Sabato notte, 21 gennaio 2017, San Antonio ha vinto all’overtime a Cleveland. 118-115, Kawhi Leonard ha segnato 41 punti.

In questo tweet, un’analisi interessante, e alla fine una domanda. MVP?

Cioè Kawhi può essere l’MVP di questa stagione ?

La risposta esatta non c’è. Ci sono opinioni personali che possono portare a dire sì o no.

Ma prima bisogna domandarsi chi è l’MVP?

L’MVP è l’attaccante che produce di più? Quello con più talento? Quello che vince? E allora esistono due metà campo quella di attacco e quella di difesa. Quello che emoziona di più? Quello di cui i ragazzini tentano di copiare i movimenti o scelgono giocando con Nba 2K17?

Per provare a trovare la propria risposta personale, non la soluzione giusta, bisogna farsi domande e selezionare argomenti.

 

Da San Diego State a prima punta. Da prima punta a…

San Diego State, stagione 2010-11. Kawhi Leonard finisce con 15.2 punti e 10.5 rimbalzi, “solo” 2.6 assist, tirando da tre 2.5 volte a partita con un modesto 27.5% (comunque migliore del 19.7% della precedente stagione). 19 vittorie di fila, non nella conference con più qualità, finendo con un record di 34-3, e soprattutto giocando il torneo Ncaa arrivando fino alle Sweet Sixteen, eliminati solo da Connecticut, i futuri campioni.

Stagione storica. Vincente nella conference, vincente nel torneo. E chi giocava insieme a Leonard?

Giocano ancora solo in due, entrambi potenziali talenti rimasti tali, entrambi in Cina, Malcolm Thomas e Jamaal Franklin. (Ah. C’era anche DJ Gay, con un passaggio in A2 a Imola)

E cosa c’entra pensando all’MVP 2017? C’entra, per capire da dove inizia la storia di Kawhi in NBA. Per guardare dentro e percepire la base solida, sua, totalmente sua (prima di San Antonio) su cui ha costruito il suo non immaginabile, e perciò meraviglioso, miglioramento.

Ogni stagione migliorando, in ogni parte del gioco e – quindi – in ogni fotografia statistica qualcosa in più. Cresce il volume di gioco, cresce lo status, ormai prima punta. Possessi che pesano di più e che sono primo argomento del piano partita difensivo degli avversari, ma la percentuale non scende. La solidità è quella di sempre, come se niente fosse cambiato.

Miglioramento non significa avere solo più “numeri”. Significa avere movimenti e tiri sempre più sicuri. Lavoro e sicurezza. Sicurezza e volume di possessi. Sicurezza e sentirsi di osare sempre di più.

Se giochi con gli Spurs i tiri sono costruiti muovendo la palla, e un tiro da 2 sempre più sicuro, con rilascio veloce e più veloce, ti fa segnare il canestro vincente, nel modo – apparentemente – più semplice.

Guardare questi tiri da 3 e rileggere le percentuali del college, serve a capire come il miglioramento sia stato drammatico. In senso positivo però: velocità di rilascio, canestro per pareggiare e, poi, fantasia da sicurezza. Osare anche nella creatività, davvero non pensabile.

Un tiro oltre il sicuro. Il suo tiro. Potrà sembrare blasfemo, ma guardando questi tiri l’immaginazione porta a lui. Porta a MJ. Per la capacità di andare forte e di sapersi fermare e salire, non step-back, non sorpassando, ma solamente andando forte e togliendo il tempo al difensore di avere una reazione, trovando lo spazio e il tempo che lasciano senza risposta.

(Allenando la tecnica individuale, anche con i giocatori professionisti, ho sempre abbinato movimenti a nomi. Quel movimento era MJ. Beh adesso sarebbe Kawhi)

 

Il miglior difensore. Oltre i numeri…

2014- 2015. E 2015- 2016. Kawhi è stato nominato miglior difensore. Tutti d’accordo.

Due azioni per guardare la combinazione tra forza e rapidità, un muro mobile e attivo, con una volontà speciale. Di fronte Curry e Lebron.

Miglior difensore senza discussione. Guardando il Defensive Real Plus/minus è il primo, nemmeno il secondo. Il sesto e il nono nelle due stagioni della sua nomina.

E anche questa stagione per il defensive rating (cioè quanti punti segna la squadra avversario ogni 100 possessi quando Leonard è in campo) Kawhi non è tra i primi, anche considerando solo i giocatori che hanno giocato almeno 25 minuti di media.

Curioso? No. C’è piu di un motivo.

Si difende sempre in 5. E contro attaccanti di qualità infinita che prendono vantaggi da esecuzioni di squadra (blocchi e altrui penetrazioni) è indispensabile contare anche su energia ed efficienza degli altri. Ah si, perché lui oltre ad essere prima punta, è anche il miglior stopper degli Spurs.

Guardate qua.

Nella prima Kawhi forza a sinistra Derozan, la sua mano debole. Sorpassa anche il blocco, ma Gasol rimane troppo lontano. Nella seconda Leonard esclude ogni possibilità di ricezione del suo uomo, l’attacco prosegue e attacca la coppia Parker e Gasol.

