“Ciao a tutti! Lunedì 30 Agosto comincerà la stagione sportiva della serie C, ci troviamo alle ore 20 al parco davanti al palazzetto. Godetevi questi ultimi giorni di ferie che poi si inizierà a fare sul serio. Il Coach”
Solitamente, questo è il messaggio che ti arriva sul cellulare la sera della vigilia di Ferragosto alle 22:46. In quel momento la cosa non ti prende tantissimo, diciamo così: stai facendo aperitivo prima di entrare al Pacha di Ibiza, hai bevuto un paio di oceani di coca & rum con la carta di credito che piange sangue ogni volta che la tiri fuori dal portafoglio, e qualsiasi donna delle pulizie ti userebbe per scopare, sì, ma al posto dello straccio. Dopo quei 10 giorni di follia torni a casa, e scopri di avere l’aspetto fisico di John Belushi in Animal House e una pancia fatta a mappamondo: se la tocchi non gira solo lei dall’altra parte, ma anche il resto del corpo.
Arriva il giorno del ritrovo, saluti e abbracci con i vecchi compagni, l’allenatore ti squadra malissimo perché a quel famoso messaggio tu, ovviamente, non gli hai mai risposto. Discorso di rito del Presidente, solite frasi fatte e sempre attualissime (“C’è un progetto con i giovani del vivaio” “Puntiamo a fare meglio dell’anno scorso” “Crediamo molto nel nostro lavoro” ecc.), si può partire: 15’ secchi di giro del parco, andature con scatti e ritorno, allunghi in salita, classiche serie di addominali, dorsali, piegamenti e flessioni con il preparatore che ti ha visto, ha già capito, sta solamente aspettando l’attimo buono per prenderti in mezzo la prima volta che sbagli qualcosa, e farti diventare lo zimbello della squadra successivamente.
Il primo giorno è andato: il secondo è quello dopo, il terzo è Mercoledì, fai lo sbaglio di andare a leggere il calendario e scopri che non solo per i prossimi 10 feriali ce ne sono due liberi, ma che comincerete a toccare la palla dopo il test di Cooper, più o meno il 20 Settembre. Ghiaccio e bacinelle non serviranno: l’1 Ottobre il bollettino di guerra reciterà un crociato destro, un paio di stinchi, 6 distorsioni e 4 borse consegnate. Alla prima gara in casa, la settimana dopo, ci si presenta in 8 (di cui 3 under), uno schema su rimessa e 40’ di zona 2-3. “-35 Ragazzi, facciamo schifo” “State tranquilli… il campionato è lungo!” … Grande, Pres.
Metà Novembre, 1-7 in campionato, morale sotto le Jordan che avete comprato a 220€ scontate dai cinesi, una losca figura si aggira, tetra, per i meandri del palazzetto. E’ il Pres.
Ecco, ci siamo. Tocca al Capitano, un over35 con più barba sotto che sopra (citando un amico, che definisce così i diversamente capelluti), andare a colloquio.
“Ciao, Michele… hai visto che partitaccia, Domenica? Ce l’hanno rubata… come al solito”
“Non me ne frega niente, tanto so come siete messi! Sono qui per le visite mediche… Ti ho prenotato per Venerdì prossimo, alle 15. Prepara i soldi, che non ti rimborso”
Non è che il Capitano viva la visita medica come un contrattempo. Gli sembra solo un po’ strano andarci adesso quando gli scade ad Aprile, però, “va bene.”
Preso il permesso, puntualissimo entra nel gabinetto della dottoressa. In sala d’attesa una mamma incinta con un marmocchio urlante nel passeggino, un’ottantenne con bastone e alzheimer e una tensione nell’aria che non si percepiva neanche in motorizzazione il giorno della teoria della patente. Il rituale è sempre quello: ci si sveste a fatica, si soffia nel tubo della carta igienica (dopo essersi fatto rispiegare come si fa, per la ventesima volta in carriera), un’impervia pedalata in cyclette simulando il grugno di Cipollini o, in alternativa, 10’ andando su e giù per gli scalini a torso nudo, col fiatone tipico di chi fuma 3 pacchetti al giorno e avrebbe dovuto smettere di giocare da un pezzo. Tornando sul lettino ci si accorge della biancheria bucata, ma la dottoressa è pratica e non ci fa caso. Finché si parla di calzini e non dei boxer. Ovviamente.
