“Un genio è un uomo che compie in modo superlativo e senza sforzo qualcosa che molte persone non riescono a fare neppure con il massimo impiego delle loro capacità.”
Fin dal college, a Kentucky, Antoine Devon Walker ha sempre avuto una certa facilità, una facilità a capire il gioco della pallacanestro, a vedere prima il movimento di un suo compagno o un rimbalzo della palla sul ferro.
A Kentucky Walker vincerà un titolo, una squadra eccezionale allenata da quel mago di Rick Pitino. Come compagni i vari Ron Mercer, Walter McCarty, Tony Delk che arriveranno, chi con più fortuna chi con meno, a calcare i parquet dell’NBA.
Dopo il taglio della retina alla East Rutherford Arena, Antoine Walker ha le idee ben chiare sul suo futuro: il logo di Jerry West si staglia all’orizzonte come il simbolo di Batman nelle notti di Gotham. La NBA lo attende.
Il 26 Giugno 1996 si torna nel New Jersey, proprio alla East Rutherford Arena, teatro del trionfo Wildcats e di un draft che passerà alla storia.
“With n. 1 pick….. the Philadelphia 76ers selects… Allen Iverson from Georgetown University”: attesissimo, Philadelphia sapeva che la risposta ai suoi problemi poteva essere il play realizzatore.
Camby alla 2, Abdur-Rahim alla 3 (fortissimo a NBA Live), Marbury alla 4, un certo Ray Allen alla 5…
Tocca a Boston, tocca ad Antoine Walker. La franchigia migliore che gli potesse capitare, la franchigia che ha fatto la storia del gioco ma che vegeta in un oblio senza fine, in piena zona “retrocessione”.
Più avanti nel draft verranno scelti alla numero 13 Kobe Bryant e alla 15 Steve Nash. Prima di loro dico solo un nome: Vitaly Potapenko. GM di una squadra NBA, c’è speranza per ognuno di noi.
Il giovane Antoine si trova in una squadra senza scheletro, destinata ad aspettare altri buoni draft per costruire qualcosa di decente.
C’è David Wesley, ottimo tiratore ma 0 leadership, Dana Barros, Dee Brown più famoso per le sue schiacciate con le Reebok Pump all’All Star Game che per il suo gioco. C’è Marty Conlon e il suo tiro v.m. 18.
Insomma, siamo onesti: questi Boston Celtics non avrebbero fatto le top 16 in Eurolega.
Ed infatti il record di Boston al primo anno di Antoine è un inquietante 15 vinte e 67 perse. Le statistiche del rookie sono forse l’unica cosa da salvare: 17.5 punti di media, 9 rimbalzi e più di 3 assist a partita.
L’anno successivo cambiano un po’ di cose, la novità più grande è il coach. Rick Pitino accenda le lusinghe dei Celtics e prova l’avventura in NBA: ritrova Walker ma anche McCarty e Ron Mercer.
(a proposito, il 7 ottobre c’è una partitina carina… gli ultimi biglietti per la sfida degli NBA Global Games tra Olimpia Milano e Boston Celtics sono in vendita su Ticketone.it)
L’opening game fa tanto rumore: Boston batte i Chicago Bulls di Michael Jordan & Co, una partita straordinaria che cattura stampa e addetti al lavoro. E se fosse l’inizio di una nuova era per i Green? C’è tutta la partita sul tubo, per i veri nostalgici.
La stagione va decisamente meglio, ma Boston non riesce ad arrivare ai playoff con un record di 36-46 (curiosità: i Celtics arrivarono terzultimi nella Eastern Conference, sarebbero stati a rischio playoff con questo record nella scorsa stagione NBA…. diciamo che gli equilibri si sono un po’ spostati).
Il draft del 1998 sarà fondamentale per i Celtics e per Walker: con la decima scelta Boston decide di prendere Paul Pierce da Kansas.
E’ amore a prima vista tra i due, accomunati da talento, voglia di emergere e soprattutto voglia di vincere.
Le prime due stagione sono effettivamente traballanti, ma ogni tanto si vedono delle giocate per cui i tifosi biancoverdi vedono la luce in fondo al tunnel.
Stagione 2001/2002: in panchina Jim O’Brien (tra l’altro vice di Pitino a Kentucky e a Boston). La squadra pende dalle mani del duo più divertente della costa atlantica. Walker si sente a proprio agio, è leader della squadra: a ogni canestro importante esulta in un modo esilarante scuotendo tutto il corpo (parliamo di un 2.06 per 110 kg).
E’ una stagione da 22 punti di media per lui, Paul Pierce ne fa 26 di media. Boston finalmente torna ai playoff e viene considerata una mina vagante che può perdere o vincere contro tutti.
