Come qualcuno di voi avrà intuito dai post sui social, sono stato di recente in quel di Berlino in occasione degli NBA Global Games, avendo la fortuna di assistere da vicino alle attività dei nero-argento texani: i San Antonio Spurs, freschi campioni di titolo NBA.

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Conoscendo un pò me e la mia potenziale prolissità, saprete già come su questo tema sarei capace di scrivere probabilmente un intero secondo libro. Il formato per cui ho optato, cercando di darmi un contegno, é quello schematico che trovate qui sotto. Eviterò di parlare della partita perché quella l’avrete vista o sentita raccontare tutti; mi concentrerò su altri aspetti, raccontando di allenamenti, interviste lampo, cose notate e di un clinic tenuto da Popovich, Messina e Boylen che inserirei nella Top 3 delle talks più interessanti cui abbia mai assistito (non solo in ambito sportivo, ed a Google posso affermare di averne viste tante, con ospiti “di un certo livello” come direbbe Guastardo della Radica). Durante il clinic, mi sono ritrovato a prendere una dozzina di pagine di appunti, a 4 anni e passa di distanza dall’ultima volta in cui l’avessi fatto (alla facoltà di ingegneria), e posso assicurarvi che non ci sia stato inchiostro meglio utilizzato…
Cominciamo quindi:

#ALLENAMENTITIPO

  • la mobilità del ginocchio sinistro di Tim Duncan dal vivo fa purtroppo davvero impressione, godiamocelo finché possiamo;
  • l’intesa tra i due ex-Virtus Bologna Marco Belinelli e Manu Ginobili é qualcosa di straordinario: si trovano ad occhi chiusi e sono davvero in sintonia. Esemplificativo in tal senso un fastbreak condotto solo da loro due, farcito da un no-look a testa, conclusosi con un tiro da tre dell’argentino e caratterizzato dalla totale assenza di palleggi (!);
  • aveste avuto modo di vedere dal vivo come, negli esercizi a metà campo, i compagni “pizzichino” Boris Diaw (toccandolo, facendolo ridere, etc.), probabilmente anche a voi sarebbe venuta in mente una scena dei Simpsons: quella in cui Mr Burns in preda ai fumi dell’etere etilico scambia Homer per Ghiottolino, concedendogli un lauto finanziamento per la sua squadra di bowling:

    Curiosamente, la cifra in questione (500 mila dollari), é anche la stessa prevista nel suo contratto come bonus nel caso in cui non ingrassi…
  • Beli é davvero “vocal” in difesa e si fa sentire, al suo secondo anno in nero-argento il suo ruolo in squadra si sta consolidando ancora di più e ciò non può che far piacere;
  • Leonard sta lavorando sistematicamente sull’ampliare il bagaglio delle proprie soluzioni offensive. Per ciò che concerne invece il repertorio di espressioni facciali, sembrerebbe essere una causa persa. E’ stato il più inarrivabile della truppa, e ha tenuto su la “faccia cattiva” anche quando circondato dai bambini;
  • i tempi di Tony Parker sono qualcosa di quasi paranormale, anche quando si avvia verso le docce (in termini di apparizioni pubbliche, invece, ha sfoderato la versione più evoluta della finta chiamata col cellulare per non essere disturbato: uscire col figlio in braccio);
    dunc                    
  • affascinante vedere da vicino come Boris Diaw si industri a dare effetti particolari al pallone anche nelle situazioni più insignificanti. Persino nei drills 5 contro 0, i suoi polpastrelli impartiscono lezioni che sarebbero degne di essere registrate e diffuse su larga scala;
  • Bryce Cotton, dai Providence Friars, é sì alto 1.85 m ma salta davvero come un grillo;
  • Kyle Anderson é apparso un po’ indietro: nei drill difensivi fa ancora fatica ad adattarsi alle linee guida (es: rimproverato da Boylen perché istintivamente tiene gli occhi sulla palla perdendo l’uomo anche quando non dovrebbe). Sta imparando, ma ci sarà bisogno di tempo prima che riesca ad essere in grado di portare il suo mattoncino consistentemente;
  • Claudio Crippa é sempre un grande;
  • la considerazione che l’intero staff ha di Ettore Messina é davvero altissima (e più che giustificata!); diciamo che il titolo formale di “assistente” parzialmente non rende onore al suo ruolo ed al suo peso. Ne vedremo delle belle.

