“Amore, per il viaggio di nozze io proporrei questo tour: partiamo da New York che sotto Natale è meravigliosa. Poi via a Los Angeles e da lì facciamo la West Coast toccando San Francisco, un paio di giorni (ma non di più) nei parchi passando per Las Vegas. Per concludere in bellezza Caraibi una settimana, ci stai?”
“Stupendo! Poi i Caraibi wow..facciamo così!”
Un piano GENIALE. Prevede tutto: città, mare, deserto, montagna. Ma soprattutto PALLACANESTRO! Di ogni genere, dall’NBA al College al liceo ai programmi televisivi dedicati. Per la gioia di mia moglie.
A poco più di un mese dal ritorno, questo è quello che ho vissuto da un lato sia umano sia cestistico (evito di parlare dei Caraibi per non prendere insulti).
NEW YORK
Il momento più magico della città più bella del mondo è forse l’arrivo. Sono le 16.45, sul taxi che dal JFK porta nel cuore di Manhattan. Macchine su macchine sfrecciano nella super strada, “it’s a 24/7 Nightmare sir” sussurra sconsolato il tassista pakistano arrivato da poco più di un mese nella Grande Mela.
Si passa sotto un tunnel, e all’uscita si è spettatori di una meraviglia: grattacieli infiniti con il tramonto che si riflette sui vetri, il fiume in lontananza. Pelle d’oca.
L’hotel è molto centrale, prima cosa che faccio in camera, in viaggio di nozze, naturalmente è…accendere la TV e mettere su ESPN. E’ come vedere Sky Sport 24, con la differenza che, invece di collegarsi a Vinovo o a Milanello, si parla di pallacanestro e football americano. All Day Long.
Nei pub le tv sono quasi tutte sintonizzate su U Conn – Duke di college basket, a fianco a noi un pompiere fuori servizio beve la sua ###esima birra. Sembra davvero di essere in un film.
Stiamo a New York 5 giorni, ho la fortuna di assistere ad un torneo di NCAA, mai visto prima dal vivo, al Madison Square Garden. 2 partite, la prima vale una C regionale, la seconda è molto ma molto meglio. West Virginia – NC State. I posti scelti sono ottimi, posso vedere la postazione ESPN con il Santone, Bob Knight.
Il Madison è pieno solo dal primo anello in giù, stipato di collegiali che più ad una partita di basket sembrano essere in una discoteca. Vedo girare più vodka lemon qui che al Pineta, intorti a ragazze ogni 5 secondi… le quali non disdegnano, anche se sono accompagnate. E’ proprio un altro mondo.
La partita viene vinta da West Virginia abbastanza agilmente, penso che vedremo Juwan Staten in Europa: gran crossover, fisico, una guardia non pronta per la NBA (bassina) ma con tanti punti nelle mani. Il livello atletico è devastante, quello tecnico un po’ meno ma ci sono tiratori coi fiocchi. Un ruolo che si tende a vedere sempre meno anche al piano di sopra (chi ce l’ha non a caso è nei primi posti della classifica, citofonare Korver).
Il giorno dopo si attraversa il Brooklyn Bridge (esperienza assolutamente consigliata per viste mozzafiato e selfie da nerd di lusso). Brooklyn è un quartiere molto più europeo, con locali meravigliosi dove tutti la domenica si danno appuntamento per tifare i propri beniamini della NFL. Non c’è mai pericolo di risse, solo qualche sfottò al massimo tra una Blue Moon (birra apprezzatissima oltreoceano, una specie di Weiss più “aranciata”) e le ali di pollo.
Andiamo a vedere Brooklyn Nets – Detroit Pistons: posti spaziali, attaccati al campo (costa meno che andare a vedere i Knicks), cerco Datome ma non è nemmeno in panchina. Arrivando un’ora prima, posso osservare da vicino il riscaldamento dei giocatori. Jerebko è un armadio, Singler è un professionista vero e svolge un prepartita intenso come pochi. Posso capire perché Datome è abbastanza chiuso, come ultimo arrivato tra l’altro.
Sono fortunato, il match è intenso e Brooklyn vince all’ultimo minuto: sarà l’ultima partita di Josh Smith, che sorprendo spesso a ridere con Drummond guardando van Gundy e impazzisce letteralmente quando non gli arriva la palla del pareggio. Ciao ciao J Smoove.
Il Barclays Center è letteralmente una meraviglia, un capolavoro architettonico dove si vede la partita divinamente un po’ dappertutto. I tifosi però c’entrano poco con la pallacanestro: per i primi 3 quarti quello che succede in campo è la loro ultima preoccupazione. Prima di tutto viene il cibo, di ogni genere, non si trova niente sotto le 1000 calorie. Poi il bere, bevono tutti come dei tedeschi in vacanza sul Lago di Garda. Il parterre poi è un inferno: si alzano in continuazione, chissenefrega se c’è un appassionato dietro di loro che magari vorrebbe vedere la partita. All’inizio mi incazzo, poi lancio i pop corn, alla fine sto in piedi anch’io.