“Nome?” “Giovanni”
“Cognome?” “Montanari”
“Hai da cambiare 5?” “No, mi dispiace”
“Ok, allora sono 50 anziché 45. All’anno prossimo, grazie, ciao!”
Il Capitano avrebbe qualcosa da eccepire, ma la classifica e una condizione fisica inaccettabile lo ammutoliscono. Torna a casa, e occupa il pomeriggio giocando a freccette in camera con il poster gigante del Pres.
Il calendario delle paste viene stilato durante la prima settimana di allenamento, ed è il momento dove si riconosce la vera gerarchia all’interno della squadra. I veterani mettono a punto una manciata di regole che tutti si impegnano a seguire rigorosamente, fra cui:
– Quantitativo (salato o dolce, ma c’è chi fa portare anche primo, secondo e dolce)
– Quantitativo alcolico (il minimo sindacale consiste in una cassa di Moretti da 66)
– Quando portarle (tecnici, espulsioni, esami da 30 e lode, primo canestro dal campo)
– Votazioni. In quest’ultimo passo, i più “vecchi” giudicano l’operato di chi ha portato le paste. I più meritevoli possono avere delle agevolazioni durante la stagione (ad esempio, lasciare a casa la macchina per le trasferte); al contrario, chi non si è sbattuto può subire punizioni atroci. E’ nel momento delle paste che i nodi vengono al pettine, che l’eterna lotta fra il bene e il male nello spogliatoio ha inizio. Il confronto fra Senior e Under.
L’Under, un ’97 con precedenti penali e un dilatatore al posto dell’orecchio destro, ha avvertito la mamma circa 3 settimane prima che, quel giorno, sarebbe stato il suo turno. Si presenta ad allenamento con 4 teglie di pasta al forno, polpettone con patate arrosto, salame al cioccolato, 6 bottiglie di coca, ma un solo fusto di birra. Heineken, per giunta.
“Fede, c’è poca birra” – sbrotta Emiliano, il più grosso. E’ un ’66. “Come facciamo?”
Fede ci pensa un attimo, arrossisce. Antonio, classe ’70, gli ha già portato via la borsa con la roba sporca, in modo da fargli fare la caccia al tesoro all’interno della palestra. Emiliano lo porta sotto la doccia.
“Forza ragazzi, s’inizia!”
Sotto l’acqua fredda, parte lo “schiaffo del soldato”. Dopo 5 ceffoni Fede torna a casa senza denti da latte e un’abbronzatura da Death Valley dietro la schiena, pregustando l’invano giorno in cui si vendicherà.
Giovedì, metà Gennaio. Il calendario, casualmente, propone una trasferta agile a 76km di distanza: la partita è alle 21:45 (classico orario Minors), per evitare problemi di qualsiasi tipo il Coach, preveggente come i Maya, comanda il ritrovo al palazzetto per le 17:20. I Senior prendono la decisione a rutti e bestemmie, poi si rendono conto che sono gli Under quelli che, come al solito, ci mettono l’auto: e con la Fiat Uno del ’94 della nonna vai sano, forse lontano, ma pianissimo. Metà della squadra non è riuscita ad ottenere l’uscita anticipata, altri, semplicemente, hanno confuso il Giovedì con il Venerdì. Si parte alle 18:19.
In macchina la situazione tipo è la seguente: l’under, che non ha mai messo la quarta in vita sua, non ha la benché minima idea di dove sta andando; dietro, i Senior stanno mandando una serie di video porno sul cellulare al gruppo in chat, lasciando l‘autista al suo destino. Alle 21 in punto i km di distanza sono 98.
