggiunto, specie per far sbocciare i promettenti Bochoridis e Charalampopoulos, ma se sei nelle mani delle lune di DeMarcus Nelson…
In fin dei conti, però, il grande dilemma sarà: ce la farà una turca a caso ad arrivare alle Final Four? Mi fanno un po’ tenerezza, i mangiakebab. Personalmente, adoro il Galatasaray perché l’eliminazione nei quarti dello scorso anno per mano del Barça senza l’infortunato Arroyo grida vendetta. Quest’anno avranno finalmente Jawai a fare a panzate sotto canestro, Micov, Pocius e Aradori sono tutti giocatori, per diversi motivi, affamati di riscatto o di consacrazione e coach Ataman ha già fatto venire il cagotto a Krzyzewski ai Mondiali. Li voglio a Madrid, anche se sarà dura.
Fenerbahce ed Efes hanno fatto quello che fanno da anni: spendere e spandere con pochissimo raziocinio. Dei primi non capisco come Obradovic, dopo un decennio tra Jasikevicius e Diamantidis, si sia fatto prendere Hickman e Goudelock con pure Cuor di Leone Erden e l’amato Nemanja Bjelica. Finire nel girone della morte, quello di Milano, Pana, Barca e Bayern, non aiuta di certo.
Ancora più illogica la campagna acquisti dell’Efes targato Ivkovic. Il nulla sugli esterni, con Draper reduce da un’annata da sventola asciugamani a Madrid e Janning tutto da testare a questo livello con un ruolo importante, e una batteria lunghi sconfinata, con Saric in rampa di lancio con le spalle coperte da Perperoglu, Bjelica, Lasme e Krstic. Discorso inverso rispetto all’Olympiacos: anche trovassero la chimica giusta, troveranno il modo di non andare a Madrid. Anche solo perdendo il volo.
Insomma, le solite note. Possibili sorprese? Il Bayern spera in una chance ma il gruppo C rende tutto più complicato. Li adoro perché hanno sotto canestro i miei due lunghi preferiti in Europa: Savanovic è il più grande talento inespresso del continente ma è capace di tutto nella partita secca e John Bryant ha le mani di un pianista nel corpo di un grizzly. Pesic in panca è una sicurezza, senza Delaney in regia hanno perso parecchio, ma se Micic esplode e Stimac continuerà ad intimidire gli avversari col suo sorriso possono dare fastidio.
L’Unics dal Qualifying Round è uscita sì col pass per la regular season ma con qualche dubbio sulla tenuta sotto canestro, anche se gli esterni fanno paura. A Zisis affiderei pure mia moglie, Langford, Jerrells e James White li conosciamo bene, ma sotto canestro c’è molto da lavorare. Specie per i barbieri di Kazan alle prese con Sokolov e Sanikidze.
Le spagnole danno sempre fastidio. Valencia ha un Dubljevic in rampa di lancio ma bissare la stagione scorsa (Eurocup vinta, semifinale in Acb mettendo i brividi al Barcellona) sarà più dura degli addominali di Sato, Malaga ha perso Dragic e Calloway sostituendoli con Stefansson (ho fatto la vostra stessa faccia), Caleb Green e Golubovic, il Baskonia di Crespi è nelle mani di Heurtel e Shengelia.
Le altre? L’Alba Berlino ha inserito il campione Ncaa Niels Gieffey e avrà la spinta dei 14 mila della O2 Arena, il più basso nel Cedevita di Repesa è Roko Ukic con 195 cm e hanno Arapovic che è un fenomeno e lo farà vedere, uscire da Belgrado con lo scalpo della Stella Rossa è semplice come riemergere sani e salvi da una vasca di piranha, sogno Jasikevicius fare invasione di campo alla terza sconfitta del suo Zalgiris abbracciando una cheerleader e urlando “ragazzi, ora ci penso io”, rivoglio il Limoges che ci abbagliò col basket più brutto e vincente d’Europa nel ’94, Rochestie che porta il Nizhny in Eurolega e a Siena era una pippa, Shakur che al Neptunas dovrà fare pure il custode del palazzetto, il Pge Turow che… di dove cazzo sono questi?
E le italiane? Milano riparte dalle Final Four fallite sul più bello lo scorso anno, ma nel girone C non sarà facile già staccare il biglietto per la seconda fase, specie se la scritta “lavori in corso” vista in Supercoppa sarà ancora appesa al muro. Sassari, da matricola, è stata più fortunata ma il run and gun di Sacchetti si adeguerà al palcoscenico europeo?
Tanti quesiti, tanti spunti, tante sfide affascinanti da seguire tutte, per intero, in Hd, per 41 euro l’anno su Livebasketball.com. E io il venerdì sera a fare allenamento…