 

#INTERVISTETIPO

[premessa: molti altri “enti” (tutti con la priorita’ rispetto a noi), apprestandosi a porre domande normali, e molto simili tra loro, possono farlo in gruppo ed utilizzare le medesime risposte. Per fare le domande mie invece, delle quali immaginerete il tenore, c’era bisogno di fermare i giocatori da parte, e quello che segue e’ cio’ che ne e’ uscito…]

 

  • INTERVISTA TIPO A MARCO BELINELLI

 

  • Per la festa di Halloween di quest’anno, puoi far vestire Boris Diaw da Mario Boni?
    Spurs-Halloween-Party.                       
  • [ride] Beh, sarebbe divertente. Dopo quello che gli ha detto sarebbe sicuramente una cosa fantastica. Boris non si tocca!

 

    • Dopo una rincorsa così forsennata e sentita, contro tutto e tutti e culminata con il successo più grande, come si fa a prendersi il giusto tempo per apprezzare quanto ottenuto senza farsi travolgere immediatamente dalla foga di what’s next? Sei riuscito a fermarti e a sentirti gratificato per l’avercela fatta, o il pensiero va subito al fatto che ora ne vuoi un altro?

      Sono riuscito a godermela. Sono tornato in Italia ed e’ stato fantastico: molti tifosi, ho dovuto fare tante cose, ed anche questo fa parte del gioco. Adesso pero’ e’ tempo di lavorare, di migliorare ulteriormente, cercando di vincere ancora: questo adesso e’ l’obiettivo.

 

    • Quante partecipanti a Miss Italia hanno incontrato il “Larry” di carne (e non quello d’oro)?  (NB: “Larry” e’ il nome proprio che la NBA ha dato al trofeo di campione NBA – Larry O’Brien trophy -, che a turno giocatori hanno portato nei propri paesi d’origine in tour
    • mmmm
    • [ride di gusto] Non si puo’ dire, no comment.

 

    • E’ stato davvero sorprendente come tu sia riuscito ad entrare nel sistema Spurs in men che non si dica. Quale é stata la chiave? Quanto é stato importante avere Manu Ginobili come punto di riferimento?

      E’ stato importantissimo avere Manu: parliamo la stessa lingua (l’italiano) quando siamo in campo io e lui. All’inizio sicuramente mi ha dato una grandissima mano, spiegandomi che allenatore fosse Popovich e cosa si aspettasse da me. Manu e’ un grandissimo giocatore, quindi cerco di imparare tutto da giocatori come lui che sono dei vincenti.

 

    • Ci puoi dire tre persone che davvero non ti aspettavi salissero sul carro dei vincitori e che invece spudoratamente hanno provato a farlo?

      Beh, una é La Giornata Tipo (ride)… Poi… No, non so… E’ dura rispondere. Ti dico che però è stato bello così.

 

  • INTERVISTA TIPO A MATT BONNER

 

  • INTERVISTA TIPO A TIAGO SPLITTER
  • La scorsa stagione sei stato il primo brasiliano della storia (così come Marco Belinelli il primo italiano di sempre) a vincere un titolo NBA e mettersi l’anello di campione al dito: cosa ci puoi di questo orgoglio particolare e di questo successo?

    E’ stata una grande soddisfazione, coronamento di una grande stagione. Adesso però inizia una stagione nuova e quindi dobbiamo stare concentrati sul futuro e su ciò che ci aspetta.                                                      
  • Sei soddisfatto del Mondiale giocato dal Brasile? Prevale la soddisfazione per gli ⅛ (sonoro +20 ai danni dell’Argentina) o la delusione per i ¼ (pesante -28 dalla Serbia)? Quale é l’obiettivo per Rio 2016? Giocare in casa vi porta sfiga?

