Un paio di settimane e la regular season di Eurolega se ne sarà andata. Mi sono chiesto cosa mi avesse davvero sorpreso delle prime sette giornate. A parte l’aver trovato su Google Maps Klaipeda e Zgorzelec.

 

1) Il Cska meglio con Itoudis che con Messina? Mmmmm….

Ho ancora impressa negli occhi la faccia assente di Messina in sala stampa dopo la sconfitta contro il Maccabi nella semifinale di Milano di sette mesi fa. Un coach della sua esperienza completamente svuotato da una sconfitta che, capimmo poi, fece esplodere le tensioni di uno spogliatoio tranquillo come una passeggiata per le vie di Baghdad.

“Messina mi ha ucciso tecnicamente facendomi giocare da 4” ha dichiarato simpaticamente Krstic, uno degli epurati dell’estate russa. “Il Cska è una squadra molto migliore quest’anno, il cambio di allenatore ha fatto la differenza”, ha replicato qualche giorno fa Pargo.

Certo, non saranno due che rimpiangeranno molto dalle parti della piazza Rossa. Ma a Pargo tocca dare ragione.

Coach Itoudis viene dalla grande stagione in Turchia al Banvit e da una vita passata all’ombra di Obradovic al Panathinaikos, ma è alla prima esperienza in una big europea. Aggiungiamoci l’ennesima estate con la volontà di sbarazzarsi della colonia serba e le premesse, pur con gli ingaggi di De Colo e Markoishvili, potevano non essere subito così rosee.

Niente di più sbagliato.

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Itoudis è entrato in punta di piedi, senza dichiarazioni altisonanti, ma facendo la cosa più semplice ed umile da fare: definire ruoli chiaramente, senza tante fantasie tattiche:

  • Basta coi quintettoni con Khryapa da 3 che dominavano fisicamente gli avversari, specie nelle partite a basso ritmo, ma faticavano contro squadre da corsa col coltello tra i denti (do you remember Maccabi?). Krstic a quanto pare è morto sul serio e non è stato sostituito, il che ha significato maggiori responsabilità per Kaun e per un Vorontsevich che, approfittando anche dell’infortunio dello stesso Khryapa, sta rendendo con continuità mai vista in passato.
  • Weems non più usato in guardia ma stabilmente in ala piccola. D’altro canto, l’ex Raptors non è più solo un animale che salta in testa alla gente, ma un’arma totale. Ha affinato e variegato il suo bagaglio tecnico, aggiungendo un jumper affidabile e un tiro da 3 sempre più consistente (il 44% di questo inizio stagione è di ben 6 punti percentuali il miglior dato da quando è in Europa).
  • Utilizzo di Teodosic sfruttando l’assist estivo di Djordjevic: dalla panchina come uomo di rottura dietro ad un Aaron Jackson diventato ormai regista affidabile come lettore del gioco e sempre mortifero con spazio in penetrazione.

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Risultati, oltre al record di 7-0 aggiornato ad oggi:

  • Il Cska produce il basket più scintillante d’Europa. Un basket che bada al sodo, con schemi che portano il 4 di turno o in punta per aprire gli spazi al gioco interno di Kaun o verso il pick and roll che sull’asse Teodosic-Hines spesso si risolvono in splendidi giochi a due.
  • Sarà stata la cura Djordjevic, ma un Teodosic così continuo non lo si era mai visto. Lasciamo parlare i numeri. In Eurolega, il play serbo non era mai andato oltre i 12,7 punti del 2012/2013. Finora, senza mai partire in quintetto, viaggia a 17,4, col 68% da 2e il 44% da 3. Assist? I 5,0 del 2011/2012 erano il massimo. Ora sono 8,4.
  • Ancora cifre, stavolta quelle di squadra: dopo 7 giornate, quello russo è il miglior attacco dell’Eurolega, con 88,4 punti di media (la scorsa stagione erano 77,5, che scendevano a poco più di 73 in regular season) con le percentuali pazzesche del 58,7% da 2 e del 42,5% da 3, il tutto guadagnando terreno pure a rimbalzo (38,0 carambole a sera contro le 33,1 di un anno fa), viaggiando a una valutazione media di 110 e tenendo un ottimo 180% di rapporto assist/palle perse, secondo solo al fantascientifico 240% del Real Madrid.

Ah, dimenticavo: Khryapa non è ancora sceso in campo, Markoishvili ha giocato una sola partita, Teodosic ne ha saltate due. Insomma, avrebbero anche margini di crescita questi qua.

Scusami coach, ci vediamo a Madrid.

 

2) Saric sul sentiero di Kukoc e Mirotic? Mmmmmmm…

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Non sono mai stato convinto fino in fondo delle potenzialità (al massimo livello, sia chiaro) di Dario Saric. La lentezza di piedi, il ruolo non ben definito, un talento non proprio cristallino come quello di quel Toni Kukoc cui molti lo paragonano mi hanno sempre lasciato un alone di perplessità intorno a lui.

