“In this fall, I’m going to take my talents to South Beach, and I will join the Miami Heat.” (L. James)
“Se va via da Cleveland, è finita… tutti nel lago” (F. Buffa)
Cleveland, Ohio. “The mistake on the lake”, l’errore sul Michigan, un posto talmente brutto che nel 1914 la gente si ritrovò fra la East 105 Street e la Euclid Avenue, a festeggiare l’accensione del primo semaforo. Non è una gag. Sportivamente vergine per decenni (Browns, NFL, 1964), la città ha avuto la fortuna di bagnarsi per sette anni con un pezzo da 90, facendo cilecca, sempre, quando contava davvero. Logico, sì, è logico che una delle due parti prenda il sopravvento, arrivati a un certo punto: lacrime, offese, comunicati, magliette bruciate. Ma LeBron James voleva vincere. Tutti nel lago.
“The Decision” arriva l’8 Luglio 2010, criticatissima da validi esponenti del gioco come Michael Jordan, Charles Barkley e mio fratello Alberto, che in un raro atto di romanticismo sceglierà di tifare i Cavaliers piuttosto che il giocatore. Wade, C-Bosh, LBJ: chi li ferma? Risposta: TUTTI. Due volte Boston, Jazz, Magic, gli Hornets di Chris Paul, passa un mese e siamo 9-8, con tanto odio e troppi dubbi addosso. L’immagine di LeBron perde colpi, ma devono capire che la squadra è sua. Gli altri due storcono il naso come la Ventura a un coca party, prima di rendersi conto che la cosa può degenerare, definitivamente: per riprendersi, proprio come a un coca party, una striscia da 12, una da 9, una da 8. 58-24, secondo posto, finali NBA. Rimane l’ultimo ostacolo, un tedesco che aspettava il mese di Giugno da 5 anni. Questo no, questo è troppo grande. Finisce con la gioia di WunderDirk, Mark Cuban che va al cesso col trofeo in mano. Deshawn Stevenson.
Nel 2011 LeBron James è più che mai circondato dai media, sembra la casa del GF in movimento. Ha dipinto sul corpo una serie di tatuaggi immodesti, c’è una città che lo detesta, una sfilza di ‘memes’ e immagini su Facebook che lo prendono in giro, una serie di paragoni, inutili e impietosi, con MJ. Inoltre, si rischia seriamente il dramma sportivo: a Ottobre non s’inizia, c’è il lock-out. Calmati gli animi fra giocatori e lega, lo show a Natale può riprendere: questa volta gli Heat sono pronti, sin da subito. Pat Riley aveva confermato il trio con l’ex videomaker Spoelstra in panchina, cambiano solamente le figurine panini da sbattere in tribuna, con l’arrivo di illustri bidoni quali Terrel Harris ed Eddy Curry. A cambiare, soprattutto, è proprio l’atteggiamento di LBJ: non più spavaldo, quasi strafottente come negli ultimi anni di Cleveland; ora molto più serio, deciso, come se sapesse che a Miami si giocava l’ultima chance. Secondi ad est, con un record da 46-20: spazzati via i Knicks 4-1, qualche apprensione in più con l’odiata Indianapolis, prima di mettere all’asta tutta la propria reputazione, al Garden, contro i Celtics, sopra 3-2 in finale di conference. E’ la notte che vale una carriera: King James chiude con 45, 16 rimbalzi e 5 assist, dimostrando l’onnipotenza di Genny ‘a Carogna. Ritorna Giugno, c’è Durant che vince la prima, sarà l’ultima. C’è pure la ciliegina della tripla-doppia in gara5: piangendo festeggia, giustamente, il più forte giocatore dell’NBA.
2013, 2014, li sapete. Tolto Shawn Marion dalla spalla, James &co. approfittano di un est annacquato come la birra analcolica, vincendone 27 in fila fra Febbraio e Marzo ed approfittando del sempreverde Ray Allen in gara6 contro gli Spurs, trovando un jolly che li riporta, braccia al cielo, come Marco Pantani sul Mont Ventoux. San Antonio si vendicherà l’anno dopo. Wade è demolito, Bosh va a sprazzi, il supporting cast non è all’altezza. LeBron molla la prima per crampi, in seguito gioca una finale clamorosa, inappuntabile, come testimonia l’orgoglio nell’ultima sfida. Ma è solo. Non può vincere. E’ umano.
