Nel mezzo del camin dei playoff NBA, prima dell’inizio dei quelli di A1, a un mesetto dall’ultima campanella a scuola, nelle giornate in cui si studiano i piani vacanzieri, tra un arresto e l’altro in Italia, tra il 35esimo e il 97esimo starnuto causa maledette allergia… da 20 anni a sta parte c’è l’evento cestistico europeo più bello di tutti: le Final Four di Eurolega. E’ una 3 giorni che ti prende e ti porta in un mondo di pura cultura sportiva che Bertomeu e soci stanno trattando come si vede solo oltreoceano tra eventi mediatici, partite al cardiopalma ed entusiasmo di tifosi e semplici appassionati. Non avete mai seguito l’Eurolega? SHAME ON YOU! Ma il tempo per recuperare c’è, ed il tempo è arrivato proprio questo weekend, proprio in Italia. Se fate l’alba per l’NBA, dovete anche rinviare aperitivi e serate tra venerdì e domenica. Le final four se lo meritano. Perché? Ecco 7 (non 3, né 5, né 10.. siamo innovativi, noi) motivi per restare incollati davanti alla tv, al computer e seguire la kermesse:
1) LA STORIA
In ogni fottutissima final four c’è sempre stato un momento che è entrato nella storia del gioco. La bomba di Djordjevic per il trionfo del Partizan nel 1992, il Limoges ossia il più brutto basket vincente della storia, lo Zalgiris Kaunas, l’incredibile remuntada dell’Olympiacos col CSKA un paio di anni fa, l’incredibile remuntada dell’Olympiacos l’anno scorso. Non c’è motivo per non pensare a qualcosa di eccezionale anche quest’anno. E bisogna esserne testimoni.
2) EL CLASICO
Due polisportive che si odiano in qualsiasi sport, Rudy vs Navarro, blancos contro blaugrana. E’ LA partita, Real Madrid vs Barcellona. Anno scorso fu meravigliosa e incerta fino all’ultimo secondo, quest’anno è già stata finale di Coppa del Re… e tendenzialmente ci eravamo divertiti…
3) L’ONDA GIALLA
Alle Final Four di Bologna nel 2002 arrivai al palazzo alle 16, prima semifinale Maccabi – Panathinaikos. Prima cosa che vedo è una maglia gialla a qualche centinaia di metri dall’ingresso. Poi un’altra. Un’altra. Un’altra. Giro l’angolo: una marea di tifosi del Maccabi festanti pronti a tifare Tel Aviv. Dentro fu uno spettacolo, tifo assordante e festoso. Quest’anno arrivano in 6mila dicono, saranno brividi anche per quelli che la seguono da casa.
4) MESSINA E IL SUO CSKA
Ha cambiato modo di allenare Ettorino. L’esperienza oltreoceano alla corte di Mike Brown (quando penso a Messina “trice” di Brown sono sempre a rischio attacco epilettico) ha portato qualche innovazione nel suo gioco. Qualche isolamento in più, un basket forse meno solido ma più atletico. Cambiato o non cambiato, il coach arriva sempre dove vuole arrivare: sono Final Four anche quest’anno. Giocherà “fuori casa” contro il Maccabi (il tifo russo è caldo e coinvolgente come il TG3), tutti sognano la finale contro una spagnola.
5) MILANO, ITALIA
Dopo 12 anni, proprio dopo quella Bologna, il basket che conta torna in Italia. In un palazzo fatto apposta per la pallacanestro, in una città e in una regione dove si è respirato il primo basket italiano che contava. Anno scorso Londra fu splendido teatro. Ecco esatto, giusto teatro. Un’arena da togliere il fiato ma non adatto ad un evento che sprizza pallacanestro e devotion da tutti i pori. Forum esaurito da mesi, Milano si sta facendo bella per il nostro sport.
6) LE CHEERLEADERS
Sarà l’unica volta in cui consiglio vivamente di non cambiare canale durante il time out. A noi piace tanto la pallacanestro, i tatticismi, l’Eurolega e l’NBA. Ma finchè il detto non diventerà “tira più una bomba di Llull che un carro di buoi” la componente femminile non può essere ignorata. Cheerleaders del CSKA contro cheerleaders dello Zalgiris per esibirsi nella finalissima. Saranno presenti anche in Piazza Duomo. Il trucco è arrivare e presentarsi prima di Cerella.
7) IL BASKET
Perché alla fine si arriva sempre lì. Perché se in migliaia di persone da tutto il mondo saranno con gli occhi puntati a Milano è solo merito della palla a spicchi. Perché in Europa si gioca una pallacanestro meravigliosa adesso, ogni possesso è una mossa di scacchi, ogni movimento è frutto di ore e ore passate in palestra tra gli urli del coach. Perché per 40 minuti non si respira, si vive in trance, non ci sono cellulari, fidanzate, mogli, figli, lavoro che tengano. E’ tutta un’ammirazione per il più bello sport del mondo, perché per noi la pallacanestro è religione.. anzi.. è DEVOTION.
Mi sono arrivati i biglietti oggi. Me ne basta anche uno di motivo per andarci