Si chiude l’avventura newyorchese tra basket, passeggiate infinite, shopping compulsivo e un’atmosfera natalizia che non si può trovare in nessuna altra parte del mondo.
LOS ANGELES
Atterriamo a LA con maglione, piumino, sciarpa e cuffia: ci sono 23 gradi. Da Los Angeles l’indomani partirà il nostro tour guidato in giro per la California che finirà proprio con la visita alla città degli Angeli. Si tratta quindi di una notte e via per il momento. CASUALMENTE proprio quella sera cosa c’è? Lakers – Warriors. Toh, ho comprato i biglietti 3 mesi prima!
Arrivare allo Staples Center dall’hotel vicino all’aeroporto è come fare Bologna – Rimini. Los Angeles è infinita, una delle poche città al mondo dove puoi andare sia al mare sia in montagna.
Arrivati all’arena con largo anticipo, la statua di Magic Johnson all’entrata mi provoca una mezza sindrome di Stendhal. Dall’altro lato la gente pattina sulla pista artificiale. Con 23 gradi e le canzoni natalizie.. Vabbè.
Anche in questo caso i posti sono ottimi, in campo a un’ora e mezza dall’inizio per i Lakers ci sono Boozer ed Ellington, per Golden State David Lee e un ragazzo con il volto da bambino che sta tirando da 9 metri con la stessa naturalezza con cui io posso allacciarmi le scarpe. Scatto una roba tipo 50 foto a Curry mentre si riscalda perché è uno spettacolo: 15 minuti di 1 vs 1 con uno dei suoi assistenti, un 1 vs 1 giocato abbastanza intenso cambiando sempre le soluzioni a seconda delle scelte della difesa (chapeau all’assistente). Poi tiri liberi e tiri da 3.
Ecco dall’altra parte manca Kobe Bryant con mio sommo dispiacere, tenuto precauzionalmente a riposo. Lo Staples è tutto un altro ambiente rispetto al Barclays center: qui si respira proprio aria di pallacanestro, è come essere in un cinema mentre ogni azione viene scandita dalla musica della tastiera elettronica.
I Lakers vinceranno a sorpresa sfoderando la miglior prestazione dell’anno: il basket dell’Ovest è molto differente da quello dell’Est, lo si vede bene dal vivo. Azioni velocissime, conclusioni sempre entro i primi 10/12 secondi, una verticalità diversa. Non credo sia un caso che Atlanta, l’unica squadra a tener testa, giochi un basket molto simile con azioni rapide e partite giocate sul maggior numero di possessi.
Questa era l’ultima partita che avrei visto dal vivo nel nostro viaggio. Vale la pena però raccontare un paio di esperienze tra il basket e la vita vissuta nelle altre tappe.
LAS VEGAS
O ci andate con gli amici in cerca di simulare gli eroi de “Una Notte da Leoni”… o non perdeteci più di una notte. Casinò, figa, alcool. Stop. Ci siam stati per Natale: unica gioia i maxi schermi per vedere l’ NBA Christmas day e una vincita di 100 dollari alle slot. Fine. Tutto il resto è letteralmente fuori ogni logica, con hotel pazzeschi e uno spreco di denaro in mezzo al deserto unico.
SAN FRANCISCO
La città dove vivrei. Molto europea, quartieri meravigliosi e qualità di vita elevata a parte la zona del Municipio, presidiata dai barboni. Curiosità: essendo una città estremamente liberale, il “comune” addirittura viene incontro agli homeless. 150 dollari e 1 corsa del taxi gratuita a settimana. Se siete disoccupati e non delle cime, fateci un pensierino!
Non c’è un negozio ufficiale dei Warriors in città ma solo alla Oracle Arena, ma al Pier 39 potete trovare un negozio meraviglioso di sport dove si vendono maglie del college, della NBA e dell’NFL. I primi minuti ero andato in estasi e non sapevo da dove cominciare, ne vale la pena davvero.
E’ stato un viaggio davvero che non si può immaginare nel migliore dei sogni, e non solo per tutta la pallacanestro che ho visto dal vivo e che ho “respirato” (per cui devo anche ringraziare mia moglie, appassionata anche lei anche se non malata come me.. per fortuna!). E’ semplicemente un altro mondo che vale la pena di esser vissuto almeno una volta nella vita.
E’ stato inoltre la giusta ciliegina sulla torta di un matrimonio che i miei amici avevano deciso di festeggiare così..
Questo è il viaggio di nozze che vorrei fare anche io ..ovviamente occorre essere in 2 sensibili al gioco 😀 sperem!!
complimenti Ivan, se riuscito a far "viaggiare" un po' anche me!
Bel raccontro.. ma..(nella foto finale)
: il tizio con la maglia di Carlton e il tizio con la maglia di Danilovic sono andati poi a botte?