Nel frattempo, com’è normale che sia, Haters & Heaters si moltiplicano in tutto il mondo come i pani e i pesci. Vorrei mettere l’accento su un particolare. Non conoscevo nessun tifoso di Miami prima di “the Decision“, sebbene Dwyane Wade un titolo l’avesse vinto, facendone 40 di media, contro i Dallas Mavericks nel 2006. Lo leggo dai Social Network, lo capisco parlando al campetto con i miei amici: nessuno tifa Heat, tutti stravedono per lui. Piergiorgio, ad esempio. “Non tifo Miami, e non riesco a capire gli Haters. Non paragono James a Jordan, ma è il più forte che abbia visto dopo di lui. Inoltre, negli ultimi 3 anni s’è dimostrato molto più apprezzabile dal punto di vista umano.” Davide non abbandona i suoi derelitti Sixers, ma “ho fatto l’after in gara5 per Dallas-Miami, solo perché c’era lui. Il giorno dopo dovevo andare a scuola a recuperare Diritto. Ne vale sempre la pena. E’ il migliore, basta.”
Dal 2010 sono passate 4 finali, due titoli, la redenzione, gli applausi. Come tutti saprete, ha esercitato l’opzione di uscita dal suo contratto: si parla di Chicago, addirittura di Big4. Nel caso in cui venisse pure Carmelo Anthony, si ridurrebbe l’ingaggio? Opinione personale: dopo o si gioca con 6 palloni, o al 3° allenamento questi si prendono a morsi come Suarez.
Dove andrà King James? Se fosse una lega romantica tornerebbe sul lago, ma ho come il sospetto che non lo farà mai. Ti rimangono sempre Kyrie Irving e Dion Waiters, Alberto. Consolati…
io tifavo heat da prima di "the decision", anzi, da prima del primo titolo…toh, ne hai conosciuto uno 😉
Complimenti sinceri per il pezzo, da uno che tifa Miami Heat since 1994 (pensa, iniziai a tifare Heat perché avevano portato Sasha Danilovic in The League). Per fortuna ci sono i forum, dove coi miei post ero lì, quasi solo e ramingo, a celebrare la grandezza di D-Wade che nel 2006 ribaltò la finale da solo, facendo vincere uno strameritato titolo a 'Zo Mourning, che nel 1998 era stato stoppato solo dalla forza del più grande di tutti. 🙂
Carlo hai saputo riassumere perfettamente quello che si legge quotidianamente sui social. Io mi sono innamorato del basket prima con Iverson, poi con Wade. Sono per LO SPORT e non per le squadre. Sono per qualsiasi cosa possa provocarmi un'erezione alle 4 del mattino, con la sveglia alle 7.15, qualsiasi sia il colore della casacca. TUTTI criticano James per "THE DECISION". Embè? Credete che nessun giocatore (smettiamola di paragonare MJ, Bird ecc ecc) in free agency non abbia mai parlato con altri? Anche con largo anticipo (addirittura si parla del 2008)? Semplicemente è stato pilotato dagli sponsor e menate varie. Niente di più niente di meno. MENO CHIACCHIERE, PIU' EREZIONI.
Carlo hai saputo riassumere perfettamente quello che si legge quotidianamente sui social. Io mi sono innamorato del basket prima con Iverson, poi con Wade. Sono per LO SPORT e non per le squadre. Sono per qualsiasi cosa possa provocarmi un'erezione alle 4 del mattino, con la sveglia alle 7.15, qualsiasi sia il colore della casacca. TUTTI criticano James per "THE DECISION". Embè? Credete che nessun giocatore (smettiamola di paragonare MJ, Bird ecc ecc) in free agency non abbia mai parlato con altri? Anche con largo anticipo (addirittura si parla del 2008)? Semplicemente è stato pilotato dagli sponsor e menate varie. Niente di più niente di meno. MENO CHIACCHIERE, PIU' EREZIONI.
Grazie, ragazzi! Vedo con piacere che, allora, qualche "Heater" originale esiste davvero! 🙂
Deshawn Stevenson.
Comunque Cleveland non si trova sul lago Michigan, ma sull'Erie…il lago Michigan è quello di Chicago…
Sono due settimane che leggo da tutte le parti che James in Finale è stato fantastico. Premetto che pur non essendomi simpatico come persona, il livello del giocatore è tra i migliori ogni epoca e il suo comportamento dentro e fuori dal campo sempre inappuntabile. Vista la situazione disperata contro San Antonio in cui i compagni non rendevano, mi sarei aspettato una reazione più rabbiosa, partite con quarantelli o cinquantelli facendo tutto il possibile per portare a casa qualche risultato in più. Invece è stato dominante, stra-dominante sono per un quarto a partita e solo in un caso (Gara2) nel momento decisivo. Negli altri casi è ricaduto nel suo difetto di essere troppo altruista, che non è un male in certi casi, ma un campione del suo calibro doveva capire quando era il momento di fare tutto da solo. Come in Gara6 contro Boston due anni fa. Sono contento per il titolo di Duncan e Belinelli, ma mi sarei aspettato più rabbia agonistica da parte di King James!
Sempre impeccabile, gran pezzo. Bravo Carlo!