grafici di Fabio Fantoni
articolo di Marco Crespi

 

 

 

Ancora loro. Ancora gli Warriors e i Cavaliers a giocarsi l’anello. Che noia? No. La finale tra la squadra probabilmente più forte di tutti i tempi e colui che potrebbe essere considerato il più forte di tutti i tempi, beh, se vi annoia, il problema è grosso.

 

1. LeBron (con o senza però) gioca da solo.

Affermazione che, con però, sottintende “Segna tenendo sempre lui il pallone nelle mani, con gli altri a guardare il suo attaccare”.

Affermazione che, senza però, significa “E’ stata un’impresa solitaria arrivare in finale, giocando quasi da solo, visto la qualità delle prestazioni degli altri”.

In questa tabella e in questo grafico vediamo i numeri che fotografano quanto LeBron sia dominante nell’attacco dei Cavs. 

Tocchi e Usage% (cioè la stima della percentuale delle giocate di una squadra effettuate da un giocatore quando è in campo, 20% sarebbe la percentuale di ognuno in caso di una perfetta equa distribuzione) sui due assi. La superficie della foto di ogni giocatore è determinata dal numero dei canestri fatti direttamente o attraverso assist.

LeBron solitario in alto a destra. Fotografia reale, di una realtà vincente.

LeBron è Essere Speciale.

LeBron si esalta nella sfida, per andare oltre. Ha dichiarato: “Ogni possesso è una sfida”.

LeBron domina i possessi, ma il più delle volte domina la partita.

Gli altri. Hanno limiti per creare (JR Smith e Korver con meno di un tiro libero conquistato a partita). Thompson e Nance danno energia e verticalità, ma non tocco per produrre punti. Jeff Green ha talento, è una potenziale seconda punta, ma è anche un giocatore che può scomparire dentro un dubbio. Clarkson e Hood hanno l’ansia di attaccare per dimostrare di essere protagonisti ad un livello che non appartiene a loro. 

Insomma, la distribuzione dei possessi di Cleveland è questa. Con ragione, soprattutto vincente. 

Tante volte sono stati invocati gli altri. La presenza di almeno uno o due degli altri per aiutare Lebron. Ma l’aiuto prima che tecnico deve essere emotivo, il giocatore deve mostrare di esserci, di condividere con LeBron la sfida in ogni possesso.

Gara 7, secondo quarto, i Celtics sembrano in controllo aritmetico ed emotivo della partita. LeBron ci sta provando, ma il suo viso che diventa sempre più scuro e si traduce anche in assenze difensive.

Jeff Green si accende. Due volte in contropiede, accelerando con personalità. E meritando poi di essere isolato 1c.1 in post basso: 6 punti che riavvicinano Cleveland e soprattutto LeBron che cambia faccia non sentendosi più solo.

 

2. Chi è più decisivo tra Curry, Durant e Thompson ?

Una risposta certa non è possibile. Si gioca, e soprattutto si vince, di squadra. 

Nel grafico abbiamo un campione di solo sette partite (quelle della serie con Houston), forse troppo piccolo. Però si può leggere che nelle vittorie la somma dei punti dei tre sorpassa la media della serie. E contemporaneamente nelle vittorie nessuno segna il suo massimo dei punti. Se non sei l’unica prima punta, giocare di squadra significa saper rinunciare a qualcosa di proprio. E qui ci troviamo di fronte ad una squadra dove le stelle sono quattro.

Non ho risposto alla domanda? Vero. Non mi nascondo dietro a un “tutti e tre possono essere decisivi”. Concetto reale, ma scontato. 

Curry, è la risposta. Perché?

Perché Durant è un talento da opera d’arte, inarrivabile, che macina la sua meravigliosa partita quasi senza accorgersi della partita. Come qualità, ma anche come costante “fredda”, e con un raggio di 2, forse 3 palleggi per attaccare, non di più.

Perché Thompson è l’efficienza in persona. Nessuno riesce a produrre punti come lui (solo 46.2 tocchi a partita nei play-off, producendo 0.44 punti per tocco, per capire meglio, Durant è a 0.39 e Curry a 0.33). Però Thompson ha bisogno di esecuzione, di passaggi e blocchi per trovare vantaggio. E se gli avversari cambiano in difesa quasi contro ogni blocco, gli toglie la possibilità di vantaggio, riducendo -quindi- il suo volume di tiri.

