Da Mercoledì 23 Marzo sino a Pasquetta, Lunedì 28, si è svolto a Bologna uno degli eventi più importanti del panorama cestistico giovanile italiano. E’ il Trofeo delle Regioni, sponsorizzato Kinder e dedicato alla memoria di Cesare Rubini, comunemente detto TdR dagli addetti ai lavori. I migliori giocatori under 14 e le più forti giocatrici under 15 vengono convocati dai responsabili tecnici delle proprie regioni, e sono chiamati, durante la settimana pasquale, a portare in alto l’onore del loro spicchio di terra.
Per alcune rappresentative si è trattato della prima volta in assoluto: se il maschile è riuscito a fare 20/20, nel femminile sono mancate all’appello solamente Molise e Valle D’Aosta. La Federazione ha messo a disposizione una decina di campi, alcuni dei quali poco fuori città (S. Lazzaro di Savena, Granarolo, Calderara, Castenaso). Ma il palcoscenico delle finali è stato lo storico PalaDozza, campo da gioco della Fortitudo e culla della pallacanestro bolognese. Qui sono andate in scena, nell’ordine, la vittoria della Lombardia a scapito della Sicilia (42-41), per il tabellone femminile; la finale italiana under 20, sempre femminile, dove Battipaglia ha rimontato uno scarto di 16 punti ad inizio 4° quarto vincendo, su Venezia, 58-55; infine, per il torneo maschile, il successo del Lazio, tanto a sorpresa quanto meritato, ai danni dei padroni di casa dell’Emilia Romagna, per 46-43.
Certo, di talento vero non se n’è visto tanto: i punteggi bassi, una costante di questa 6 giorni, lo testimoniano. Come suggerisce – giustamente – il buon Ivan Belletti, a parte qualche rara eccezione (la sfortunata Toscana, ad esempio), le cose migliori da un punto di vista tecnico le hanno offerte i ragazzi “stranieri”. Sasha Grant, il sosia under di Anthony Davis, è stato l’uomo solo al comando per la Sardegna. La Liguria è stata trascinata da un ragazzo interessante come Abramo Pene (scriverci sopra senza cadere in doppi sensi è stato oggettivamente difficile), mentre il Veneto ha presentato fra le sue fila Kevin Boateng, che ha evidentemente rescisso il contratto con il Milan preferendo il palmares di Franco Marcelletti a Mihajlovic. Non dimentichiamoci, però, che si tratta pur sempre di under 14, forse la categoria più pura del basket: gli unici blocchi considerati validi sono quelli per liberarsi dalle rimesse, parlare del fair-play in campo sarebbe superfluo, solo negli ultimi anni è stata sdoganata la zona che, comunque, è stata utilizzata come arma tattica solo dalle selezioni più deboli (Molise, Basilicata), per provare a giocarsela con le corazzate fino alla fine. Il contesto, l’ambiente, tutto ciò che è accaduto è stato spettacolare. I 2000 spettatori del Lunedì pomeriggio lo hanno confermato.
Ragazzi ma anche ragazze, dunque: una dimensione vista con un certo scetticismo da chi sostanzialmente non ha mai avuto a che fare con la realtà del basket rosa. Come il nostro Gerardo Franceschini, mio “collega” per questa 6 giorni: al ‘PalaPertini’, suo campo di competenza, si sono svolti solo incontri del torneo femminile.
Pure qui, la qualità non è stata uno degli aspetti esaltanti. “D’altronde, però, si parla sempre di giocatrici di 14/15 anni e per pretendere, da quel punto di vista, è ancora presto. L’intensità, la fiducia nelle compagne, la forza di crederci sempre indipendentemente dal risultato, il sostegno reciproco e l’entusiasmo sono gli elementi che hanno veramente fatto la differenza e che hanno reso l’evento così coinvolgente e a tratti emozionante, sportivamente parlando. Sono persone che sanno già cosa vuol dire sacrificarsi per un obiettivo comune. Ho visto allenatori preparatissimi, autentiche guide per le ragazze alle prese comunque con la propria adolescenza, coach e “padri” allo stesso tempo. Ho visto giocatrici che mi hanno impressionato per talento ed interpretazione del gioco: Panzera della Lombardia, all-around dalle mani educatissime, Stroscio, straripante attaccante della grande rivelazione Sicilia e Maroglio del Lazio, trascinatrice dalla personalità incredibile. Una su tutte, però, Rossini della Toscana: capitano, leader silenziosa, playmaker pura sempre con la testa alta, metronomo al servizio della squadra. Forse ne capirò poco ma, come si dice a Bologna, questa, per me, è buona come il pane. Partecipare al Trofeo delle Regioni è anche questo: confrontarsi con gli altri ma anche con se stessi, vedere se il tempo darà ragione alle proprie previsioni e intuizioni mentre chi gioca dovrà dare, in una qualche maniera, una continuità a quello che si è già intravisto”.
Maschi o femmine, sentirlo parlare è il racconto di un’esperienza comune. Svegliarsi alle 8 di mattina della Domenica di Pasqua per commentare una partita della Valle D’Aosta potrebbe essere il primo passo verso l’internamento: il secondo, è farlo con il sorriso stampato in faccia. Lo rifaremmo.