    Non sono assolutamente contento e soddisfatto dal risultato finale ottenuto dalla nostra selezione, avremmo potuto e dovuto fare sicuramente di più.
    Il prossimo appuntamento saranno le Olimpiadi. Giocheremo in casa e ci teniamo ancor di più, se possibile, a fare bella figura. Manca ancora molto tempo, vedremo cosa succederà.                                                       

  • Ricollegandosi alla prima domanda, possiamo aspettarci nuovi talenti brasiliani che sbarcheranno nella NBA presto sulla scia di Bruno Caboclo paragonato addirittura a KD? Ce n’é qualcuno che ci vuoi segnalare?

    Sicuramente ce ne saranno di altri. In Brasile il movimento sta crescendo e ci sono davvero tanti giovani interessanti. Magari un po’ grezzi (“raw”), ma prospetti che seguiti adeguatamente possono affermarsi ai massimi livelli, ed a questo le franchigie NBA sono molto attente. [nota – se vi state chiedendo come mai le domande sembrino meno simpatiche e piu’ serie del solito tenore, trasparenza completa: l’opportunita’ di intervistare Tiago e’ saltata fuori inaspettatamente e, mentre per i vari big (Beli, Ginobili, Messina, Diaw, Duncan, Parker, etc.) le domande erano state preparate per tempo, non ce n’erano di prefissate per Splitter e quindi queste sono quelle che mi sono venute in mente a bruciapelo sul momento]

 

  • SALUTO TIPO DA ETTORE MESSINA
  • Delle domande erano previste anche per coach Messina ma gli sono state risparmiate quando, conclusa una video-intervista con ben 6 “ultime domande”, c’era comunque talmente poco tempo a disposizione prima di doversi dirigere al pullman che non se ne sarebbe cavato molto. Ciò detto, coach Ettore conosce La Giornata Tipo e saluta tutti i suoi followers e lettori.

 

#VARIEDEVENTUALITIPO (#tuttoilmondoépaese)

  • MARKETING
      • l’Alba Berlino é sponsorizzata Adidas. Non c’é un singolo posto in città che venda la loro canotta: due i candidati, entrambi sprovvisti. Il fan shop della O2 arena dice di andare all’Adidas Store in centro, e quest’ultimo dice di andare all’O2 World. Risultato: impossibile trovare la jersey;
      • L’Adidas Store in pieno centro, pur apprestandosi ad ospitare per una fan session Timoteo e Matt Bonner, ha pensato bene di non procurarsi canottiere degli Speroni da vendere e far autografare. C’erano le jerseys della maggior parte delle franchigie, ma neanche l’ombra di quelle nero-argento. Non dico che mi sarei aspettato il livello di paraculaggine di Roma, dove, quando Durant é stato ospite al Nike Store di via del Corso, l’adiacente negozio Adidas ha allestito l’intero piano inferiore e le vetrine con canotte #35 di OKC…), ma almeno il minimo sindacale…
      • in generale, la Fan Zone a Potsdamer Platz davvero poco reclamizzata e gli eventi satellite passati spesso sorprendentemente in sordina;
  • TIFO
      • nelle ultime giocate di una partita rivelatasi soprendentemente essere punto a punto, anche in Germania sono partiti i fischi ed i “buuuuu” sistematici ed intimidatori ad ogni chiamata arbitrale, incluse quelle sacrosante (un passi grosso come una casa sul terzultimo attacco dell’Alba così come un fallo commesso su Diaw);
  • INGLESE
      • senza ovviamente riferirsi al personale legato alla NBA ed agli eventi cestistici in questione (che era ineccepibile), relativamente ai Berlinesi in generale, davvero sorprendente come tante persone che servano direttamente il pubblico ed i clienti possano andare in crisi per due parole basilari di inglese (dai tassisti, ai commessi, agli operatori dei servizi pubblici, etc.), anche quelli/e giovani. Altro mito sfatato: non capita solo ed esclusivamente in Italia;
  • ORGANIZZAZIONE
      • last but not least, e sulla scia del punto precedente, un altro topic: l’organizzazione degli eventi. Spesso notizie imprecise, tanta ma tanta confusione, e chi più ne ha più ne metta, per sfatare anche quest’altro mito o cliché riguardante i tedeschi e la Germania.