Perché Curry può accelerare dal palleggio, giocare in ISO con il suo palleggio, usare il pick and roll e forzare i cambi. Senza dimenticare il suo raggio di tiro (9.9 tiri da 3 tentati a partita con il 38.5%). Soprattutto è devastante quando gli Warriors escono dai blocchi dopo una difesa vincente. Cioè è più indipendente dall’esecuzione dei giochi, e sa attaccare in transizione in maniera imprevedibile, potendo partire e ripartire dal suo palleggio, o dopo il passaggio.

14 punti in 10 minuti nel terzo quarto di gara 7, ribaltando il risultato.

E tutto ciò viene fatto con senso del gioco (nelle due clip preferisce attaccare due contro due), con velocità e raggio quasi infinito di tiro. Sapendo guidare con gli occhi i compagni, invitandoli ad osare alcuni passaggi, come quello splendido di Bell nella seconda clip. 

 

3. Ma perché quasi tutte le azioni finiscono 1 contro 1?

La scelta più frequente (ed è la più frequente perché è la più efficiente) è il cambio difensivo. Cambiare contro un blocco, sia quello portato tra due giocatori senza la palla, sia quello portato a chi ha la palla in mano. Cambiare significa non lasciare la possibilità di creare vantaggio, quindi chi riceve palla si trova sempre davanti un difensore, dovendo (ri)partire per attaccare in 1c.1. Eseguire lo schema e muovere la palla non costruisce vantaggi,quindi obbligatoriamente si finisce in 1c.1. Non è quindi una scelta, ma l’esigenza dettata dal campo. Non è né brutto, né bello, è la realtà del campo.

E la ricerca di dettagli e di trucchi per impedire alla difesa di cambiare facilmente, quasi in automatico, è continua e può fare la differenza in ogni partita.

In questa clip vediamo un blocco sulla palla e il pick and roll. E, prima Durant, poi Curry, non utilizzano il blocco ma “scappano“ dalla parte opposta per non andare contro il cambio già pronto, e sorprendere il difensore che lo sto marcando, attaccando dove c’è più spazio e meno traffico.

Qui vediamo uno Slip, che non è l’indumento intimo ma il nome del movimento dell’attaccante che sta andando a portare un blocco e, prima di portarlo, attacca a sorpresa con un taglio. 

Ciò rende complicato il cambio perché non può avvenire in automatico. Soprattutto perché se non c’è lettura e comunicazione in difesa, può portare a due difensori che pongono attenzione allo stesso attaccante.

Nella clip, Green taglia a canestro prima di portare il blocco e si procura un vantaggio che Curry completa con un passaggio dal timing perfetto.

 

4. Che cosa possono fare gli Warriors contro LeBron ?

Gli Warriors giocano una difesa organizzata (grande attenzione alla conoscenza delle caratteristiche di ogni singolo avversario), una difesa intensa in cui ogni giocatore può fare cambio su qualsiasi blocco (Pachulia rimane mestamente in panchina).

Gli Warriors sono quindi pronti a fare cambio, come hanno già fatto gli scorsi anni contro LeBron. Esattamente come ha fatto Boston contro LeBron nella finale dell’Est.

Ma LeBron sa leggere le difese e ha varietà di tiri. 

Quindi, proprio come dice The King, sarà sfida in ogni possesso.

Guardiamo due situazioni quasi identiche: la prima con LeBron contro Boston), la seconda con Harden contro GSW.

Nella prima entrambi vogliono arrivare all’1c.1 contro un difensore scelto. E ci arrivano attraverso l’arrocco (farsi cioè bloccare da chi è marcato dal difensore prescelto)

LeBron vuole Horford, e con la mano indica che vuole proprio lui e non Smart. Poi lo attacca. L’area di Boston è vuota, e con Horford sulla palla, nessuno può proteggere il ferro. 

Nella seconda Harden vuole Green. Lo ha davanti dopo il cambio, ma Green (che ha movimenti laterali normali, ma tattica del fondamentale difensivo) lo spinge verso destra, per negargli l’amata sinistra. Qui i GSW riempiono l’area, e -in più- hanno Durant a proteggere il ferro. E’ quindi evidente il dettaglio tattico di proteggere il ferro riempiendo l’area e cercando di rallentare LeBron. Così lo aspetteranno.

Un’ultima cosa. Lebron, aiutati dal cronometro dei 24”, raddoppiamolo. Non lasciamogli finire l’azione. Forziamolo a passare. Che siano gli altri a vincere o perdere, dovendo tirare con la pressione di essere lasciati liberi. E se decidiamo di raddoppiare negli ultimi 8”, ruotiamo, e alla fine non esiste il tempo per il secondo extra-pass.

 

Buone Finals a tutti.

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