Insomma. Se sei così forte in difesa la tua energia esalta la sfida con l’attaccante avversario più forte. E non puoi avere successo senza la stessa energia del tuo compagno. E ancora, se sei il miglior stopper la squadra avversaria sceglie di attaccare con gli altri, non con il tuo uomo. Vogliono giocare 4 contro 4, andando dove pensano di trovare punti deboli.

E allora le statistiche difensive non possono essere la fotografia dell’efficienza di un giocatore in quella metà campo.

Quindi non l’analisi non va fatta coi numeri, ma bisogna vedere quante partite sono state vinte con la sua difesa, quante volte ha abbassato il numero di tiri al giocatore che marcava, quello – di norma – col volume di tiri maggiore. Quante volte Pop lo ha mandato nell’ultimo quarto contro il miglior attaccante avversario per creare il sorpasso/allungo Spurs.

 

Bisogna avere tempo per incantare?

Mvp significa far provare un’emozione. Significa incantare ed essere ammirati. E’ necessario avere la palla in mano per un tempo sufficiente (e necessario) per far partire attenzione e reazione ?

In questo grafico 10 giocatori, potenziali candidati MVP 2016-17.

Numero di tocchi, quanti secondi e quanti palleggi per tocco.

Leonard è il giocatore con meno tocchi a partita, 54.2. E solo Kevin Durant la tiene e la palleggia meno (ed è qualcosa di meraviglioso).

Anche qui esistono motivi che aiutano a capire.

Il sistema Spurs, la qualità d’esecuzione Spurs, si basa sul muovere la palla. Movimento di palla che costruisce vantaggi. Il sistema Spurs distribuisce tocchi e di conseguenza produzione, quindi i numeri in questa stagione di KL fanno ancora di più spalancare gli occhi. Il suo cerchio è grande, il cerchio indica quanti punti produce ogni tocco, secondo solo a DeRozan.

Troppo poco tempo con la palla in mano per emozionare? No. Senza decori. Andando forte ad ogni possesso, e forte significa forte mentalmente, forte fisicamente, forte come continuità di energia. Forte.

In ogni situazione di gioco. Contro ogni avversario.

Un esempio. Isolamento in post basso. Contro Iguodala e Sefolasha, difensori eccellenti. Attaccando con forza, senza sprechi di tempo e di palleggi.

Emozionando.

Abbiamo analizzato i tocchi. Per essere MVP si deve avere anche (qualità di) tocco.

Beh, istintivamente subito viene da dire che Curry, Irving… ne hanno di più.

Forse, anzi si. Ma guardate qua.

 

MVP. Combinazione di statistiche complete nelle due metà campo?

Sempre gli stessi 10 giocatori. Tre dati, il PER (semplificando, la valutazione di quello che un giocatore produce nella partita, somma e sottrazione di azioni positive e negative, con adattamento attraverso criteri analitici-reali), il WS/48 (sempre semplificando, il contributo di un giocatore nelle vittorie per 48 minuti) e il Defensive Rating (lo abbiamo spiegato sopra). Combinati insieme. Chi sta più in altro a destra, avendo anche il cerchio più grande potrebbe essere…?

No. Non potrebbe essere l’MVP.

Avevamo iniziato con delle domande per provare a definire cosa significhi esattamente MVP.

Impossibile trovare una definizione o statistiche che ci portino ad una soluzione esatta.

Domande che mettono, però, sul foglio emozione e ammirazione, solidità nel volume di possessi, efficienza nelle due metà campo (prima punta & miglior stopper nella squadra dove primeggiare per individualità non è concetto amato), capacità di creare, presenza in the clutch, record della propria squadra.

Beh, Kawhi Leonard da San Diego State ci puoi stare. Da miglior difensore a MVP. Sarebbe una bella storia.

Emozioniamoci un po’ guardandolo qui.

 

i grafici sono a cura di Fabio Fantoni

 

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5 comments

  1. Da tifoso Spurs ( dove per “tifoso” intendo che sono uno di quelli che guarda le partite ovunque,sempre e comunque da anni a questa parte ) credo che alla ottima analisi dei dati sia accompagnata un’analisi qualitativa piena di luoghi comuni che il più delle volte vengono fatti da persone che oggettivamente han più sentito storie piuttosto che visto con i propri occhi.
    Massimo rispetto per chi ha scritto l’articolo, non è assolutamente mia intenzione mancare di rispetto, ma vorrei solo far notare che frasi come:
    “Il sistema Spurs che si basa sul muovere la palla” non si possono sentire poichè quel sistema è morto dalla stagione 2014-2015 , tuttavia quando si parla di “Sistema Spurs” il mondo italiano sembra perdere totalmente la razionalità.
    Kawhi negli ultimi due anni ha preso tiri sempre più complicati,sempre più slegati dal sistema, sempre meno aiutato dai compagni.
    La qualità dei tiri che prende a volte è tremendamente bassa, lui è un fenomeno nel realizzarli con percentuali alte ( citofonare Derozan per avere qualcuno ancora più bravo nella specialità ) , come se non bastasse gioca sempre più P&R ,quindi . . Fantastico esaltare il lavoro offensivo che sta facendo, sbagliato dare al sistema spurs un ruolo che non ha, sbagliatissimo non citare DIO Engelland .
    Concludo ripetendo che non è assolutamente mia intenzione offendere o criticare solo per il gusto di farlo, vorrei solo sdoganare alcuni falsi miti su tutto ciò che ruota intorno ai nero argento.
    Un Saluto

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