#CLINICTIPO

La dicitura “tipo” in questo caso stona un po’: il clinic cui ho avuto l’onore di assistere é stato infatti più unico che raro. Organizzato dalla Federazione Tedesca e non dalla NBA, é passato sotto silenzio: in pochissimi ne erano a conoscenza e la stragrande maggioranza dei media non é riuscita ad organizzarsi per tempo partecipare. Il pubblico inoltre era composto da allenatori, e quindi il taglio dato dal coaching staff degli Spurs é stato molto interessante e per certi aspetti anche “esclusivo” (cose, ovviamente non segrete, che avrebbero detto ad allenatori ma probabilmente non avrebbero detto a giornalisti). Ciò che farò quindi é riportarvene in esclusiva i punti salienti in modo quanto più sintetico possibile, senza soffermarmi sulle spiegazioni dettagliate dei drills mostrati nella seconda e terza sezione (rispettivamente attacco e difesa):

clin

 

 

    • COACH POP (FILOSOFIA E SISTEMA)

 

  • Il “character” dei giocatoriPotendolo fare, é importante vengano scelti “players of character”, che in quanto tali andranno poi a fare da esempio per gli altri giovando sensibilmente all’intero gruppo. I giocatori non vanno osservati solo in base alle statistiche (quello possono farlo tutti!) ma bisogna anche prestare attenzione alla loro attitude ed al modo di porsi. Bisogna pensarci bene prima di mettersi in squadra un elemento potenzialmente nocivo al gruppo (“they am what they am type), tracciando una linea oltre la quale non si é disposti ad andare, restando fermi ai propri valori e rinunciando a del talento la cui aggiunta sarebbe a scapito dello spogliatoio, tenendo sempre a mente che il potenziale é tale, e non sempre si concretizza, anzi…
    • Il basket é e resta uno sport
    • Avete mai visto uno di quei giocatori che dopo aver segnato un canestro si batta vigorosamente i pugni sul petto come se avesse trovato al cura per il cancro?”. Questo é l’esempio che Pop ha portato di giocatore che non sa dare il giusto peso alle cose (e che molto probabilmente ricade nella categoria di cui al punto sopra): il basket é e resta uno sport. Per questa ragione non ci si deve affliggere troppo per una sconfitta, così come non si deve esultare eccessivamente per una vittoria;
    • Giocatori stranieri, fondamentali e tiro da 3
    • Il motivo per cui gli Spurs sono così “internazionali” (ben 9 giocatori a roster non americani) é presto detto: Pop é consapevolissimo del fatto che la pallacanestro sia uno sport globale, e che i buoni ed ottimi giocatori ci siano ovunque. Ad un certo punto anzi, é risultato più facile trovare giocatori con skills e soprattutto con solidi fondamentali all’estero piuttosto che negli USA.In particolar modo, il coach segnala come buona parte delle colpe le attribuisca ad ESPN. Se si capiti su quel canale durante la messa in onda di una partita si vedrà sicuramente una delle due cose: un giocatore che si alzi e tiri da 3 a metà strada tra la metà campo e la linea dei tre punti oppure qualcuno che schiacci. Popovich confessa di detestare il tiro da tre, che altro non é che una lotteria, e chiude con una domanda provocatoria: perché non creare un tiro da 6 punti allora? Non sarebbe ancora meglio?
    • Motivazioni per partite “facili”
      Quando gli viene chiesto come mantenga la concentrazione e le motivazioni alte nel fronteggiare un impegno sulla carta facile, Pop si ricollega al concetto di “player of character”: scegliendo a roster persone simili, si é già un passo avanti. Si dipende sul loro “character”, insieme all’accountability. In termini pratici, in queste situazioni una cosa importante é dare spazio e minuti alla propria panchina;
    • Demands
      Ricollegandosi al punto sopra, Pop fa notare come si debba essere altrettanto esigenti sia con i propri Parker, Duncan e Ginobili che con i propri #12, #13 e #14. Ogni persona viene trattata diversamente in quanto individuo a sé e differente dalle altre, ma in termini di demands, accountability e straight-in-the-eyes brutal and honest feedback non si fanno sconti né eccezioni. E questo lo sanno tutti, Tim Duncan compreso (definito come un “wise ass, very kind one”), che in una delle serate controvoglia sotto le plance può vedersi domandare da Pop: “Che facciamo? Inizierai a prendere più rimbalzi a un certo punto stasera? O hai intenzione di non prenderne per niente? Pensi di continuare a camminare su e giù per il campo con questa andatura e poi ce ne andiamo a cena insieme?”;
    • Su Tim Duncan
      Su Tim Duncan, Pop fa notare come l’organizzazione Spurs sia consapevole del fatto che il suo atletismo non sia più fisiologicamente quello di una volta, e che sia destinato a non durare molto a lungo.
      Coach Popovich fa notare come Timoteo salti ormai lo spessore di un cartoncino scarso, e segnala scherzosamente come alla luce di ciò sia stato il primo a sorprendersi nella serie contro OKC nel vedere la palla accarezzare così tante volte la retina, aspettandosi in cuor suo di vederla invece scaraventare da Ibaka a 20 metri buoni di distanza…