Ho sbagliato tutto.

Approdato in estate all’Efes anziché passare subito dal Cibona alla Nba (andateci voi nella mattanza di Philadelphia), l’ala croata ha avuto subito un inizio in salita con un coach non propriamente soft come Ivkovic, che nelle prime due giornate di campionato, complice qualche acciacco ed obbligato al turnover avendo in roster uno straniero in più del consentito, lo tiene per due volte di fila in tribuna. “Ecco, lo sapevo”, ho pensato tra me e me.

Papà Predrag sbraita un po’ per la situazione, ma Dario resta calmo ed esordisce regolarmente nella stagione europea partendo in quintetto contro Kazan. Buona prestazione, cui fanno seguito altre sempre più convincenti e con minutaggio in crescita, complice l’infortunio di un Krstic che, a quanto pare, è proprio amato da tutti: “Non posso dire sia stata una cosa buona [il suo infortunio], perché è un mio compagno di squadra e un’ottima persona, ma dopo il suo infortunio ho iniziato ad avere più minuti e ad avere più la palla in mano”. La faccia tosta non manca, le prestazioni migliorano (le medie al momento dicono 13,3 punti col 62% da 2 e 6,0 rimbalzi) fino al riconoscimento come Mvp del mese di novembre, titolo al quale arriva come più giovane della storia dell’Eurolega.

Esattamente tre anni fa, nel 2011, infatti, quello stesso premio lo vinceva Nikola Mirotic, che però era più vecchio di Saric di tre mesi. Impossibile non trovare punti di contatto tra i due: entrambi slavi, ruolo simile, percorso che porta verso la Nba che, pare, simile. L’ex Real sta facendo benone con la maglia di quei Bulls che furono di Kukoc. Saric è promesso sposo dei Sixers, che ne detengono i diritti.

Non lo augurerei nemmeno ad Aldemir. Ah no aspetta…

 

3) Boban Marjanovic il pivot più devastante d’Europa? Mmmmmm…

Boban chi? Il trequartista del Milan? Una mega scritta “bust” lunga come tutti i suoi 221 centimetri di altezza campeggiava da qualche anno sulla schiena del pivottone serbo. Con quella stazza, avevano pensato al Cska cinque anni fa prelevandolo poco più che ventenne da Vrsac, basta insegnarli a fare manovra e questo domina dalle nostre parti.

Progetto fallito dopo nove partite.

Sembrava una prematura fine per il centrone che era sotto la lente anche della Nba, ingolosita da un fisico elefantiaco come quello. E invece, dopo Mosca, Lituania, ancora Russia ed infine il ritorno a casa, in Serbia. Approda in silenzio l’anno scorso alla Stella Rossa e in Eurolega qualcosina fa vedere (tipo i 20 punti con 13 rimbalzi stampati a Big Sofo alla Nokia Arena), chiudendo una regular season di alti e bassi a 10 punti e 7,7 rimbalzi di media.

“Ma dai, è un palo della luce”, sentenziava qualcuno su Facebook qualche tempo fa. Con mia approvazione. E l’avrà pensato pure Djordjevic, saltandolo a piedi pari nelle convocazioni per i Mondiali di Spagna. Capisco perfettamente entrambi, perché contro pivot filiformi ed esplosivi la sua mole pachidermica lo penalizza e non poco e in attacco i limiti tecnici e fisici non mancano (tiro frontale e mobilità di piedi sono quelli del pivot di Prima Divisione calabrese).

Però quest’anno, sarà che a 26 anni è arrivato alla maturità cestistica, sarà che al secondo anno alla Kombank con 20 mila belve che ti sostengono un po’ di sicurezze tendi a trovarle, Marjanovic sembra aver davvero svoltato. In sette partite di Eurolega, due volte Mvp di giornata, 6° in classifica realizzatori a 17,3 punti di media, miglior rimbalzista a 10,1 ad allacciata di scarpe, primo per valutazione a 25,6 a sera. A sorprendere, oltre alla sicurezza con cui gioca e alla continuità con la quale i compagni di squadra lo cercano, è anche l’evoluzione tecnica. Il tiretto dai 3-4 metri si è fatto più affidabile, un paio di movimenti in post basso si intravedono e la Stella Rossa è a un passo dalle Top 16.

Però come uomini copertina con lui e Saric non siamo messi proprio benissimo.

 

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Marco Pagliariccio

Di Sant'Elpidio a Mare (FM), giornalista col tiro dalla media più mortifero del quartiere in cui abita, sogna di chiedere a Spanoulis perché, seguendo il suo esempio, non si fa una ragione della sua calvizie.

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