“Calma!” predica il veterano. “Ho capito più o meno dove siamo, facciamo un’ora di statale poi abbiamo due uscite di autostrada. E’ un attimo” Il ‘96 alla guida capisce il momento di difficoltà e prende in pieno 3 autovelox, infrangendo una dozzina di regole della strada. I Senior lo incitano a gran voce alzando il volume della radio, perso il primo quarto in modo accademico (e ogni benevolenza da parte del Coach), i quattro reduci entrano in palestra al 14’, sul punteggio di 33-9. L’avvento in panchina viene accolto con la tipica cazzìata, la frase-tipo (“e‘ questa l‘ora di arrivare?” “Non ci si può fidare di voi!”), e un 4° quarto di puro garbage-time, dove i veri professionisti non riescono neppure a fare tabellino.
Si finisce malissimo, con la pizzeria chiusa e uno squallido post-partita al McDonald del centro commerciale, unico posto aperto nel raggio di 60 miglia. Il bilancio finale dell’under: 50 euro di benzina sprecati, altri 280 di multa in arrivo, sei cubetti di ghiaccio alla spina con coca, 0’ giocati, nessun canestro in ruota. Che sport crudele, ragazzi.
La chiusura degna di chi ha terminato la stagione con un record positivo (che nelle serie minori equivale ad almeno 5w su 30 partite), coincide con l’ultima trasferta della stagione o col weekend subito dopo la fine del campionato. Nel primo caso, dopo il canonico -20 (vedere pt.4), è il dirigente accompagnatore, il padre bevitore di uno dei giocatori, a prenotare in una stamberga per 25 persone. Le squadre giungono a un compromesso con la classe arbitrale: un time-out a testa, 5-6 falli fischiati, partita di 55’. Si può andare a mangiare.
Il posto è piccolo quanto orrendo, ragnatele sul soffitto, il tavolo è di legno marcio. Con abile mossa l’accompagnatore si fa portare antipasto, tris di primi, secondi con contorni vari e mascarpone fatto in casa, scadenza 1962. Gli Under bevono i primi bicchieri di rosso, istigati dai Senior, ritrovandosi dopo un’oretta scarsa a fare un durissimo 1 vs 1 con la tazza del cesso. Non c’è il Pres – sapeva che avrebbe pagato -, tocca al dirigente fare i conti col proprietario. Dopo mezz’ora di contrattazioni, insulti e male parole, dalla cucina si leva un “20€ a testa”. Ai giocatori non sembra vero e, come ringraziamento, partono i primi cori da stadio. Vetri rotti, cibo per terra, scorte finite. Il ristorante chiude il giorno dopo per fallimento.
A mezzanotte è tutto pronto per la discoteca. Il tavolo era già stato prenotato il 7 Gennaio da Leo, un lungo di 1.80 largo 2, che ha tatuato il simbolo del Cocoricò sulla pianta del piede. Da qui in poi, è un macello: c’è il più nerd della squadra che al terzo gin lemon comincia a limonare il palo della lap-dance, chi improvvisa un pogo con le minorenni in minigonna scambiando un pezzo di David Guetta per i Metallica, chi si apparta e rimane solo con la sua boccia di Grey Goose, mentre gli under continuano a rigettare il Sangiovese sui vestiti altrui. I peggiori sono chiaramente i veterani, che approfittano di questi momenti di debolezza alcolica per riprendere i propri compagni con foto e video, che serviranno per ricatti futuri.
Alle prime luci dell’alba, si torna indietro. Gli Under avevano il coprifuoco alle 23 e sanno già che non usciranno per il prossimo mese e mezzo, i vecchi chiedono il divorzio perché, nel giro di qualche ora, si sono innamorati almeno 15 volte. Nessuno ha concluso, tranne allenatore e vice-allenatore, impegnati in un grottesco gioco a due con le lucciole più grasse della statale. Ma chi se lo ricorderà mai, il giorno della preparazione …
Capolavoro!!!!Bellissima
ahahhahahahahahah troppo forte!