    • Reazione dopo la doccia fredda di Gara 6 delle Finali del 2013
      Avendo ricevuto una domanda a riguardo (se fosse stato il “character” a permetter loro di rialzarsi dopo una tale batosta), Pop dapprima segnala come in situazioni simili si sia messo per primo molto in discussione: avrebbe dovuto ordinare di far fallo in Gara 6 a +5 a 20’’ dal termine? Secondo lui (ma il diretto interessato lo smentirà di lì a breve), stando a coach Messina la risposta sarebbe stata: “Of course, you idiot!”. Il fattore che ha fatto sì che potessero rialzarsi é stato l’affrontare la faccenda e dirsi in maniera diretta, brutale ed onesta come stessero le cose. Al primo incontro della nuova stagione Pop ha mostrato e fatto riguardare ai suoi ogni secondo di Gara 6 e Gara 7, per far provare loro le stesse sensazioni, lo stesso “pain”: era cruciale infatti che i giocatori non si ritenessero sfortunati o pensassero che avevano perso in quanto vittime degli Dei del Basket. La nuova stagione sarebbe stata la misura di chi ognuno di loro fosse non solo come sportivo ma as a human being (come essere umano);
    • Tipi di Leadership
      La leadership secondo Pop é una qualità intrinseca, facilmente individuabile nei giocatori. Se uno dei tuoi ne é dotato, te ne accorgi subito. Ci sono differenti tipi e stili però, e a tal proposito Gregg porta due esempi radicalmente diversi: da un lato Avery Johnson che non si azzittiva un attimo (molto vocale, intimidatorio, provocatorio nei confronti degli avversari, che esortava a batterli in palleggio per poi finire a sbattere contro l’Ammiraglio nel pitturato), dall’altro il silenzioso Tim Duncan, che la esercita in modo quasi magnetico, al quale basta toccare i compagni (“tactile sense”) e far sentire loro il suo supporto, con un abbraccio, prendendoli per un braccio o più comunemente mettendo una delle sue manone sulla loro testa;
    • Time-Outs
      Pop svela alla platea anche un piccolo trucco: spesso, facendo finta di farlo per elaborare chissà quale strategia agli occhi degli owners, il coaching staff si riunisce in disparte. Il motivo vero alla base di tale scelta é quello di far sì che i giocatori si parlino tra loro. La squadra ha bisogno di questi momenti, e saranno i Ginobili o i Parker di turno a prendere la sedia e a rivolgersi al gruppo. E’ importante anche non stare col fiato sul collo dei giocatori tutto il tempo. I time-outs sono vitali per prendere contromisure rispetto ad un aspetto in particolare: il consiglio é infatti quello di scegliere uno ed un solo argomento durante la sospensione. Tentare di discuterne 5 o 6 é inutile. Coach Popovich confessa inoltre come continui a sorprendersi di quegli allenatori che chiamino time-out per fare Capitan Ovvio ed urlare alla propria squadra banalità che siano di fatto implicite, includendosi anche se stesso nella mischia ma affermando di fare attenzione al farlo capitar il minor numero di volte possibile;
    • Goals
      Vedendosi domandare come fissi gli obiettivi per i suoi, Pop ci tiene a far notare come mai gli Spurs si siano prefissati di vincere tot. partite, o di vincere la division, etc. etc. Inoltre, non si sono mai sentiti la squadra migliore in circolazione: sarebbe da pazzi fare un’affermazione simile, considerato il numero di variabili in ballo. L’unico loro obiettivo é e sempre sarà: be the best prepared & healthy team we can by playoff time. Il cosiddetto “big picture” ha molto più senso di obiettivi settimanali o troppo specifici;
    • Il concetto di “Great Shot”
      Molti allenatori possono essersi ritrovati a discutere con un loro giocatore a proposito della definizione di tiro contestato: “Era contestato!”, “Ma no coach, avevo spazio…”. Come si definisce un tiro contestato? Get over it! Queste discussioni sono quanto mai futili: bisogna far comprendere ai propri giocatori che se con un ulteriore passaggio si ottiene un tiro ancora migliore (un “great shot”) a percentuale ancora più alta, quella é la way to go!
    • Don’t skip the basics
      Anche a livello NBA, é fondamentale non saltare nessun passaggio, nemmeno quelli elementari. Per quanto banale possa sembrare, é vitale farci attenzione e non dare nulla per scontato;
    • Il ciclo di Krebs del basket
      Pop rivela come gli Spurs, nella loro visione della pallacanestro, si ispirino a concetti presi in prestito dalla chimica, più precisamente al ciclo di Krebs (ciclo metabolico di importanza fondamentale in tutte le cellule che utilizzano ossigeno nel processo della respirazione cellulare).
  • Ciclo_di_Krebs.svg
      • Il coach ne ha infatti coniata una versione cestistica, i cui passi, rigorosamente in ordine, siano i seguenti: transition D, half-court D, rebound, early offense, half-court offense, per poi ricominciare da capo…                                                                                                                                                                                      
      • L’introduzione di coach Messina