“Ho visto dodici partite, alcune avvincenti, altre da cardiopalma, altre ancora senza particolari emozioni. Le ho viste nella palestra dove sono cresciuto, ho avuto il piacere di conoscere tantissime persone, di capire quanto lavoro c’è dietro le quinte di eventi del genere. Ho avuto l’onore di farne parte, onore perché “lavorare” con la passione che si coltiva da quando si è bambini è probabilmente la cosa più bella del mondo. Se proprio devo dirla tutta, non ci credevo nemmeno io così tanto, all’inizio. È bello ricredersi, e quello che so è che mi sono divertito. A quelli come me basta questo.”
La settimana bolognese prevedeva una serie di eventi serali fuori dal campo, a cui hanno partecipato tutte le selezioni. Si partiva il Mercoledì, con la tradizionale cerimonia d’apertura svoltasi in Piazza Maggiore; P.A.O. per gli allenatori il Giovedì, il Venerdì è andato in scena uno spettacolo che ha visto protagonista la comunità di S. Patrignano. Virtus – Cremona alla Unipol Arena il Sabato, Santa Messa pasquale la Domenica, nella splendida cornice della Cattedrale di S. Pietro. Il Lunedì, poi, le premiazioni finali.
Ma il TDR, per me, è stato speciale perché mi ha permesso di riabbracciare un caro amico: il vice allenatore della Sardegna maschile, Simone Ghiani. A lui ho chiesto un paio di Ichnuse e un’intervista, sulla sua giornata-tipo di questa esperienza.
“Ci svegliavamo presto, specialmente quando giocavamo al mattino. Dopo una colazione abbondante, quasi inglese, partivamo alla volta del palazzetto condividendo il pullman con l’altra squadra. Eravamo alloggiati in un hotel in zona aereoporto, molto grande ma lontano da tutto, e ci spostavamo per mangiare al Circolo Benassi, che era esattamente dalla parte opposta della città. Ho avuto pochi momenti liberi, il Coach ci voleva sul pezzo e mi occupavo di fare e montare i video. Ma è stata un’esperienza che mi ha arricchito tantissimo, un’occasione unica di confronto con altri allenatori. In questi giorni sono riuscito a coronare il mio sogno: entrare al PalaDozza e comprare degli accessori della mia squadra del cuore, la Fortitudo. Il momento più bello è stato quando il ragazzo che alleno, che gioca nel mio stesso paesino di 3500 abitanti, ha messo la bomba che ci ha permesso di tornare in partita contro la Puglia, match che siamo riusciti a vincere dopo una gran rimonta. Sul nostro risultato (12° posto, ndr), va accettato e lo accettiamo, anche se ci è mancato davvero poco per poter fare qualcosina di più.”
Per quanto riguarda il torneo femminile, grande soddisfazione per Francesco Posti, allenatore dell’Umbria: anche le sue ragazze sono arrivate dodicesime, ma facendo meglio dei propri compagni maschi. “Sono abituato al TDR, questa era per me la nona edizione e ho sempre detto che in Italia non c’è un evento cestistico che riesca a coinvolgere così tanto come questo, figuriamoci quando viene svolto a Bologna, che per me è la vera Basket City. L’organizzazione è stata davvero ottima, le mie sono andate almeno 2-3 posizioni oltre le aspettative e potevano arrivare undicesime, peccato per la sconfitta con il Trentino Alto Adige. Ci siamo goduti gli eventi fuori dal campo, scoprendo anche dei bei locali per gli aperitivi… io stesso ho spaccato solo 3 lavagnette in una settimana, quindi vuol dire che ero abbastanza tranquillo.” Nessun appunto? “Uno soltanto: non ho capito la scelta della palla da gioco. Non l’abbiamo capita in molti, in realtà, perché ho sentito parecchia gente lamentarsi. Non possiamo recriminare su questo, però: l’hanno usata tutti…”
Sono stati 6 giorni molto faticosi e bellissimi, dove ho riscoperto il piacere di scrivere sul campo dopo qualche tempo. Il Lunedì sera, uscendo dal parcheggio di Piazza Azzarita, avevo già l’impressione che mi sarebbe mancato qualcosa.
Spero che ve ne possiate accorgere anche voi, come ha fatto Mario Castelli, solo leggendo.
Mi farebbe un piacere immenso.
Classifica finale Maschile
1° LAZIO
2° Emilia Romagna
3° Toscana
4° Veneto
5° Lombardia
6° Campania
7° Marche
8° Piemonte
9° Friuli Venezia Giulia
10° Puglia
11° Liguria
12° Sardegna
13° Umbria
14° Trentino Alto Adige
15° Sicilia
16° Abruzzo
17° Basilicata
18° Molise
19° Calabria
20° Valle d’Aosta
Classifica finale Femminile
1° LOMBARDIA
2° Sicilia
3° Friuli Venezia Giulia
4° Marche
5° Veneto
6° Toscana
7° Sardegna
8° Emilia Romagna
9° Liguria
10° Campania
11° Trentino Alto Adige
12° Umbria
13° Lazio
14° Piemonte
15° Calabria
16° Puglia
17° Abruzzo
18° Basilicata
(foto di fip.it)