Il primo turno contro i 76ers è una battaglia al meglio delle 5 che arriva fino alla bella: il fattore campo viene sempre rispettato, fino in fondo. In gara 5 Philadelphia non molla ma i Celtics mettono in piedi uno show balistico da capogiro realizzando 9 bombe nell’ultimo quarto e, grazie anche ai 46 di The Truth, accedono così al secondo turno.
Boston prende fiducia, lo spauracchio del primo turno è superato, i Pistons sono necessariamente la prossima vittima sacrificale. Succede proprio così: Walker & co. conquistano il fattore campo vincendo ad Auburn Hills gara 2 e chiudono in 5 partite.
Finale di conference, Antoine non ci può credere: è passato da vedere il tiro di Conlon ad essere ad un passo dalla finale NBA.
Gli avversari però sono tosti come non mai: i New Jersey Nets di Jason Kidd e Kenyon Martin sono in missione esattamente come loro.
Le premesse sono eccezionali: Boston riesce a vincere gara 2 nel New Jersey e vola al Garden sapendo di poter andare sul 3-1.
Gara 3 però è un disastro, Jason Kidd mette le cose in chiaro e, all’alba dell’ultimo quarto, il pubblico è consapevole di dover assistere ad un lungo garbage time con i Nets sul +21.
Succede invece qualcosa di eccezionale
Kenny Anderson gioca come se fosse al Rucker Park, Tony Delk non sbaglia una scelta, Paul Pierce…. beh è Paul Pierce, Rodney Rogers gioca da 5 e Antoine Walker in difesa per la prima volta nella sua carriera è un muro e ruba la palla della staffa.
Fino a quella partita, la squadra che era avanti di 19 o più punti “entering the last quarter” era 171 – 0.
L’impresa dei verdi però non basta. New Jersey vincerà la serie 4-2 imponendosi nelle altre 3 partite contro il duo delle meraviglie Walker – Pierce semplicemente distrutto dalla fatica.
Finisce un sogno, anche se quei playoff a est rimarranno nella storia per la rimonta dei Celtics. Walker chiuderà i playoff con una media di 22 punti, quasi 9 rimbalzi e 3 assist.
L’anno successivo si ripete l’incubo Nets, stavolta nel secondo turno dei playoff. Celtics spazzati via 4-0, Walker non è quello della passata stagione ( anche se viene convocato per la terza volta nella carriera all’All Star Game) e la dirigenza ha piani diversi per il futuro.
L’uomo franchigia deve essere Paul Pierce.
Antoine va a Dallas, dove più che una squadra trova una collezione di figurine. La stagione successiva viene scambiato e mandato ad Atlanta. La sua carriera prosegue non come previsioni, il suo cuore “bleed Green” e la sua speranza è quella di tornare a calcare il parquet dove più si è divertito.
Io non credo molto alle favole, ma nella pallacanestro c’è sempre una seconda possibilità: Febbraio 2005, Boston si riprende suo figlio: Walker torna ai Celtics, c’è un playoff che li attende. Il ritrovato feeling col canestro però non è abbastanza per evitare una bruciante sconfitta contro i Pacers in gara 7.
E’ questo l’ultimo capitolo della storia di Antoine Walker a Boston. L’estate del 2005, nello scambio più “incasinato” della storia della Lega, l’ala viene ceduta a Miami. E’ proprio in Florida dove, incredibilmente, Antoine Walker realizzerà il suo sogno, che sembrava ormai pura utopia: Miami vince l’anello in una Finals NBA pazzesca contro Dallas.
Il suo contributo è fondamentale: 13.3 punti di media e 5.6 rimbalzi per lui.
Un amore eterno con Boston e la giusta conclusione della carriera con l’anello a Miami. La favola sembra finire qui.
Anzi, io voglio che finisca qui. Un artista di questo sport, un GENIO appunto. Antoine Walker è soprannominato “The Genius”.
Con un genio tutto è possibile, nel bene e ogni tanto nel male.
Se provate a digitare Antoine Walker su Google o Youtube, i primi contributi che avete a disposizione non hanno un parquet come sfondo.
Il titolo dice tutto: ebbene sì, The Genius si è sputtanato la bellezza di 110 milioni di dollari. Lo racconta a Yahoo Finance in un video di una schiettezza al limite dell’imbarazzante: lusso, regali, gioco d’azzardo, donne, ville, gioco d’azzardo, gioco d’azzardo, gioco d’azzardo…e tutti i miliardi guadagnati, l’anello NBA addirittura, tutto svanisce come neve al sole.
Preferisco chiudere l’articolo con il ricordo di Walker giocatore in maglia Celtics piuttosto che una persona sola, triste e tremendamente sovrappeso.
- Giornalista: “Why do you shoot so many 3’s?”
- Walker: “Because there are no 4’s.”
Solo UN GENIO può rispondere in questo modo.
(disegno di Antonie Walker in copertina, a cura di http://fanciullodelghetto.blogspot.it/)
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