        Prima di cedere microfono e palco figurato ad Ettore Messina, Pop lo introduce come uno dei coach più vincenti di sempre in area FIBA, che gli abbia già smontato l’intero attacco, e lo accoglie facendo per ben tre volte il segno dell’inchino in segno di adorazione (portando le braccia al cielo e poi piegandole insieme al capo in direzione dell’allenatore italiano);

    COACH MESSINA (ATTACCO)

  • Dopo aver precisato come non si fosse assolutamente permesso di dire a coach Pop che nella fatidica gara 6 avrebbe dovuto far fallo, sottolineando come il suo CSKA avesse perso con una dinamica del tutto analoga in Eurolega contro il Maccabi, coach Ettore ha iniziato a rendere l’audience partecipe delle sue prime impressioni in nero-argento. Specificato come avrebbe parlato di “what THEY do” e non “what WE do” dato che, essendosi aggregato da poco ed essendo ancora nella fase di apprendimento di come questa meravigliosa macchina funzioni, non sarebbe stato giusto e corretto fare altrimenti, ha voluto condividere con i presenti le 3 cose che lo avessero maggiormente colpito del “programma Spurs” (terminologia usata da tutto il coaching staff, preferita a “sistema” o “filosofia”) [la quarta la aggiungo io ed é un sunto di altri spunti emersi durante le sue spiegazioni]:                                                                                                    

    • 0.5 (“point five to make a call”)  I giocatori degli Spurs devono essere in grado di decidere cosa fare della palla in mezzo secondo (0.5: “point five” seconds to make a call): sia che vogliano battere l’uomo in palleggio, che se vogliano passare o prendersi un tiro, é richiesto loro di essere in grado di prendere decisioni veloci, rendendo l’attacco fluido. A tal proposito c’é un particolare drill che la squadra esegue (che può avere poi numerose varianti in termini di numero di uomini, relativo posizionamento ed esecuzione) il quale prevede che i giocatori, simulando una situazione in cui il difensore di turno si sbilanci aggredendoli, compiano due palleggi veloci e passino al compagno, per poi tirare quando in un qualsiasi momento il coach dovesse esclamare: “Shoot!”. L’esercizio di per sé é semplicissimo, ma va effettuato ad una velocità elevatissima, proprio per far sì che i giocatori sviluppino questa abilità decisionale in un batter d’occhi, oltre a far sì che i giocatori abbiano sempre a mente i seguenti concetti: eyes on the rim (occhi al ferro), hit the hands (passaggi precisi, il ricevitore non deve aver bisogno di fare una parata da goal-keeper), don’t hold it (la palla non va fermata e tenuta senza motivo), sprint to the space (se si opta per il passaggio, bisogna sprintare occupando al meglio lo spazio).
    • Doing Things Together (<x-out, y-ways>)  Molto sorprendente é stato per coach Messina constatare e riuscire a percepire direttamente l’affiatamento del team osservando una semplice routine che viene svolta ad ogni allenamento e che consiste nei seguenti passi: tutti insieme a fondo campo ad aspettare una sommessa chiamata bisbigliata da coach Popovich che indica il tipo di transizione offensiva da eseguire (senza difesa), nella forma <x-out, y-ways> dove x = numero di giocatori coinvolti e y = numero di volte in cui si eseguirà e percorrerà il campo. Il fatto di non sapere a priori cosa li aspetti ogni singola volta (es: 4-out 2 ways, 3-out 1 way, etc.) fa sì che i giocatori debbano parlarsi tra loro ed essere capaci di organizzarsi nel minor tempo possibile (organizzare i terzetti, o quartetti in base ai ruoli – es: “ci serve un’altra ala…”, etc.). Nel descrivere la cosa, Ettore segnala come un gruppo di 14 o 15 imponenti atleti sembri una macchina, o meglio ancora un gruppo di ballerini di ballet nel mettersi in moto e percorrere il campo con eleganza tutte quelle volte, al semplice segnale di Pop che bisbigli la modalità magari volgendo le spalle al gruppo (tanto che lo stesso Messina le prime volte non riusciva a sentire cosa l’head-coach avesse richiesto);                                                    
    • Attention on Shooting (make the open shot)  Molta attenzione viene dedicata al tiro, con la consapevolezza che le percentuali possano fare la differenza (ex: contested Parker vs uncontested Parker, etc. etc.). Tanti esercizi di tiro per far sì che la squadra migliori in tal senso ed abbia a mente l’importanza di questo aspetto. Il drill mostrato prende il nome da Mike Budenholzer, attuale coach degli Atlanta Hawks, che lo ideò quando era assistent coach di Popovich agli Spurs;                                                        
    • “Different Moments”  Un ulteriore elemento molto interessante per coach Messina nel vedere dall’interno come si allenassero gli speroni é relativo alla struttura delle sessioni stesse, in cui c’é una chiara distinzione tra il teaching moment ed il competing moment, che vanno opportunamente alternati. Se ci si sofferma su qualche spiegazione tecnico-tattica, sia essa relativa all’attacco oppure alla difesa, non é prolifico provarla immediatamente in modo competitivo: preferibile fare qualcosa di altro per un breve lasso di tempo e poi tornare al concetto aggiungendo la componente agonistica.
      Persino le pause acqua (water breaks) vengono organizzate in modo da mantenere tutti mentalmente attivi: si va a turni alternati (es: i lunghi bevono e poi si esercitano dalla linea della carità, mentre i piccoli fanno un esercizio di tiro di 4/5 minuti, e viceversa);
    • COACH BOYLEN (DIFESA)

      In ultimo é stato il turno di coach Jim Boylen, che ha mostrato un numero maggiore di drills (dei quali non vi racconterò tutti i dettagli dovendo tagliare corto vista la lunghezza dell’articolo) e ha dato una serie di interessanti spunti, riassumibili in bullet points come segue:

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      • la sideline é il sesto difensore, la baseline é il settimo; se si opta per un sistema di tipo “no-middle” (mai concedere il centro), come quello degli Spurs, si punta a far tirare gli avversari da dietro il tabellone;
      • nell’allestire un sistema difensivo, é importantissimo non tralasciare i dettagli basilari: chiunque si stia allenando, é importante che si affrontino tutti gli aspetti (anche quelli triviali) insieme: don’t skip steps, not even the basic ones;
      • la transition defense degli Spurs ha l’obiettivo di tenere sempre gli avversari davanti a sé (“keep people in front of us”). Per questa ragione c’é, scientemente, poca enfasi sui rimbalzi offensivi (solo 2 giocatori) e poca enfasi sulle steals (nonostante si abbiano in squadra giocatori come Leonard o Green che hanno questa propensione);
      • la posizione difensiva dell’uomo che marchi a metà campo in condizioni standard é: un passo indietro rispetto all’uomo, due passi verso l’interno. Le finte vanno prese con il backfoot, in modo da essere in grado di poter recuperare;
      • cruciale é la comunicazione: communication is protection. La squadra deve essere vocale (es: “Help!”, “Push!”) per riuscire a difendere;
      • altro aspetto imprescindibile é la fiducia: trust and communication are the keys;
      • consapevolezza del fatto che ogni sistema di difesa abbia le proprie falle.

#CONCLUSIONITIPO

Se ce l’avete fatta fin qui, respect. Mentre sto scrivendo questo pezzo, dietro lo schermo del mio laptop e proiettata sul muro c’é la partita degli Spurs contro l’Ulker Istanbul, nella seconda ed ultima tappa del loro tour europeo. Raccontandovi tutti questi retroscena, impressioni ed anche cazzate, spero di essere riuscito a farveli vivere un po’ più da vicino. In fondo, all’inizio della Regular Season NBA, mancano ormai solo 14 giorni (considerato che uno intero lo avrete impiegato a leggere questo pezzo).
Enjoy the game!

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About Author

Valerio D'Angelo

Ingegnere romano malato di palla a spicchi. Lavoro a WhatsApp (ex-Google, ex-Snap, ex-Facebook) e vivo a Dublino, in una nazione senza basket, dal 2011. Per rimediare ho scritto il libro "Basket: I Feel This Game", prefazione del Baso. Ho giocato a calcetto con Pippen e Poz, ho segnato su assist di Manu Ginobili, ho parlato in italiano con Kobe in diretta in una radio americana e mi e' stato chiesto un autografo a Madrid pensando fossi Sergio Rodriguez.

36 comments

  1. Diciamola tutta, quando il tuo articolo viene condiviso da Flavio Tranquillo è come una laurea in baskettologia.

  2. Valerio D'Angelo , secondo me le tue domande sono state più serie di quelle che fanno molti altri giornalisti 🙂

  3. Fan degli Speroni da tempo immemore nonché ex giocatore (mediocre)… grazie per questo "assaggio" da insider, è stato delizioso leggerti!!!

  4. Ti ho maledetto tutto il tempo, in primis perché non intravedevo l'orizzonte della fine, in secundis, e soprattutto, perché ti ho invidiato da morire… Roba da non dormirci stanotte!! P.S. Grande 😉

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